ARCHIVIOMussari e Ceccuzzi indagati per il crac Amato

admin23/02/2013
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Mussari-Ceccuzzi

Era nell’aria da tempo ma soltanto da poche ore la notizia ha assunto il crisma dell’ufficialità: Giuseppe Mussari,(foto a sinistra) ex leader dei banchieri italiani ed ex presidente del Monte dei Paschi di Siena, è formalmente indagato nell’inchiesta sul clamoroso crac dello storico pastificio “Amato” (già sponsor della nazionale italiana di calcio), un buco stimato circa cento milioni di euro dalla procura di Salerno.

 

Il pm Vincenzo Senatore gli ha notificato il rituale avviso di garanzia per concorso in bancarotta fraudolenta per dissipazione. Insieme a lui l’ex sindaco Pd di Siena, Franco Ceccuzzi (foto a destra) l’ex direttore generale Mps Marco Morelli e l’ex presidente della Commissione Finanze della Camera durante il governo Prodi, Paolo Del Mese. Dovranno tutti presentarsi in procura il 28 febbraio, eccezion fatta per Del Mese, detenuto in carcere per il reato principale nonostante difficili condizioni di salute, il quale sarà interrogato due giorni prima.

Mussari & C., in pratica, avrebbero concesso un finanziamento di circa 20 milioni ad una delle società del gruppo Amato, nonostante questo risultasse decotto da tempo e non finanziabile. In cambio, grazie al ruolo di Del Mese in commissione, gli ex vertici bancari avrebbero ottenuto sgravi fiscali per le contrade senesi.

Nel mirino degli inquirenti pure una cena del settembre 2006 svoltasi nella villa amalfitana degli Amato alla quale parteciparono Mussari, Del Mese, alcuni tra gli Amato e il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca (che non è indagato). Nelle pieghe dell’intricata vicenda, come spesso accade, sono spuntati verbali di interrogatorio resi da alcuni indagati nel filone principale, in cui si  parla di cospicue movimentazioni finanziarie tra l’Italia e il Lussemburgo su presunti conti correnti intestati al figlio di De Luca, Piero. Della qual cosa, però, pare non vi sia nessuna traccia significativa sotto il profilo investigativo.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 23 febbraio 2013)

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