«Finirà che vostra moglie fuggirà con la cameriera». Amintore Fanfani è stato uno che vedeva lontano e quando si trattò di lottare per il referendum sul divorzio tentò in ogni modo di arginare l’ondata che poi ci fu. Quanto alle materie così dette «di genere» probabilmente c’è andato vicino, ma chissà se avrebbe immaginato che un giorno i figli sarebbero stati strappati ai genitori divorziati a causa della “Pas”, la sindrome da alienazione parentale che spinge a fare il lavaggio del cervello alla prole convincendola della cattiveria di uno dei due.
Non solo: ma chissà se il vecchio statista italiano avrebbe immaginato (o forse si?) le conseguenze nella vita delle persone causate dalle decisioni giudiziarie in materia.
Succede che a Battipaglia, provincia di Salerno, due piccoli di 8 e 7 anni, siano stati tolti alla madre con modalità che ricordano da vicino il caso del piccolo Leo di Cittadella (nella foto un frame del famoso video in cui il bambino viene prelevato dagli agenti). L’ha raccontato ieri Gabriele Bojano sul Corriere del Mezzogiorno, e più si approfondisce e più la storia si fa complicata: non foss’altro perché, non solo c’è la tragedia in sé per la famiglia, ma pure due decisioni di organi giudiziari che si sovrappongono tra loro.
Ma vediamo come sono andate le cose, precisando che il contesto in cui sono maturate è fuori dal cliché abituale del degrado: la madre, infatti, è un’insegnante.
Dopo aver atteso l’uscita da scuola dei bambini, due auto della Polizia seguono la madre e la nonna che erano andati a prenderli. Giunti in un posto lontano dalla folla, le due vetture bloccano il mezzo con a bordo i bambini: scendono alcuni agenti in borghese, tra cui due donne qualificatesi come assistente sociale e psicologa, sventagliando un foglio con l’intimazione del giudice del tribunale dei minori che ordinava il prelevamento dei bambini per la sistemazione in una casa famiglia di Salerno. Facile immaginare il panico, le urla, la resistenza delle due donne, il pianto dei bambini e la drammaticità di una trattativa inesorabile. Tutto aggravato dal fatto che, per la tradizionale efficienza del sistema giudiziario, la notifica dell’ordine non era ancora stata fatta alla donna, né al suo avvocato. I telefonini si fanno di fuoco per capire cosa stesse succedendo e come comportarsi: alla fine la donna è costretta a cedere. Nei prossimi giorni uno dei due bambini avrebbe pure compiuto gli anni, un compleanno diverso dagli altri, lontano (e lontani) da mamma e/o papà. In tarda serata, ad esecuzione già avvenuta, giungerà la notifica al legale della donna.
La vicenda potrebbe chiudersi anche qui se non fosse che, contemporaneamente, la procura della repubblica ha messo sotto indagine il papà per presunti abusi sessuali in danno proprio dei figli. Dopo un periodo trascorso con lui, al rientro dalla mamma, pare abbiano iniziato a raccontare cose strane, dicendo di non voler più tornare a stare col papà: «Facevamo il gioco del sottosopra…ci tirava i capelli e il pisellino…» avrebbero riferito.
Di qui l’inchiesta per abuso sessuale su minori, in un contesto tecnicamente schizofrenico dove da un lato c’è un tribunale che decide la perdita della potestà genitoriale della mamma per la famosa Pas e, dall’altro, una procura che indaga sul padre successivamente ad un racconto che, a questo punto, non si capisce quanto possa esser stato determinato proprio da questa nuova patologia.
Insomma, la «tempesta perfetta» secondo il neologismo di ambito politico che intende fotografare la peggiore delle situazioni in cui ci si possa trovare. Inutile dire chi pagherà il prezzo maggiore di questa pazzesca vicenda, in un certo senso tutta italiana.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 17 marzo 2013)