ARCHIVIOUltima spy story dal Vaticano: arrestato «monsignor 500»

admin29/06/2013
https://www.eolopress.it/index/wp-content/uploads/2013/06/spyfoto.jpg

spyfoto

C’è un ricco monsignore, un sottufficiale dei servizi segreti e un broker finanziario. Poi ci sono il Vaticano, gli «inconfessabili intrighi» dello Ior, facoltosi armatori ansiosi di recuperare il proprio danaro all’estero, un jet privato per il trasporto delle banconote, finti attentati in danno del solito magistrato e, sullo sfondo, un Papa deciso a rivoluzionare tutto. Infine, ci sono due procure che entrano a gamba tesa in una faccenda che già presenta i tratti dell’ennesima spy story sul collaudato binario dei rapporti tra nazioni, la Santa Sede e l’Italia. Di qui a immaginarla già definita, però, ne corre: siamo pur sempre in Italia dove le cose, soprattutto di questo genere, non sempre muoiono così come iniziarono. 

Per ora di certo c’è l’arresto, ordinato dalla procura di Roma, di mons. Nunzio Scarano, ex responsabile della contabilità analitica dell’Apsa (l’ente che amministra i beni della Santa Sede), di Giovanni Maria Zito, ex membro dell’Aisi (il servizio segreto interno) e di Giovanni Carenzio, broker finanziario. Le accuse contestate dal procuratore aggiunto di Roma Nello Rossi, accolte dal gip, sono: corruzione in concorso per i tre, calunnia per Scarano e truffa per Zito. Gli arrestati sono ora in galera a Regina Coeli (il monsignore) a Poggioreale (il broker) e a S.Maria Capua Vetere (l’ex carabiniere). Si conoscevano bene perché appartenenti tutti all’Ordine Costantiniano.

Secondo gli inquirenti c’era un piano per far rientrare in Italia 20 milioni in contanti: Scarano si sarebbe rivolto all’agente per il recupero di quelle somme depositate in Svizzera ed appartenenti -pare- ai fratelli D’Amico, armatori di origine salernitana e vecchi amici di quel prelato che fino al 1983 era stato funzionario alla Banca d’America e d’Italia di Salerno (poi ebbe la così detta vocazione adulta e si fece prete); Zito avrebbe affittato un aereo col quale trasportare il danaro prelevato a sua volta dal broker Carenzio dalla banca. Gli eventuali controlli doganali sarebbero così stati elusi. Era stato anche prenotato un militare per la scorta armata della valigetta con i soldi che avrebbe poi preso in consegna il sacerdote. Alla fine, pur avendo studiato tutto nei minimi dettagli, l’operazione salta e i rapporti fra i tre iniziano a logorarsi.

L’aereo fu affittato e stazionò pure sulla pista di Locarno per giorni ma i soldi non arrivarono: pare che ci fosse lo zampino dello stesso Carenzio che a luglio del 2012 fa una telefonata anonima (da un cellulare particolare di Zito) inventandosi un attentato a Capodichino contro il procuratore capo di Salerno Franco Roberti. Ovvio che l’aereo non si sia più mosso dalla Svizzera e che l’operazione andasse in fumo. Il magistrato nel (finto) mirino, manco a farlo apposta, è il capo della procura dove Scarano è indagato da circa 15 giorni per riciclaggio: è accusato di aver ripulito 560 mila euro attraverso donazioni fittizie da 10mila euro cadauna -di qui il concorso nel reato di 56 persone- ora al vaglio del pm.

Tornando al fatto principale, va specificato che l’ex 007 è indagato per truffa perché nei giorni dell’affanno per il rientro dei soldi risultava essere in malattia e non al lavoro; mentre mons. Scarano (da circa un mese sospeso da ogni incarico in Vaticano) è accusato di calunnia in quanto avrebbe denunciato lo smarrimento di un assegno di 200mila euro che invece aveva consegnato a Zito come saldo della sua «parcella» per i servizi resi, rimborso spese varie compreso (400mila già incassati).

La corruzione è invece scattata anche se il fatto non si è perfezionato: con la nuova normativa basta la promessa dell’utilità per configurare la fattispecie del reato. “Come con i pm di Salerno anche con quelli di Roma mons. Scarano chiarirà ogni cosa” dice l’avvocato difensore del prelato, Silverio Sica, che affianca il professor Coppi in una vicenda che si annuncia complicata. E che il tempo ci dirà quanto.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 29 giugno 2013)

admin

Leave a Reply