Se è stato possibile assistere all’oscenità di un tredicenne che, come un giovane pioniere togliattiano, viene caricato sul palco del Palasharp di Milano tra gli applausi degli Eco e degli Zagrebelsky per fargli ripetere la dottrina anti-Cav imparata a casa, diventa possibile pure che una insegnante perda il controllo dinanzi ad un alunno che indossa una T-shirt con l’immagine di Berlusconi stampata. E che lo perda fino al punto da costringerlo a spogliarsi pubblicamente per mutarne il verso, rimanendo in classe con la maglietta rovesciata: tra inesorabili risolini dei compagni ma non senza punte di smarrimento e paura. E’ quanto si è verificato il 9 maggio nell’istituto per geometri di Casagiove (Ce) “M. Buonarroti”. Una storia che disegna e sintetizza meglio di tante altre il clima che si respira in Italia.
Carmine (nome di fantasia per tutelare il minore), 16 anni, era a scuola come tutte le mattine, in corso c’era la lezione di inglese. Bianca Farina, la docente, lo guarda, lo studia e a un tratto sbrocca: «Togliti quella maglietta, esci fuori, ti ammazzerei a te e Berlusconi». Nientedimeno. Carmine, comprensibilmente scioccato dalla virulenta reazione della prof, arrossisce, prova a ribellarsi ma alla fine è costretto ad eseguire l’ordine: si spoglia fuori dall’aula in presenza di altri studenti e di personale scolastico vario, poi rientra in classe. La frittata è fatta, come mai s’è sentito sia avvenuto con i milioni di T-shirt con il Che e le falci&martello varie.
Non sappiamo se la prof sia una di quelle che salivano sui tetti per protestare contro la riforma Gelmini, quando si tentò di metter mano nel guazzabuglio della scuola a misura di docente, ma di sicuro la descrivono abbastanza severa, non troppo incline all’elasticità: la qual cosa non è in sé un male, anzi, se non fosse per il corollario dell’episodio, già sfociato in carte bollate, tribunali, indagini interne ed esterne alla scuola. Sì, perché la famiglia ha deciso di rivolgersi ai carabinieri per querelare la prof anti-Cav. Si vedrà più in là se i magistrati troveranno elementi per procedere. Ora, al di là del merito tecnico-giuridico, resta tutta la singolarità della vicenda.
La preside del Buonarroti, Antonia Di Pippo, ha già detto di aver avviato un’inchiesta per appurare le responsabilità e che entro il 10 giugno si farà chiarezza. «Non mi risulta che la prof si interessi di politica» ha aggiunto ieri sotto il fuoco incrociato dei media: il che non vuol dire che non abbia un suo modo di pensare e di immaginare le libertà altrui. L’immagine sulla maglietta raffigura il Cav intento in un curioso gesto a triangolo delle dita che si presta a interpretazioni maliziose. Sotto una didascalia con su scritto «I am the illuminated» (Sono l’Illuminato, ndr). Che cosa abbia scatenato, in particolare, l’insegnate non è dato sapere. Di certo c’è la telefonata della prof alla mamma del ragazzo il giorno stesso del fattaccio: «Ma come fa andare in giro vestito suo figlio?». Ovvio che la cosa non sposta di una virgola il problema, specie se si considera che la docente avrebbe aggiunto un esagerato «Impiccherei te e Berlusconi» rivolto a Carmine.
Danilo D’Angelo, riferimento del Pdl a Casagiove, che conosce bene la famiglia, ha diramato una nota durissima: «E’ un caso che ci fa pensare molto e rabbrividire: cercare di manipolare e gestire la mente di un sedicenne è plagio. Più grave è la mancanza di rispetto che l’educatrice dovrebbe insegnare agli alunni, futuri protagonisti di questa terra. Ha sfruttato il ruolo rivestito all’interno della Pubblica Amministrazione per denigrare un uomo di largo spessore politico, presidente del mio partito».
Gli ha fatto subito eco l’ex Guardasigilli Nitto Palma, il primo ad intervenire sulla vicenda, che a Libero dice: «Il clima si è fatto pesante, l’antagonismo politico ha raggiunto livelli inaccettabili: tra adulti, in un certo senso, si può tollerare ma che si scarichi tutto su un ragazzino, nel contesto della scuola pubblica tra l’altro, è il segno di un vero e proprio impazzimento. Mi auguro che la ovvia ispezione del Ministero che ne seguirà faccia definitivamente chiarezza».
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 23 maggio 2013)