GIUSTIZIAOmissisIl caso Eboli: la mazzetta dell’ingegnere e il dirigente pressato

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Comincia a delinearsi meglio il quadro dei fatti e delle accuse contestate al sindaco ri-uscente Massimo Cariello. Tralasciando, per ora, la parte relativa ai concorsi pubblici truccati per favorire persone di suo gradimento o interesse, la sostanza vera delle cose rimanda sempre al danaro, al giro di soldi, alla corruzione. Per esempio, c’è una specifica circostanza che fotografa alcuni fatti abbastanza eloquenti. I protagonisti sono Massimo Cariello e l’ingegnere Agostino Napoli, coindagato per la medesima ipotesi di reato, appunto la corruzione (art.319 cp).

E’ il 29 agosto del 2019, intorno alle 19 quando Cariello raggiunge lo studio tecnico di Napoli. L’allora sindaco in carica, tra le altre cose, ha necessità di parlare con Napoli «di questa cosa di Carlo». Chi sia questo Carlo è facile immaginarlo visti i rapporti intercorrenti tra costui e Cariello, ma ne racconteremo in altra occasione. Per ora concentriamoci su questo aspetto che, ove risultasse confermato in futuro nonostante abbia già i connotati tipici del fatto concreto, sarebbe ciò che comunemente viene definito “inquietante”. Lo spyware inoculato nel telefono di Cariello non ha fatto sconti, consentendo agli uomini della Guardia di Finanza di ascoltare ciò che state per leggere.

Gli inquirenti specificano che «è stato possibile rilevare che Napoli Agostino….avrebbe verosimilmente consegnato al primo cittadino ebolitano una somma di denaro non altrimenti quantificabile». Infatti dallo scambio di battute tra i due emerge questo colloquio: Cariello: «A me so qua»; Napoli: «Eh»; Cariello: «Qua, quanti ne sono?»; Napoli: «Conta e poi vedi»; Cariello: «Sempre di meno»; Napoli: «Sempre lo stesso fatto»; Cariello; «Ehh…per recuperare un anno e mezzo..ti sei scordato jà..»; Napoli: «No, non mi sono scordato…»; Cariello: «Mi hai abbandonato…»; Napoli: «La fessa di tua sorella…(in dialetto); Cariello: «Io sono troppo buono, non sono come gli altri…». Insomma, chiunque ascoltasse questa conversazione ne ricaverebbe una idea precisa: c’è un sindaco che si reca personalmente nello studio di un progettista incaricato, tra altre cose, di seguire lavori per conto di imprenditori che hanno necessità di avere buone entrature nell’ente pubblico: si deve “contare” qualcosa consegnata dal tecnico all’amministratore pubblico, cos’altro potrebbe essere se non danaro?

Un paio d’ore prima i due si erano sentiti per telefono ed essendo ambedue intercettati è stato possibile agli investigatori ricostruire quanto avvenuto prima della cosiddetta dazione di danaro. Dice Napoli all’allora sindaco in carica: « …sono venuti nel mio ufficio qua, ma io non voglio passare un guaio…ma fors non hai capito…non capisci (inc.)…ma se tu pensi che questa entrata, poi non capisce niente, non capisce niente». Cariello: «Non capisce un cazzo..»; Napoli: « Io gli inquadrai la situazione totale, Mandia (il responsabile del settore Attività produttive del Comune, ndr) gli ha dato conferma di quello che avevo detto (inc.)… ma anche dal punto di vista urbanistico..però quello va girando, chiama a quello poi viene qua (inc.)…quello è un altro che non vuole mettere mano in tasca…non vuole mettere mano in tasca..»; Cariello: «Aniello»; Napoli (riferendosi ad Aniello): «Metti mano alla tasca…devi pagare… caccia i soldi e prestiamo l’opera….se no l’opera non si presta…».
Due ore dopo la consegna delle banconote nelle mani dell’allora sindaco di Eboli.

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IL FILE CON LA VOCE DEL FRATELLO PASQUALE
La “curva” si sta organizzando per il tifo sotto casa

Ieri in città circolava un file audio nel quale si sentiva la voce del fratello del sindaco Cariello, Pasquale, che parlando con un certo Maurizio, diceva che dinanzi al giudice era andato tutto bene. Non solo, ma essendo i Cariello provenienti dagli ambienti degli ultras, è lecito immaginare che qualcuno stia organizzando gruppi di tifoserie, stavolta “politiche”, di sostegno a Massimo, oggi agli arresti domiciliari: «Bisogna organizzare la manifestazione sotto casa. Massimo non si dimetterà mai, la città lo deve capire….»

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RETROSCENA
Il dirigente stremato minacciò di far saltare tutto

Era stremato l’ingegnere Giuseppe Barrella. Il sindaco lo pressava in continuazione, metteva bocca in ogni cosa che riguardasse pratiche urbanistiche di suo interesse (per inciso, Cariello aveva tenuto per sé la delega all’Urbanistica).

Il dirigente pubblico, comprensibilmente preoccupato e forse anche angosciato dal fatto che prima o poi sarebbe stato trascinato in qualche guaio, perché aveva sperimentato la baldanza e la disinvoltura con le quali il primo cittadino allora in carica affrontava le cose, anche le più delicate purché ci fossero di mezzo soldi.

Siamo al 24 luglio dello scorso anno, di mezzo c’è la storia delle pratiche dei fratelli Birolini, imprenditori bergamaschi operanti nella cosiddetta IV gamma, ambedue indagati nella stessa inchiesta per corruzione che ha portato Cariello dietro le sbarre. La situazione si sta facendo tesa, un “sottoposto” dell’ingegnere Barrella ha bocciato una pratica che interessa ai Birolini (e a Cariello) ma lo stesso ingegnere comunale aggiunge di aver trovato la soluzione per farla approvare.
Dice Barrella parlando con tale Giovanna Sica al telefono: «…mannaggia a Cariello della miseria!!!! (i 4 punti esclamativi sono usati dagli investigatori per rafforzare il senso di sdegno dell’interlocutore, ndr)…mannaggia la miseria…sta rompendo pe palle!!!! Come devo fare per mandarlo a fare in culo?»; Giovanna: «Perché…è tanto un bravo ragazzo! Barrella: «…la miseria…devi avere una lucidità e una prontezza che praticamente non può sbagliare, perché se sbaglia…mette dentro le orecchie…mò non lo rispondo (fonetico); Giovanna: «Cosa vuole?»; Barrella: «…a me…»; Giovanna: «Cosa vuole?»; Barrella: «…una cazzo di cosa! Agostino Napoli tiene il vizio che viene dentro…gli istruttori gli dicono no e viene da me che si vuole apparare..io poi chiamo sempre gli istruttori e cerco di capire e poi gli trovo la soluzione»Giovanna: «Si ma mò qual è il problema con Cariello?»; Barrella: «Che gli ho bocciato la pratica», Giovanna: «Ah perciò ieri stavano da te?»; Barrella: «No, è un’altra cosa..che poi mica è una pratica solamente…non so se è socio che..»; Giovanna: «E va bene…»; Barrella: «Non hanno capito che se mi fanno girare le palle e mi irrigidisco, non tirassero troppo la corda…se ne sono andati da me alle 13,10 e alle 13,30 sono iniziati ad arrivare i messaggi di Massimo Cariello». 

*dal “Quotidiano del Sud” del 16 ottobre 2020

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Peppe Rinaldi

Giornalista

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