La slavina s’è fatta valanga. Cosa diventerà nei prossimi giorni nessuno può dirlo. Ieri mattina le manette sono scattate ai polsi del rieletto sindaco di Eboli Massimo Cariello. A stringerle gli uomini della Guardia di Finanza del comando provinciale di Salerno che su ordine del Gip Alfonso Scermino e su richiesta del pubblico ministero Francesco Rotondo, peraltro co-firmata dal procuratore capo Giuseppe Borrelli, gli hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare per reati gravi, che vanno dalla corruzione all’induzione indebita a dare o promettere, dall’abuso di ufficio alla lottizzazione abusiva, dalla rivelazione e utilizzo del segreto d’ufficio al falso ideologico.
Cariello si trova ora agli arresti domiciliari nella sua casa del quartiere Paterno di Eboli, una pattuglia dei carabinieri è stata demandata al controllo della sua posizione affinché non abbia contatti con nessuno eccezion fatta per i familiari conviventi. Coinvolti nel blitz tre dipendenti comunali locali, Annamaria Sasso, Vincenzo D’Ambrosio e Giuseppe Barrella, ed un funzionario del comune di Cava de’ Tirreni, Francesco Sorrentino, tutti raggiunti dalla misura della interdizione dall’esercizio delle funzioni per un anno intero. In realtà il numero complessivo degli indagati è di 13, compresi i quattro già citati, a causa di un reticolo fitto di rapporti e questioni incrociati di cui parliamo negli altri servizi. Limitiamoci per ora alle contestazioni principali elevate contro il sindaco e i quattro pubblici ufficiali. In primo luogo, essendo il sindaco di Eboli una figura già molto “attenzionata” dalla magistratura per altre (e forse ancor più gravi) vicende, come sempre accade, una ciliegia tira l’altra, nel senso che mentre attraverso il famoso trojan, il virus captatore inoculato nel telefono del primo cittadino gli inquirenti stavano seguendo una pista, ad un certo punto sono emerse altre storie, altre ipotesi di reato che hanno indotto il pm ad un’accelerazione e alla prospettazione di un quadro unitario del contesto criminale.
La richiesta di arresto per Cariello era pronta dal luglio di quest’anno ma solo ieri è stato ritenuto opportuno darle esecuzione, giusto o sbagliato che sia. I fatti sarebbero questi: il primo cittadino al fine di favorire persone di suo gradimento, si era accordato con il dirigente dell’Area amministrativa di Cava, Francesco Sorrentino, per truccare il concorso pubblico per 10 unità di istruttore amministrativo (semplice impiegato) facendosi da questi consegnare in anticipo le domande che la commissione, di cui Sorrentino era potente membro, avrebbe fatto ai candidati. In cambio Sorrentino avrebbe chiesto a Cariello di scongiurare il ritorno di Salvatore Memoli alla guida del Consorzio farmaceutico (vedi altro servizio in pagina, ndr). Ma il trojan non ha potuto saltare il resto delle condotte illegali del sindaco: infatti, sul versante ebolitano, Cariello in accordo con i dipendenti comunali Sasso e D’Ambrosio, manipolava le procedure di un altro concorso pubblico, quello per due posti per operatori d’asilo nido, e sempre allo scopo di favorire figure di suo gradimento. I due dipendenti, Sasso e D’Ambrosio, dal loro canto hanno avuto la promessa di Cariello di un avanzamento di carriera nell’organigramma comunale.
Il quadro tratteggiato dagli inquirenti, peraltro ribadito dallo stesso giudice per le indagini preliminari, è poco confortante: totale asservimento della macchina comunale ai desiderata di Cariello, spregiudicatezza assoluto nel trattare la cosa pubblica e numerose altre definizioni. Che non lasciano presagire nulla di buono.
Cinque mila euro da La Marca, consiglio comunale “giocattolo”
Nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita ieri si legge di alcuni fatti che erano già noti e che Il Quotidiano del Sud aveva già raccontato diffusamente. Parliamo dell’affaire La Marca, noto imprenditore caseario della Piana, titolare di fatto del caseificio Tre Stelle. Gianluca La Marca e suo padre Gennaro infatti risultano indagati per corruzione insieme al sindaco in questo procedimento per circostanze in verità sovrapponibili a un’altra indagine risalente allo scorso anno. Cariello chiedeva soldi all’imprenditore e in cambio avrebbe imposto al Consiglio comunale, descritto negli atti come una sorta di giocattolo nelle mani del sindaco, una variante urbanistica per le sue attività industriali. Al centro gli aumenti volumetrici del cosiddetto Piano casa della Regione ma soprattutto le tangenti che Cariello incassava dal La Marca, di cui questo giornale ha parlato in anticipo per circa 5mila euro.
