ARCHIVIOWhy Not, i danni collaterali: vite distrutte e 5 milioni spesi, ma intanto lui è diventato sindaco

admin04/10/2013
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De Magistris festeggia elezione in bandana

Why Not è solo la più famosa tra le indagini che resero gloria ed onori all’oggi sindaco di Napoli. Le altre due, Toghe Lucane e Poseidone, vivacchiano sotto mentite spoglie tra clonazioni ardite e infiniti faldoni. Grazie ad essa, ma soprattutto grazie al fatto gli fu tolta di mano dai superiori, Luigi De Magistris (nella foto durante i festeggiamenti per l’elezione) riuscì a capitalizzare una certa fama da schiena dritta nemica dei poteri forti, facendo il grande salto dalla toga alla poltrona. Quella politica: prima a Strasburgo come deputato europeo Idv e poi a Napoli come primo cittadino.

 

In mezzo c’è tutto l’universo descritto da Filippo Facci nel commento di fianco. Solo chi non conosce questo pezzo di storia ed ignora che a batter le mani all’ex pm furono praticamente tutti (a partire da Santoro, Travaglio e la stragrande maggioranza dei media locali e nazionali) non riesce a capacitarsi come sia stato possibile diventare sindaco della terza città italiana. E governarla nei modi che conosciamo.

Why Not è, tra mille altre cose, l’esempio scolastico di come funziona parte della giustizia: almeno la metà delle altre indagini, quelle famose e blasonate che giornaloni e tg raccontano, finirà come questa (rovinando quelle buone). Cioè nel nulla, ma non prima di aver devastato vite, patrimoni, famiglie, imprese, comunità intere o addirittura dando spallate esiziali ai governi, come nel caso di Prodi. Dicono che sia costata 9-10 milioni di euro: in realtà sono all’incirca 5 e, visti i risultati, assolutamente troppi.

A proposito di soldi: è stato trovato un centesimo del «fiume di danaro pubblico rubato dalla malapolitica»? Neppure uno. Un giorno, tra squilli di trombe e giornalisti in sollucchero, fu annunciata la scoperta del conto cifrato su cui confluivano i soldi rubati da Saladino: «Il nome in codice è Bellachioma» si disse, salvo scoprire che il «codice» altro non era che il cognome della moglie dell’imprenditore lametino. Intanto la sua vita è stata devastata, la sua e quella della sua famiglia. Come spesso accade. Soldi, spese generali, avvocati, periti, tecnici, consulenti, insomma un circuito infernale che i tanti De Magistris annidati nelle procure fanno sperimentare a troppi.

Come nel caso delle decine di vittime «eccellenti» derivate solo da Why Not (per le altre non basterebbe un intero giornale), tra cui i colleghi di De Magistris, i salernitani Nuzzi e Verasani o l’ex procuratore capo Apicella. Costoro per sposarne le incredibili tesi furono forse irretiti dall’appeal mediatico-giudiziario della contingenza e diedero così vita al più surreale scontro tra uffici giudiziari che la storia ricordi, quello tra Salerno e Catanzaro. «Una rissa che rende tutti colpevoli» sentenziò giustamente la Cassazione nel 2009.

Per non dire dell’imprenditrice Enza Bruno Bossio, oggi deputato Pd, per anni indicata come «lebbrosa» dalla società e dalla politica grazie a Why Not, salvo poi uscirne completamente pulita. A che prezzo?

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 4 ottobre 2013)

 

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