IN CITTA'OmissisCaso Ises: il Tar si riserva sulla “truffa”

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I giudici, dopo un cambio del presidente del collegio, decideranno solo se sospendere il decreto di De Luca che aveva messo la parola fine alla telenovela. Per il merito passerà altro tempo. Intanto 16 disabili sono in tenuti sempre in ostaggio nell’indifferenza generale.

Premessa: siamo in Italia, dove nulla è mai certo, soprattutto in materia di giustizia penale o amministrativa. Infatti ieri, presso il Tar di Salerno si è tenuta l’ennesima udienza sul famigerato caso Ises, una vicenda ormai antica, generata proprio da anni di inchiesta di questo giornale.
Domanda: può un tribunale amministrativo giudicare su una materia frutto di una truffa organizzata dal combinato disposto di azioni ed omissioni effettuate da un’Asl, un’amministrazione comunale e una lunga teoria di altri importanti istituzioni pubbliche (tesi corroborata da almeno due indagini penali in corso)? Certo che sì, un Tar giudica sulla base di carte ed atti che ad esso vengono sottoposti, indipendentemente dalla matrice originaria: vero sì, ma fino a un certo punto, perché anche il magistrato amministrativo è un cittadino e, come tale, mediamente informato su fatti e circostanze. Nel nostro caso, specie tra gli addetti ai lavori, stentiamo ad individuare qualcuno che non sappia che la questione Ises è diventata, da tempo, uno dei paradigmi della corruzione dell’apparato pubblico salernitano. Ovviamente, si può sempre sostenere di non saperne nulla e aggiungere carte a carte.
L’udienza di ieri doveva pronunciarsi sulla richiesta di sospensiva avanzata dalla coop “Nuova Ises” (inutile ricordare ai nostri cinque lettori di chi e cosa si tratti) del decreto “tombale” emesso dalla Regione Campania che, agli inizi dell’anno, ha demolito qualsiasi pretesa del sodalizio negandogli l’accreditamento col Ssr. Sospensiva che, ove fosse concessa (facile che succeda) non cambierà la sostanza. Ma questo lo vedremo.

Le parti si sono costituite e il giudice si è riservato di decidere. Trattandosi di un’udienza per una sospensiva, in genere queste vengono fissate abbastanza velocemente rimandando al merito del problema. Nel nostro caso è avvenuta una cosa, anzi due, che deviano da una certa consuetudine: l’udienza è stata fissata a distanza di circa due mesi dal decreto impugnato e il presidente del collegio è stato sostituito. Esito scontato: i giudici si sono riservati e nessuno sa quando tale riserva sarà sciolta, ogni giorno potrà essere buono, tanto nessuno oserà obiettare alcunché.


Senza entrare troppo in tecnicismi incomprensibili per il lettore, va ricordato che anche al tribunale amministrativo sono state sottoposte carte “fasulle”. Ad esempio viene detto che: 1) l’Ises fu inserita nel 2014 nell’elenco dei centri accreditati: ma non viene aggiunto, però, che l’Asl annullò immediatamente quella lista perché ci fu un errore informatico, quindi non fu inserita; 2) che l’Asl riconobbe nel 2017 la continuità assistenziale mentre invece si è trattato di una carta, verosimilmente taroccata, sottoscritta da un dirigente medico senza titolo (tant’è che se ne sta occupando la procura); 3)che l’Asl ha preso atto della cessione del ramo d’azienda (da Ises a Nuova Ises), invece questo non è mai successo, così come è accaduto in altri casi analoghi con atti ufficiali; 4) che si tratta di una coop con 70 soci e dipendenti: sì e no ne residuano 30, molti dei quali “assunti” in tempi recenti (peraltro su “indicazione” di membri dell’amministrazione comunale) nessuno dei quali ha partecipato all’acquisto del ramo d’azienda, come invece hanno fatto sostenere nel ricorso; 5) che l’accreditamento non è mai stato veramente sospeso perché le delibere dell’Asl che lo stabilivano erano atti interni agli uffici e quindi privi di valore: se così fosse allora perché fecero opposizione, sempre al Tar, che peraltro confermò quei provvedimenti analogamente a quanto fece dopo anche il Consiglio di Stato? Insomma, potremmo continuare per ore, tale e tanta è ormai la dimestichezza acquisita in questa brutta storia.
Infine, c’è una cosa su cui il Tar non è chiamato a pronunciarsi ma della quale sarebbe opportuno venisse edotto: ci sono ancora 16 poveri disgraziati abbandonati al buon cuore di alcuni disperati operatori attaccati alla speranza nel destino. Lo sa il Tar di Salerno che quei disabili sono in stato di sequestro, privi della copertura legale che garantisca loro i diritti dovuti, le terapie dovute, l’alimentazione dovuta, gli spazi dovuti e mille altre cose? Il Tar potrebbe informarsi presso il tribunale dei minori, ad esempio: dei 16 rimasti nelle grinfie della coop eterodiretta e di alcuni avventurieri che finanziano con danaro di dubbia provenienza, quattro sono “tribunalizzati”, vale a dire che c’è un giudice tutelare responsabile di ciascuno. Oltre al Tar, la procura minorile è stata informata?
* dal quotidiano “Le Cronache” del 21 marzo 2019

 

Peppe Rinaldi

Giornalista

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