ARCHIVIOIn quattro anni il Pd ha triplicato gli stipendi

admin01/06/2013
https://www.eolopress.it/index/wp-content/uploads/2013/06/Pd_nazionale_interno_sede.jpg

 Pd nazionale interno sede

 E’ forse un po’ tardi dire che “i nostri dipendenti hanno il diritto di essere trattati come tutti i lavoratori italiani”: fatto sta che Antonio Misiani, tesoriere Pd in crescente affanno per conti che si ostinano a non voler tornare, ha detto proprio così ieri con a Lettera43.it.

Un po’ tardi perché ci sarebbero, eventualmente, da sistemare le procedure contributive e previdenziali che nel corso degli anni hanno regolato quel genere di lavoro: vale a dire, nessuna o scarsa «vivacità» contributiva sanata nel prosieguo degli anni con leggi ad hoc. Cosa che alla stragrande maggioranza dei lavoratori italiani, a onor del vero, non sembra sia consentita. Ma tant’è, ormai la frittata dell’abolizione del finanziamento pubblico è fatta e i 180 dipendenti del Pd possono iniziare a preoccuparsi seriamente per il proprio futuro: se non sarà Cig (Cassa integrazione in deroga) non si capisce cos’altro possa ammortizzare la perdita dell’impiego all’interno dell’ibrido sorto dalla fusione tra ex comunisti e pezzi dell’ex Dc.

La notizia nuova è che il Pd nel volgere di tre anni ha registrato un incremento della voce «costi del personale» manco si trattasse di una tra le peggiori Aziende sanitarie locali sparse sul territorio italiano. Si è passati dai 3 milioni del 2008 ai 9,5 milioni del 2011, per uscite complessive delle spese per i dipendenti Pd volate da 4 a 12,8 milioni. C’è sempre stato il finanziamento pubblico, pardòn, il «rimborso elettorale» che, in un certo senso, garantiva la copertura di quella e di molte altre voci di spesa: non sempre i conti tornavano però, basti calcolare quante vertenze sono aperte qua e là sul territorio italiano tra le federazioni provinciali o le sezioni locali (un tempo si chiamavano «Unità di base») e i proprietari degli immobili fittati per le sedi (la storia più «divertente» è la querelle giudiziaria di Salerno, recentemente composta, in cui l’immobiliare “Gramsci srl” ha sfrattato il partito per incancrenita morosità) oppure quelle di lavoro per funzionari non pagati, Enel da rimborsare, decreti ingiuntivi a pioggia. Cose che capitano a tutti, sia chiaro.

Ora, che i soldi necessari per i dipendenti Pd siano schizzati così in alto si spiega col fatto che c’è stata la fusione (il famoso «amalgama mal riuscito» di dalemiana memoria) tra Ds e Margherita: che, se da un lato ha comportato la gestione separata dei forzieri col denaro sonante all’interno, dall’altro ha determinato la necessità dell’assunzione dei circa 50 lavoratori della Margherita.

“I 200 milioni di euro ottenuti nel triennio” -aggiunge Misiani- “li abbiamo usati per fare politica e le campagne elettorali”. Una barca di soldi, certo, che la dice lunga sulla necessità di ordinare una volta per tutte una materia che negli altri paesi democratici è disciplinata senza le ambiguità e le ipocrisie tipicamente italiane. “Potrei optare per i contratti di solidarietà” -conclude- ma non mi pare la soluzione ideale prospettare la riduzione dell’orario di lavoro perché ciò significherebbe anche una riduzione di stipendio”. Non gli sembra la soluzione ideale, dice.

In genere non lo sembra a nessuno ma si fa ovunque sia possibile. Resta da capire perché col Pd la formula non andrebbe bene.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” dell’1 giugno 2013)

admin

Leave a Reply