ARCHIVIOSaldi invernali, chiusura col segno meno: crollo peggiore dell’anno scorso, la media è -10%

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saldi invernali

”La verita’ e’ che qui il mercato e’ morto”. E’ lapidario il presidente di Federmoda Italia Renato Borghi nel tracciare il bilancio di un nuovo anno horribilis per il settore dell’abbigliamento e calzature, al termine del periodo dei saldi invernali 2013, che chiudono oggi in molte citta’ italiane segnando un drammatico -10% medio.

 

Una flessione del volume d’affari peggiorativa rispetto al -6,5% dei saldi 2012, con lo scontrino medio inchiodato a 92 euro, in calo rispetto ai 120 euro di spesa a famiglia per i saldi dell’anno scorso. Una crisi cominciata nel 2009 per il settore e di cui non si vede la fine, dice Borghi.

Dopo il calo di Natale, nemmeno i supersconti sono serviti a rianimare i consumi, afferma a sua volta la Fismo-Confesercenti che nelle piazze di Milano e Roma ha registrato un calo delle vendite del 20%, nonostante sconto oltre il 40% proposti dai comercianti. Ne’ alcuni risultati migliori in alcune regioni, come Liguria e Toscana, hanno fatto alzare l’asticella che segna irrimediabilmente ”bilancio disastroso”.

Si sono salvati solo gli accessori moda con un +1,4%. segnala Federazione Moda Italia, giu’ del 6,7% invece gli articoli sportivi, -8,8% tessile casa, – 11,7% abbigliamento, -15,6% calzature. -16,4% pelletteria, pellicceria.

I dati di Federmoda Italia coincidono con quelli dell’osservatorio acquisti di Cartasi’, e segnalano cali fino al 18-20% in regioni del Sud, come Campania e Sardegna, con un totale medio che sfiora -12%. Nessun segno piu’, meglio di tutti va ai negozianti trentini che tengono con un -0,4%. Ma il Lazio segna -15,2%, Lombardia -10,2%, Piemonte -12,7%, Umbria sfiora – 14 punti percentuali.

Borghi non nasconde una ”forte preoccupazione tra gli operatori, nessun segnale di miglioramento all’orizzonte, tutto questo – dice – mentre c’e’ un’ulteriore stretta del credito. Pagare l’autunno-inverno ai fornitori sara’ un’impresa e ci sara’ un’accelerazione del numero delle aziende che chiudono. Il credito non c’e’ e quando c’e’ costa molta di prima”.

”Segnali di cambiamenti potrebbero esserci – prosegue il presidente Federmoda – se migliora il clima di fiducia delle famiglie, e una volta fatto governo, qualunque esso sia, i primi punti devono essere il taglio della pressione fiscale sulle famiglie e via lo sciagurato aumento Iva”. ”Visionaria” poi la liberalizzazione degli orari che ”distrugge il pluralismo: sul mercato resisteranno solo i grandi gruppi”.

Redazione Eolopress

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