ARCHIVIOInnocenti in galera: in Sicilia gli errori dei magistrati ci sono costati 50 milioni dal 2005

admin03/05/2013
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Innocente in galera

Ora che abbiamo appreso ufficialmente che i magistrati italiani, indipendentemente dalle capacità e dai risultati, non dovranno rinunciare alla decurtazione dello stipendio chiesta a tutte le categorie di dipendenti pubblici, arrivando ad incassare fino a 8mila euro all’anno in più, siamo tutti più tranquilli: gli effetti della vittoria del loro ricorso alla Consulta contro la decurtazione del 5% degli emolumenti voluta da Tremonti, sono divenuti efficaci e, dunque, via con la remissione delle spettanze dovute. Con effetto retroattivo.

 

Una bella botta per le casse dello stato, sulla cui salute è inutile ora attardarsi. E questa è una notizia. L’altra, invece, ha sempre a che vedere con le conseguenze delle azioni giudiziarie sull’erario, seppur in via indiretta. Parliamo del costo dei risarcimenti per ingiusta detenzione a causa di errori, omissioni e decisioni sbagliate. Storia nota, da cui discendono ulteriori «condanne» inflitte dall’Ue ma che, a quanto pare, non è in cima alla classifica del dibattito pubblico. Eppure parliamo di una mole di danaro significativa scaricata sulla cittadinanza: un andazzo simmetrico al regime di «irresponsabilità» dei magistrati negligenti, incapaci e/o scarsamente attrezzati, al di là della fisiologia dell’errore umano. 

A marzo “Il Giornale di Sicilia”, realizzò un eloquente servizio di approfondimento sul tema (ripreso poi dal sito “www.errorigiudiziari.com”) con riferimento alla sola isola: la stessa dove un originale neo governatore stava per sistemare ai vertici dell’esattoria regionale l’ennesimo magistrato, ove mai non ce ne fossero abbastanza nelle stanze del potere pubblico. 

La Repubblica italiana ha sborsato dal 2005 ad oggi per la Sicilia, cioè in appena 7 anni e mezzo, qualcosa come 50 milioni di euro (forse suona meglio dire 100 miliardi di vecchie lire) per risarcire le vittime di carcerazioni ingiuste: in tutto 1500 ricorsi vinti che hanno obbligato il ministero dell’economia all’esborso dei quattrini. Sono cifre importanti, enormi in sé considerando che parliamo di una sola regione (che incide per il 15% del totale pagato dall’Italia intera) ed ancora più grandi per ciò che implicano, cioè innocenti in galera.

Ogni anno versiamo mediamente 6,3 milioni per mettere una pezza agli errori dei magistrati siciliani che hanno incarcerato il cittadino sbagliato: in tutto sono 192 casi su 365 giorni, per una media di 32mila euro per ciascuna delle vittime. Detta così colpisce sicuramente: fa però più effetto ancora se consideriamo che quelle cifre indicano che ogni 1,9 giorni i magistrati hanno compiuto errori.

Ma dov’è che si sbaglia di più? Catania e Palermo si dividono il maggior numero di casi liquidati: 70 ognuna, la maggior parte nel secondo semestre dell’anno. Il ministero ha dovuto erogare dei risarcimenti più alti per i casi palermitani (oltre 38 mila euro a cittadino). A Caltanissetta, invece, si registra la media più alta: 49,5 mila euro su soli 23 casi, evidentemente molto gravi. Il 2007 è stato l’anno in cui si è avuto il minor numero di liquidazioni (118 per 3 milioni), mentre il 2005 ha visto il picco più alto (270 per 8,2 milioni).

Se la richiesta di Giuseppe Gulotta, in carcere 22 anni per un duplice omicidio commesso da altri, dovesse essere accolta, le medie schizzerebbero alle stelle: il povero disgraziato ha chiesto 69 milioni per il tempo trascorso in galera. Che, forse, neppure basteranno a ridargli la sua vita. 

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 3 maggio 2013)

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