ARCHIVIOMonte dei Paschi di Siena senza pace: dipendente ruba 23 milioni di euro e li spende al gioco

admin09/06/2013
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Stavolta il Pd non c’entra nulla, né Mussari, né Ceccuzzi, neppure le cooperative toscane né, tantomeno, la massoneria. Almeno così pare. Sarà pure la banca rossa per antonomasia il Monte dei Paschi di Siena, ma il colore lo decide la vergogna nel fattaccio che andiamo a raccontare: nel senso che, farsi fregare sotto il naso qualcosa come ventitré milioni di euro da un factotum di filiale, seppur amministrativamente inquadrato come «addetto ai servizi vari e logistica dell’area sud-ovest» non dev’essere una bella sensazione per i vertici senesi. A meno che le cose stiano diversamente da come appaiono: e per questo servirà che la procura di Napoli faccia fino in fondo il lavoro già iniziato.

Stiamo parlando dell’indagine aperta dal pm Salvatore Scalera nei confronti di tal Remigio C., dichiaratamente affetto da ludopatia (cioè ha il vizio del gioco) al punto da gonfiare le spese dell’istituto fino a sottrarre dalla contabilità una cifra oggettivamente troppo alta: ventitré milioni, già finiti nel circuito di sale slot e centri scommesse, a botte anche di centomila euro al giorno. E’ quel che ha detto l’uomo quando i magistrati se lo sono trovati davanti accompagnato dai legali, gli avvocati Silvio e Fabio Fulgeri. Voleva vuotare il sacco ed è per questo che il sostituto procuratore che ha preso in carico la questione non ha fatto scattare le manette: almeno non ancora. 

In pratica il signor Remigio C. erodeva quotidianamente somme di danaro taroccando le note spese, le risorse per eventi straordinari ed improvvisi, e tutto quanto era possibile modificare. Appare evidente, però, che non potesse far tutto da solo, non foss’altro perché si tratta di cifre considerevoli che prima o poi saltano fuori.  Vero è che a giudicar da ciò che sarebbe successo a Siena tutto appare ormai possibile in tema di «distrazione» (intesa come attenzione che viene meno) ma nel caso napoletano la questione è di segno diverso. Infatti la procura ha trascinato nell’indagine altre quattro persone, pure dipendenti della banca, ritenute complici del factotum schiavo del gioco. Si tratta di Vincenzo N., Maria F., Giuseppe M. e Giocondo C. (non sono state divulgate le generalità complete): nelle loro tasche sarebbero finite soltanto alcune centinaia di migliaia di euro, il grosso invece è andato tutto in quelle di Remigio C. Anzi, era andato perché il malloppo pazientemente intascato con artifici e raggiri, è poi emigrato subito nel circuito del gioco d’azzardo.

Sono stati infatti iscritti nel registro degli indagati anche alcuni titolari di centri scommesse di Napoli, oltre ad una donna di origini venezuelane: avrebbero fatto confluire sul proprio conto corrente i proventi di alcune puntate fatte da Remigio C. Per tutti i sette indagati l’ipotesi di reato è associazione a delinquere e, a seconda dei casi specifici, truffa e riciclaggio. 

Una storia che non mancherà di far discutere ancora: ci sono profili, allo stato incomprensibili, che lascerebbero ipotizzare situazioni diverse rispetto ad una «banale» ludopatia. Ma lo si capirà nel corso degli sviluppi investigativi, se ci saranno. Per ora si sa soltanto che dall’Mps è possibile «succhiare» 23milioni e 468mila euro semplicemente gonfiando le spese. Sarà.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 9 giugno 2013)

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