Tecnici coinvolti, guai per il geometra Grippa e gli ingegneri Napoli e Siano
Trascinati nella vicenda anche altri tecnici comunali e progettisti. Si tratta di Emilio Grippa, geometra di Palazzo di Città e responsabile del procedimento dell’allargamento dell’azienda dei La Marca. Grippa infatti, avrebbe espresso parere favorevole. Poi ci sono Agostino Napoli e Francesco Siano, ingegneri progettisti rispettivamente del gruppo Birolini e del caseificio Tre Stelle. Tutti sono accusati di abuso e falso in quanto consapevoli della manovre illegali perpetrate dal primo cittadino al fine di arrecare per sé un vantaggio economico. In particolare a Grippa viene contestato il fatto di essere consapevole che quanto Barrella stesse preparando fosse illegale senza però rinunciare ad eseguire gli “ordini”. Cose che capitano, Grippa è conosciuto come una persona molto a modo e fuori da certe logiche ma il Sistema Cariello, drammaticamente, ha infettato quasi tutti gli angoli dell’ente.
Il ruolo centrale di Barrella, relazioni tecniche illegali
All’ingegnere Giuseppe Barrella, responsabile dell’ufficio urbanistica del Comune, viene contestato il fatto di eseguire alla lettera le volontà illecite del sindaco. In particolare Barrella avrebbe redatto alcuni atti amministrativi nella consapevolezza fossero fuorilegge, sia per il caso dei La Marca e sia per quello degli imprenditori bergamaschi Birolini di cui parliamo altrove. Si legge nell’ordinanza che Barrella avrebbe predisposto relazioni tecniche sapendo che la cosa fosse contraria alla legge, avallando ogni desiderio del primo cittadino e consapevole del fatto che il consiglio comunale chiamato ad approvare le modifiche urbanistiche sarebbe finito nella trappola ordita da Cariello, interessato invece ad incassare soldi contanti dai La Marca, così come già emerso – e stranamente non sanzionato in maniera analogamente pesante – nell’indagine della Dda dei pm Colamonici e Alfano dove in pratica si leggevano le stesse cose.
Lottizzazione abusiva: indagati i lombardi Birolini
Roberto e Simone Birolini, imprenditori bergamaschi operanti nella Piana nell’agricoltura estensiva, sono coinvolti nella vicenda, seppur in assenza di misure cautelari, in quanto avrebbero partecipato al sistema corruttivo finanziando Cariello con denaro contante attraverso un giro di fatture emesse da un’altra persona, Ramon Taglianetti, marito dell’ex consigliera comunale di maggioranza Rosa Altieri. Nè Taglianetti né lamoglie, va precisato, risultano indagati in questa vicenda. Le cose sarebbe andate in questo modo: i due imprenditori lombardi per ottenere il solito ampliamento dei propri lotti ed allargare così le capacità produttive aziendali, sarebbero stati indotti dal sindaco ad elargire soldi. Questi soldi, per un totale di circa 13mila euro, sono stati versati con bonifico (sic!) ad un’associazione sportiva su indicazione del sindaco: in cambio il comune avrebbe loro “spalancato le porte”: il punto è che quanto ottenuto, secondo il pm, configura la lottizzazione abusiva, che rimane un reato grave.
Danni collaterali: il consigliere La Brocca voleva “sistemare” la figlia
C’è anche un altro consigliere comunale trascinato nei guai da Cariello. Si tratta di Giuseppe La Brocca, delegato nella scorsa consiliatura per i problemi della sicurezza. La Brocca, come tanti, aveva il problema di sistemare la figlia da qualche parte e, grazie all’interessamento di Sorrentino, avrebbe potuto essere assunta al Comune di Cava nel concorso oggetto dell’indagine. Cariello e Sorrentino, incontratisi al bar Jolly di Eboli ed intercettati dal trojan, hanno discusso apertamente dei nomi da inserire, tra questi quello della figlia del consigliere comunale di Santa Cecilia. Infatti Sorrentino un giorno consegnò a Cariello le domande che sarebbero state fatte al concorso a Cava (di qui la rivelazione del segreto in concorso), precisamente un “lotto” di quattro domande che poi, La Brocca avrebbe girato alla figlia chiamata alla prova il 23 dicembre dello scorso anno. Come già detto, Cariello in cambia doveva garantire a Sorrentino la sua ostilità all’eventuale ritorno alla guida del Cofaser di Salvatore Memoli.
Le “vittime” principali del sindaco
Ai dipendenti comunali Anna Maria Sasso e Vincenzo D’Ambrosio il pm contesta la corruzione perché si sarebbe letteralmente uniformati alla volontà di Cariello, descritto dal gip come «politico avvezzo a porre in essere atti illeciti abusivamente utilizzando la sua funzione all’interno del comune». In pratica i due avrebbero manomesso i punteggi del concorso per gli asili nido in danno degli altri partecipanti per favorire l’assunzione di due persone vicine al sindaco, la figlia di un’ex dirigente comunale oggi in pensione e un’altra persona, delle quali ci occuperemo prossimamente in sede di approfondimento dell’intera vicenda. Il quadro emerso dalle indagini è inquietante, una volta comprovata ogni prospettazione accusatoria: Cariello decideva persino il punteggio da attribuire a ogni candidato, anche i decimali delle prove in modo che alla fine le cose andassero come voleva. In cambio sia Anna Maria Sasso che Vincenzo D’Ambrosio avrebbero incassato un illecito vantaggio seppur “post-datato”: vale a dire che le eventuali promozioni sarebbero arrivate nei prossimi mesi.
*dal “Quotidiano del Sud” del 9 ottobre 2020
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