NAPOLI- Continua al Massimo napoletano lo stato di agitazione dei lavoratori contro i contenuti del ‘Valore Cultura’ in attesa della riunione del consiglio di amministrazione ‘dedicato’ della Fondazione, chiesto dal sovrintendente Rosanna Purchia (nella foto). Subito dopo il sindaco Luigi de Magistris, che della Fondazione e’ presidente, incontrera’ di lavoratori in assemblea permanente.
Quattrocentocinquanta euro al mese in media in meno in busta paga, un taglio dell’integrativo pari a 1,2 milioni all’anno sono tra i motivi della protesta delle maestranze del teatro di San Carlo che ha fatto saltare sabato scorso l’inaugurazione della stagione sinfonica alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
”Converrebbe trasformarci in cooperativa. Non si capisce perche’ non abbiano valutato gli emendamenti che rendevano opzionabile il taglio dell’integrativo se si era in grado di presentare un piano di rientro senza questa scure sui lavoratori e quello della mobilita’ solo per chi non e’ coinvolto nel processo creativo” spiega Claudio Guarino, tecnico di palco che fa parte delle Rsu. Rosario Natale, del coro, ribadisce: ”Diciamo no a chi scarica sul nostro stipendio l’incapacita’ di dirigere una Fondazione‘. Ai lavoratori il deputato Luisa Bossa (Pd) ha assicurato che presentera’ una interpellanza urgente al ministro Massimo Bray, per comprendere nel dettaglio il nodo dei conti del Massimo napoletano. Il teatro da cinque anni chiude infatti in pareggio il bilancio, ma e’ spesso in crisi di liquidita’ per un debito di con l’Enpals, risalente al passato, e per circa 20 milioni per prestazioni non incassate su fondi europei.