C’è una sentenza del Consiglio di Stato che impone al Csm di rimuovere l’attuale procuratore capo di un’importante procura meridionale per far posto ad un altro: ma non c’è foglia che si muova. Poi c’è un’informazione di garanzia per reati contro la pubblica amministrazione che, ancor prima d’esser firmata dal pm titolare delle indagini, gira per il paese e finisce nelle mani degli oppositori politici dei presunti rei e sulla stampa locale: silenzio di tomba anche qui. Infine c’è un magistrato che è sindaco e giudice in funzione contemporaneamente, in un’area di competenza che rende la cosa legittima solo per una manciata di chilometri: inutile dirlo, anche in questo caso non un titolo, un mugugno, un sopracciglio inarcato su «opportunità», «deontologia», «rispetto delle norme non scritte» e moralismi vari.
Stiamo parlando dei casi di Alfredo Greco, famoso magistrato campano -fu lui, tra le altre cose, a convincere Cutolo a collaborare con la giustizia salvo un fulmineo dietro-front ad un millimetro dal traguardo- fregato dal gioco delle correnti dell’Anm che continuano a fargli pagare la rottura col mondo sindacale. Non è un caso isolato, in Italia ce ne sono altri, questo è però tra i più eclatanti. Greco, in sintesi, attende da anni che il Csm lo insedi al posto di capo della procura di Nocera Inferiore (ufficio «caldo» tra Napoli e Salerno) dopo che una sentenza del Consiglio di stato ha decretato prendesse il posto del concorrente, Gianfranco Izzo: il quale, grazie ad un improvviso capovolgimento della decisione presa in commissione da parte del plenum, si aggiudicò l’ufficio. Ottimo magistrato anche lui ma militante dell’Anm e, dunque, del gioco di scambi di posti, incarichi ed altro tipico delle correnti sindacali in toga. Si aggiunga che di Izzo c’è chiara traccia nelle conversazioni intercettate nell’inchiesta sulla così detta “P3”, allorquando uno degli imputati brigava con il membro laico del Csm in quota Pd per fargli avere quel posto. Fu l’unico risultato portato a casa dalla famosa «cricca» che secondo la procura di Roma condizionava le nomine degli uffici giudiziari: per gli altri, neppure andati a segno, è successo di tutto, per questo qui neppure un tremolio. Misteri romani. Ora, mentre Greco attendeva che il Csm affrontasse la questione, da Vallo della Lucania spuntano due denunce che «macchiano» Greco appesantendone il cammino. Una per aver detto in dibattimento ad un avvocato «Lei è scorretto», l’altra per non aver provveduto ad ordinare la demolizione (che tra l’altro no spettava a lui) di un piccolo pergolato nel campo di un contadino. Accuse ovviamente naufragate ma non abbastanza in tempo da impedire che al Csm allargassero le braccia dicendo, all’ingrosso: «Ci dispiace, se non era per queste due cosine fastidiose avremmo eseguito la sentenza». Quindi, nonostante le archiviazioni-assoluzioni in queste due storie emerse -manco a farlo apposta- poco prima che Greco ottenesse quanto dovutogli in forza di una sentenza, anche qui tutto tace. Si vedrà ora con la partita del posto vacante lasciato libero dal nuovo procuratore antimafia Roberti a Salerno.
Nicola Marrone, invece, è il sindaco di Portici che si trova nell’imbarazzante situazione di un doppio ufficio pubblico ricoperto, essendo egli giudice in funzione nella vicina Torre Annunziata. Al Csm non si batte ciglio, forse si considera sufficiente la «legittimità» (che c’è, ovviamente) della candidatura e della carica piena in un’area dov’egli non è competente in quanto Portici è «sotto» Napoli: in campagna elettorale sostenne che non si sarebbe messo in aspettativa fino a quando alcuni processi non avrebbero visto la conclusione scampando il rischio prescrizione. Tenuto conto della velocità della giustizia, Marrone potrebbe fare anche più di due mandati a questo punto. Dal Csm non è arrivata una circolare, un comunicato stampa, una noticina, una dichiarazione: se un porticese, avversario politico oppure amico del sindaco-giudice Marrone, con casa a Torre A. compisse un abuso edilizio e finisse dinanzi a lui come se ne uscirebbe? Mistero. Per ora, di certo c’è solo che un unico soggetto è contemporaneamente primo cittadino e giudice, incassando, giocoforza, due stipendi niente male.
Infine, a Vallo della Lucania, in provincia di Salerno, un pm noto anche per una certa presenza sulla scena mediatica, Renato Martuscelli, si troverebbe nell’imbarazzante situazione di un atto non ancora da lui firmato, relativo ad un’indagine sulla giunta di San Giovanni a Piro (centrodestra), rinvenuto in giro per il paese prima della vidimazione formale. Un record italiano. Dalla denuncia presentata dagli indagati sarebbe emerso che a diffondere l’avviso di garanzia sarebbe stato un avvocato amico del pm e patrocinatore delle sue cause disciplinari al Csm, nonché storico oppositore della giunta indagata e legale dei consiglieri del Pd coinvolti nell’apparente «ricettazione». Dovrebbe essere già materia per la procura di Napoli, ma il Csm? Non pervenuto.
Peppe Rinaldi
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