Due le proposte di legge approvate oggi dalla giunta regionale della Campania in materia di rifiuti: riordino del servizio di gestione dei rifiuti urbani ed assimilati e adozione di misure straordinarie per la prevenzione e la lotta al fenomeno dell’abbandono e dei roghi di rifiuti. E tutto questo mentre è in corso lo “spazzatour”, voluto da una settantina di parlamentari del Movimento 5 Stelle per vedere da vicino come e’ stato gestito il ciclo dei rifiuti in Campania e quali siano i danni prodotti tra le province di Napoli e Caserta.
“E’ un punto di partenza sul riordino dell’intero ciclo”, spiega Giovanni Romano, assessore all’Ambiente che aggiunge: “si trasferisce ai Comuni la competenza esclusiva gestionale di tutte le parti del sistema, dal prelievo e trasporto dei rifiuti al loro smaltimento finale, cosi’ come ha stabilito definitivamente la normativa statale. Ma la delibera varata oggi rappresenta anche un passaggio fondamentale verso la tutela dei livelli occupazionali dei lavoratori dei Consorzi”.
”Si propone – dice Romano – di suddividere il territorio regionale in 7 Ambiti Territoriali Ottimali: 4 di questi ATO coincidono con i confini amministrativi delle Province di Avellino, Benevento, Salerno e Caserta. Per la provincia di Napoli, il cui bacino di utenza e’ nettamente piu’ vasto, in attesa della definizione dell’Area Metropolitana, e’ stata prevista la suddivisione del territorio in tre Ato, ognuno dei quali costituisce un bacino di circa un milione di abitanti. All’interno di ogni Ato e’ stata poi operata una ulteriore suddivisione in base alle peculiarita’ territoriali e sono stati individuati 35 Sistemi territoriali operativi (Sto), aree geografiche omogenee per quantitativi di rifiuti prodotti, densita’ abitativa, caratteristiche morfologiche e possibilita’ di utilizzo degli impianti. I Comuni, dunque, svolgeranno le funzioni di organizzazione del servizio loro attribuite dalla legge, in forma obbligatoriamente associata: tocchera’ alle Conferenze d’Ambito (enti di governo degli Ato) pianificare il servizio, attuarlo e determinare la tariffa. I Comuni dovranno rispettare una tempistica molto stringente per decidere l’adozione della soluzione organizzativa ritenuta piu’ idonea ed efficace”.
“E’ una ipotesi di legge regionale che, in coerenza con la normativa statale sulle competenze e sui servizi pubblici locali, lascia ai Comuni la massima liberta’ di organizzazione del ciclo, senza imporre modelli calati dall’alto e rispettando la forte eterogeneita’ territoriale della Regione. Occorre pero’ rispettare i tempi stabiliti per le decisioni e la conclusione dei processi amministrativi e, nello stesso tempo, rispettare gli obiettivi posti dalla legge in materia di raccolta differenziata, riduzione dei rifiuti, riutilizzo e miglioramento della qualita’ delle raccolte per ridurre le quantita’ da smaltire. Sotto questo punto di vista, l’autonomia decisionale dei sindaci deve necessariamente coniugarsi con il principio della responsabilita’ istituzionale considerato che i Comuni, per legge, sono gli unici soggetti preposti a gestire tutte le fasi del ciclo”, conclude l’assessore.