Abbiamo bisogno di spazio e di nuovi uffici. Manca il personale per far fronte alla domanda di giustizia dei cittadini. Bisogna formare il personale per affrontare la sfida che la criminalità organizzata ci lancia. La politica è insensibile alle nostre istanze e tende a volerci controllare. E così via. Esiste chi non abbia mai sentito un lamento simile, letto un’intervista a sindacalisti dell’Anm (Associazione nazionale magistrati) o anche a magistrati in generale durante la quale non si declinino le eterne doglianze in toga? Probabilmente no.
Così sembra essere la vicenda del nuovo tribunale di Aversa, il famoso “Napoli Nord” struttura pronta (diciamo) all’uso, inaugurata pochi giorni fa con i soliti frizzi e lazzi ma impossibilitata ad entrare in funzione per ragioni apparentemente contrapposte, ma l’una dipendente dall’altra all’interno del tipico universo del «tutti responsabili nessun responsabile». E cioè: di magistrati disposti a trasferirsi se ne sono presentati soltanto tre, su 30 posti disponibili; il Csm non ha ancora deciso chi dovrà essere il procuratore capo e il presidente del tribunale; in alcune aree della splendida struttura nuova, il Castello aragonese (foto dal web) manca ancora tutto, dalle scrivanie ai computer, dagli impiegati alle sedie.
«Situazione kafkiana» l’ha ribattezzata Francesco Caia, presidente dell’Ordine forense di Napoli, parlando con l’edizione locale di Repubblica. Insomma, siamo nel pieno della commedia dell’inaugurazione-taglio-del-nastro-con-foto-e-autorità-e-poi-più-nulla che da anni caratterizza la vita pubblica del Paese? Così pare. Circostanza, peraltro, verificatasi proprio 7 giorni fa con sindaci, assessori, procuratori generali, cancellieri, fotografi e cameraman «fiduciosi che alla data di partenza dell’unico tribunale nuovo previsto tutto andrà per il meglio». L’evocata data ufficiale sarebbe quella di dopodomani, venerdì 13 settembre: a meno di sorprese (mentre Libero va in stampa è ancora in corso una riunione ad hoc al ministero di giustizia) dell’ultim’ora tutto fa pensare che l’unica strada sarà un ennesimo rinvio. E addio alla sete di giustizia di un bacino d’utenza di circa un milione di persone.
Il bando per i posti liberi per 30 pm e 80 giudici è scaduto ieri: i tre pm che si sono offerti sarebbero privi dei requisiti per l’assegnazione. Ne deriva che, allo stato, il numero di sostituti procuratori disposti a prendere servizio ad Aversa, area calda per il crimine organizzato, sia pari a zero: ce ne sarebbero altri quattro in bilico, nel senso che avrebbero risposto all’appello urgente diramato negli ultimi giorni, quando cioè l’ennesima magra figura iniziava a materializzarsi in tutta la sua comica evidenza: non foss’altro per la montagna di giaculatorie sin qui eretta in tema di scarsità di mezzi e personale. E con i giudicanti? Idem. Soluzione? Salvo imprevisti, il procuratore generale Vittorio Martusciello (che a Repubblica-Napoli ha detto di «non nascondere di essere preoccupato») e il presidente della Corte d’appello Antonio Buonajuto avrebbero iniziato a firmare i provvedimenti di «applicazione» per la copertura delle prime caselle. In pratica, si tratterebbe di una sorta di atto d’imperio transitorio in attesa che al Csm si completi la lottizzazione che da sempre accompagna le nomine. C’è chi immagina la figura di un procuratore reggente in attesa che il meccanismo si sblocchi. Nel frattempo milioni di carte, faldoni, processi, diritti e doveri crescono e restano nel limbo: perché la politica c’entrerà pure con la sua «accidia» (anche se qui parliamo di una struttura nuova nonostante i tagli della riforma della geografia giudiziaria dell’ex ministro Severino, proseguita poi dalla Cancellieri) ma moltissimo dipende da ciò che si decide sullo scacchiere dell’Anm e, a cascata, del Csm. Il che significa lotta politica tra schieramenti e correnti, senza esclusione di colpi e retroscena.
C’è un equilibrio da gestire in regione ma in generale nel Paese, con pesi e bilanciamenti tra Unicost, Md, Mi, Area e battitori liberi (quelli che in genere non acchiappano nulla). Va coperta, ad esempio, la casella lasciata libera a Salerno dopo la promozione al vertice della Dna di Franco Roberti, così come altri uffici giudiziari sono ancora preda di (legittime) ambizioni e guerre intestine. Si pensi alla vicenda della procura di Nocera Inferiore e al suo background intersecante la famosa inchiesta sulla P3, che tutti si guardano bene dall’affrontare.
Se a tutto ciò -ed altro- si aggiunge anche uno stop dell’unica struttura che avrebbe potuto alleggerire la macchina giudiziaria campana, ecco che la faccenda non solo si complica ma, addirittura, si fa grave. E seria.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” dell’11 settembre 2013)