ARCHIVIOAppalti per la Coppa America: il clan De Magistris finisce indagato

admin07/06/2013
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De Magistris fratelli

L’ultima volta che la procura di Napoli si interessò a quel che credeva succedesse a Palazzo San Giacomo è finita male. Anzi, malissimo: un uomo (l’assessore Nugnes) si impiccò, tutti gli indagati ed arrestati, dopo massicce dosi di sputtanamento, sono usciti lindi e pinti dall’inchiesta Global Service con un paio di assoluzioni consecutive. Un classico.

 

Oggi che si torna a gamba tesa nel palazzo, non si sa come andrà a finire, al massimo lo si può immaginare. Di certo c’è che, nonostante il trattamento degli indagati sia stato meno cruento rispetto al passato, la notizia della piccola cascata di avvisi di garanzia nei confronti dell’establishment di Napoli cambia la prospettiva. 

A finire nel mirino dei suoi ex colleghi sono Claudio De Magistris, di professione fratello del sindaco; Attilio Auricchio, capo di gabinetto del primo cittadino, ufficiale dei carabinieri fedelissimo di De Magistris (Luigi) sin dai tempi delle scorribande investigative catanzaresi, ed altresì noto per l’indagine napoletana detta “Calciopoli”; il presidente della Camera di Commercio di Napoli Maurizio Maddaloni; il presidente degli industrali napoletani Paolo Graziano e Mario Hubler, presidente della società di scopo “Acn” per la realizzazione dell’America’s Cup, già coinvolto nell’indagine sulla mista Bagnoli Futura. L’ipotesi accusatoria è di turbativa d’asta in concorso, relativamente all’organizzazione e alla gestione degli eventi legati alle gare internazionali di vela.

La pioggia di reazioni non s’è fatta attendere, soprattutto per il coinvolgimento del fratello del sindaco, quel Claudio De Magistris «consulente esterno del Comune a titolo gratuito». Nitto Palma, coordinatore Pdl in Campania, conferma il proprio garantismo pur sottolineando che, a parti rovesciate, le cose sarebbero andate diversamente. Vero. Ma è su Claudio che si addensano da tempo polemiche roventi, sia intra che extra moenia. Comprensibilmente, del resto, specie se si considera che -come si chiedono i ragazzi del think tank “Giovani in corsa”– non si capisce bene da dove tragga reddito per il proprio sostentamento, in particolare da quando ha lasciato l’incarico con l’Idv di Roma. Erano affari suoi fino a ieri, ora sono affari di tutti dopo l’ingresso sulla scena di accuse del genere.
C’è chi la chiama nemesi della storia pensando al Giggino che non si faceva scrupolo di fare esattamente (pure molto di più per la verità) le stesse cose quando indossava la toga. Lui si dice “colpito ma fiducioso, convinto della limpidezza dei miei collaboratori. C’è chi vuole fiaccarmi ma dovrà passare sul mio corpo”. Riflesso condizionato del complottista, un po’ come faceva con le sue mitiche indagini.

Tutto è nato dall’approfondimento svolto dal leader dell’opposizione di centro destra Gianni Lettieri: che, a differenza di quanto si diceva ieri, non ha presentato esposti ma solo messo nero su bianco su giornali e siti web alcune perplessità. E su questa pista si è poi inserita la procura. Lettieri un problema l’ha rilevato subito alla lettura del bando. Ha scritto sul suo sito: “Il comune di Napoli ha pubblicato il 4 marzo un bando di gara relativo al servizio di allestimento del Naples America’s Cup Village, dell’Area Tecnica e del Campus della Salute e attività di assistenza (Service) per le regate il cui termine di scadenza delle offerte è stato fissato  al 25 marzo. Dalla lettura del bando si evidenzia l’anomala previsione che riporto: data di scadenza delle domande di partecipazione 25 marzo; data di aggiudicazione 25 marzo; data consegna di una parte dei lavori 29 marzo”.

Oggettivamente, qualcosa di strano c’è in una procedura che prevede consegna delle domande e contestuale valutazione da farsi nel giro di qualche ora. De Magistris, al posto degli ex colleghi, avrebbe scatenato un pandemonio e sarebbe andato da Santoro. Ma tra lui e la procura di Napoli ormai è guerra, anche se non si può dire. Sono già tre le indagini sul Palazzo, lo stanno accerchiando e lui lo sa. Qualcuno ha detto che le toghe finiranno con lo sbranarsi a vicenda. Siamo all’inizio.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 7 giugno 2013)

* (foto di apertura da www.napolonline.org)

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