Per anni l’opinione pubblica ha pensato che la sindrome da gioco d’azzardo compulsivo fosse un concetto astratto, una specie di mania che affligge i ricchi annoiati o chi non ha più nulla da chiedere alla vita. In realtà, diversi studi hanno dimostrato come questo impulso irrefrenabile a giocare d’azzardo sia una malattia, anzi, una vera e propria piaga di cui soffrirebbe addirittura il 4% della popolazione mondiale. Si chiama ludopatia, patologia che in Italia interessa circa un milione e cinquecentomila abitanti.
Ma il muro che pareva essersi innalzato definitivamente sulla ludopatia è finalmente caduto, quando questa malattia è stata inserita nei Livelli Essenziali di Assistenza dal Ministro della Sanità, Renato Balduzzi. Un riconoscimento importante per la ludopatia e soprattutto per coloro che ne soffrono, i quali avranno la possibilità di rivolgersi direttamente alle strutture pubbliche per avere tutto il conforto e l’aiuto che necessitano.
Il proliferare dei giochi d’azzardo negli ultimi anni ha contribuito sicuramente a una presa di coscienza del problema, che ha un impatto sociale devastante nelle vite di chi ne è afflitto, ma anche delle persone che gravitano attorno al soggetto. In particolare, i giochi online che ultimamente hanno invaso il mercato (poker online e casinò online su tutti) hanno aumentato esponenzialmente l’offerta, e con essa anche i rischi legati alla ludopatia.
Curiosamente, però, proprio i giochi online sono quelli maggiormente controllati e dotati di meccanismi di auto-controllo. Come ad esempio la possibilità nelle poker room di indicare i limiti di spesa quotidiani, o di escludersi automaticamente dal gioco per un periodo di tempo più o meno lungo (anche infinito, volendo).
Inoltre, il gioco d’azzardo online è praticamente l’unico che permette, spesso, di giocare senza spendere nemmeno un centesimo. È il caso dei poker bonus delle sale da gioco virtuali, cifre magari non altissime, che però sono molto utili a chi vuole fare pratica o a chi vuole cominciare a giocare senza investire il proprio denaro.