Napoli spicca tra le massime capitali europee della street art e vanta il ruolo di essere l’unica città italiana in cui Banksy, artista e writer inglese, la cui identità è ancora sconosciuta, ha lasciato la sua firma. Due sono le opere che uno dei maggiori esponenti della street art ha consegnato alla città.
La prima è “La Madonna con la pistola”, oggi protetta da un plexiglass, è l’unica opera certa di Banksy in Italia ed è in piazza Gerolomini, lo slargo che precede di pochi passi l’arrivo in via Duomo da via Tribunali. Al posto dell’aureola, infatti, sulla testa (con sguardo rivolto verso l’alto in segno di afflizione) sono tracciati i contorni di una pistola realizzata con la tecnica dello stenci. Ma lo street artist ne aveva realizzata anche un’altra in città, poco distante, in via Benedetto Croce qui aveva lasciato una interpretazione dell’estasi della beata Ludovica Albertoni del Bernini, con in mano delle patatine e un panino; nel 2010, un altro writer lo coprì con un murale, scusandosi in seguito e pentendosi per il grave danno arrecato a un’altra importante traccia di Banksy a Napoli.
Su via Duomo, nel quartiere Forcella di Napoli, possiamo trovare il “San Gennaro” di Jorit Agoch, artista italiano che affianca a un profondo realismo, una grande padronanza tecnica del mezzo pittorico, dai forti messaggi a sfondo sociale, attivo principalmente a Napoli. Jorit Ciro Cerullo, street artist napoletano di madre olandese, è celebre per i suoi ritratti urbani che tappezzano alcuni scorci della città, in particolare le periferie, e le cui opere sono esposte nei più importanti musei di arte contemporanea d’Italia come il Macro di Roma, il PAN ed il MANN di Napoli ed il MAGMA di Roccamorfina (Caserta).
A Materdei sulla facciata di un condominio c’è Parthenope, disegnata dall’artista argentino Francisco Bosoletti, grazie ad una petizione popolare fortemente voluta dai cittadini del quartieri, i quali si sono autotassati per decorare la facciata di un palazzo con il volto della sirena tanto amata dai napoletani. Quasi 15 metri in cui si nota la fusione tipica del Bosoletti tra la rappresentazione della donna e la natura.
Altra artista presente per le strade di Napoli è Roxy in the Box, artista napoletana, con l’opera “Mission Possible. San Gennaro ha tra le mani un giornale, Il Sole 24 Ore, mentre Caravaggio legge il New York Times con un Supersantos sotto il piede destro a simboleggiare il forte richiamo alle strade di Napoli, in cui spesso si trovano ragazzini che giocano a calcio.
All’interno di Palazzo Sanfelice, che fu utilizzato per l’ambientazione del film Questi fantasmi, trasposizione cinematografica della commedia “Questi fantasmi!” di Eduardo De Filippo, troviamo l’opera “L’uomo in catene” realizzato da Zilda.
Zilda nasce a Rennes, in Francia, il suo legame con Napoli si rafforza nel 2012 quando inizia a decorare la città con numerosi post di ispirazione rinascimentale in varie zone del centro storico e della periferia. La tecnica utilizzata dallo street artist è quello di disegnare l’opera su carta, dipingerla in un secondo momento e poi attaccare la carta nei luoghi scelti per l’installazione. L’opera “l’uomo in catene” rappresenta un uomo nudo in catene, con lo sguardo rivolto verso il basso e davanti il mare ed il Vesuvio, con un cielo plumbeo a far da contorno.
Di fronte alla basilica Santa Maria della Sanità vi è l’ opera “Luce” di Tono Cruz, originario delle Isole Canarie, in Spagna, ma la sua arte lo ha portato a viaggiare nel mondo (Africa, America Latina, Europa e Asia). Gli strumenti principali del suo lavoro sono lattine di spruzzo, ma siccome non è sempre facile trovarle, si adatta di tanto in tanto ai materiali disponibili. L’opera “Luce” è stata realizzata sulla facciata di un palazzo del rione. Diciotto metri di vernice, rigorosamente bianca, formano un disegno tondo, come un fascio di luce definito, un “occhio di bue” proveniente da un faro lontano che racchiude i volti di ragazzi e ragazze dei vicoli napoletani.
Su una delle facciate dell’ex ospedale psichiatrico giudiziario è possibile ammirare l’enorme murales realizzato da BLU artista italiano, attivo sotto pseudonimo, di cui non si conosce né il nome né l’età: si ipotizza sia nato agli inizi degli anni ’80 a Senigallia; nel 2011 Il Guardian l’ha segnalato come uno dei dieci migliori street artist in circolazione. Un gigantesco uomo verde con gli occhi vuoti e solo un numero che lo identifica come i tanti volti senza nome passati per questi luoghi.
Carmine Sasso
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