Lui si chiama Rino, al momento è sottoposto a «fermo» giudiziario ma non è stato né arrestato, né condannato. E’ solo «sotto sequestro» per disposizione dell’autorità giudiziaria di Nocera Inferiore (Sa). Il punto è che Rino è un cane, un pastore del Caucaso (nella foto un esemplare della razza) di quattro anni che da qualche giorno è in stato di «fermo» a seguito di un provvedimento cautelare.
Abbaiava troppo, disturbava la quiete del vicino dei proprietari del molossoide, una coppia di anziani di Sarno. Una vicenda classica: litigio condominiale, verbali, denunce, controdenunce, ispezioni e sopralluoghi dell’Asl, perizie fonometriche, certificati medici con perdita di tranquillità dei denuncianti del piano di sopra. Eppure tutti vivono a due passi dalla stazione ferroviaria che non è esattamente un’oasi di silenzio. Ma tant’è, cose che capitano ovunque.
Quel che capita meno è che un pm si periti di istruire il fascicolo, studiarlo e decidersi a chiedere al primo giudice terzo (il gip) il sequestro di un cane. E il pm l’ha pure trovato il gip disposto a seguire alle lettera il dettato legale. Rino -secondo legge- sarebbe equiparabile ad una «res», una cosa, un oggetto. Qualificazione giuridica discutibile e controversa, tra l’altro.
Tranne che per i due magistrati nocerini. Evidentemente. Ora la palla passerà al Riesame per deciderne il «dissequestro». E’ successo davvero.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 20 giugno 2013)