Alfredo Greco (foto in basso a sinistra) noto magistrato salernitano, è stato definitivamente cancellato dalla corsa: non potrà fare il capo della procura di Nocera Inferiore, lì deve rimanere l’attuale procuratore Gianfranco Izzo (foto in basso a destra). Fine della storia. L’ha «detto» anche Paola Severino, ministro della Giustizia, che sulla pratica contestata non ha dato il suo «concerto», cioè il lasciapassare tecnico che ratifica le decisioni sulle funzioni e sugli uffici che le toghe devono ricoprire.
Sembrerebbe una delle tante vicende che accompagnano la vita delle professioni, un esempio dell’altalena dondolante sulla scacchiera delle nomine, dove c’è chi vince e chi perde, chi gioca sporco e chi no, chi fa il furbo e chi meno, chi è più bravo e meno bravo. Sembrerebbe, appunto, perché a raccontarla tutta questa storia assume il connotato di un «delitto perfetto», seppur appeso alle corde della formale legittimità di ogni passaggio.
Il caso di Greco non è il primo, non è il solo e di certo non sarà l’ultimo. Se noi giornalisti ponessimo attenzione a ciò che accade nell’universo togato in misura analoga a quella che mettiamo quando si tratta di crocifiggere politici o altri, probabilmente ne verrebbe fuori un quadro diverso della realtà. Ma questa è un’altra storia. Partiamo dal peccato originale: Greco non ha più la tessera dell’Anm, il sindacato che ha in mano vita, opere e carriere di ogni magistrato. Aveva anni fa quella di Unicost, poi la stracciò sbattendo la porta. Cose che capitano. Ma fu il momento in cui probabilmente il suo destino venne segnato. Il sindacato condiziona da sempre le scelte del Csm, specie la “corrente dei pm”: si commerciano posti, incarichi e funzioni a seconda degli equilibri politici del momento. Uno a te di Md, un altro a te di Area, poi un paio a Mi, un altro paio a Unicost e Movimento per la Giustizia, etc: insomma al Csm fanno esattamente le stesse cose che fanno i politici con la differenza che, in questo caso, non lo si può dire apertamente.
Quattro anni fa, tra i tanti, c’era da coprire il posto della procura di Nocera. I contendenti erano Greco e l’attuale procuratore capo Izzo, stimato magistrato di Cassino. La Commissione incarichi direttivi dell’epoca vede Greco prevalere a maggioranza: due voti per Izzo e tre per lui. Ma quando l’esito giunge al plenum dell’aula per la definitiva votazione, il tavolo viene rovesciato e, nonostante Greco avesse punteggi migliori rispetto all’antagonista (merito, anzianità, esperienza, conoscenza del territorio) gli fu preferito Izzo. Non restava che rivolgersi alla giustizia amministrativa. E così fu: Greco va al Tar ma il tribunale conferma la delibera ammettendo una delle motivazioni addotte dallo stesso Csm: «Greco era stato sottoposto ad un procedimento disciplinare dal quale però era stato assolto». Garantisti, no? Se uno viene assolto viene assolto, altrimenti è colpevole: evidentemente ai magistrati è consentito anche ribaltare logica e significato dei termini. Mentre tutto ciò avviene, scoppia il famoso scandalo della «P3» dove, al di là della vicenda del dossier su Caldoro e l’affaire del fotovoltaico in Sardegna (erano coinvolti anche Denis Verdini, Dell’Utri e altri), la procura di Roma aveva individuato una strana manovra sul Csm per l’assegnazione delle poltrone. Nell’ordinanza è contenuta un’intercettazione in cui l’ex sindaco di Cervinara (Av) Pasqualino Lombardi parla con Celestina Tinelli, membro laico del Csm in quota Pd. Lombardi preme per far assegnare la procura di Nocera ad Izzo, la Tinelli replica: «Non te lo posso garantire,vedremo».
Alla fine Izzo andrà esattamente dove le presunte pressioni della cricca volevano. Per molto meno è successo il finimondo: manette, avvisi di garanzia, sputtanamento mediatico, etc. Stavolta niente.
La circostanza, comprensibilmente, viene rappresentata nel ricorso che Greco affiderà alla perizia dell’avvocato Lorenzo Lentini: infatti il Consiglio di Stato ribalta tutto, annulla la decisione del Tar ed ordina che al posto di Izzo debba andarci Greco. La sentenza (la n. 281 dell’11/10/2011, depositata il 23/01/2012) è chiara: il Csm ha «sistematicamente obliterato» i titoli di Greco, le relazioni sui candidati erano frutto di una sorta di copia e incolla di altre, segno che i curriculum manco li avevano considerati. E se non li avevano considerati, giocoforza dovevano esserci altre ragioni. E’ fatta allora? In un paese normale sarebbe andata così, cioè nel volgere di qualche settimana ci sarebbe dovuto essere il passaggio di consegne. E invece? Invece niente, passa addirittura un anno senza che il Csm esegua quanto disposto da una sentenza dello stato. Un normale cittadino viene arrestato e sbattuto in galera se non è conseguente al giudicato di una sentenza: forse il Csm gode di extraterritorialità. In un anno la vicenda sarebbe stata messa all’ordine del giorno dei consigli superiori un paio di volte ma non si è mai riusciti ad arrivare alla discussione. Strano o meno, è un fatto.
Così come è un fatto l’altrettanto strana circostanza che nei 12 mesi in cui si attendeva che il Csm desse seguito alla sentenza, siano spuntati fuori nei confronti di Greco un paio di procedimenti disciplinari e addirittura un procedimento penale. Senza scendere nel merito delle contestazioni (basti sapere che Greco ha dovuto difendersi in tribunale e dinanzi alla Disciplinare del Csm per aver dato, durante un’udienza, dello «scorretto» ad un avvocato!) va aggiunto che pure in questi tre nuovi casi è stato assolto.
Rimessa la questione all’odg del Csm sulla base delle recenti acquisizioni, la scena si ripete: Greco vanta titoli maggiori e bla bla bla, ma, purtroppo, ci dispiace, se non ci fossero stati questi tre procedimenti il posto sarebbe stato suo, quindi Izzo resta dov’è. Paola Severino, dinanzi a ciò, certo non poteva fare diversamente: e sarebbe, pare, la prima volta che accade una cosa del genere.
Se abbiamo capito bene funziona così: non importa che tipo di ombra ci possa essere sul tuo curriculum (nel caso di Izzo, la presunta raccomandazione ricevuta da una presunta associazione a delinquere), l’importante è che tu rappresenti un pezzo del nostro sistema. Se invece non lo rappresenti, anche l’aver dato dello «scorretto» ad un avvocato può significare la fine del tuo sogno. E chissà, a questo punto, pure di una carriera lunga ed onorata come quella del magistrato Alfredo Greco.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Roma” del 9 febbraio 2013)