Le immagini che vedete sono state scattate venerdì 1 febbraio 2019, in via XXIV maggio, sulla parete laterale della scuola elementare di piazza della Repubblica di Eboli. Il soggetto delle foto è un meraviglioso strato di guano di piccione, uccello sozzo e immondo almeno quanto il ratto cittadino, che costeggia il muro ricoprendo parte del marciapiede e, soprattutto, un bel pezzo della porta d’ingresso dell’istituto, quello attraverso il quale entrano, fra gli altri, gli addetti al cibo per la mensa dei bambini. Ora, essendo improbabile che le consegne avvengano attraverso il lancio dei vassoi con le portate per il cosiddetto tempo pieno, se ne deduce che chi entra attraverso quella porta calpesti gli escrementi trascinandone pezzi all’interno: dove, essendoci soprattutto bambini, è lecito supporre che questi, per l’abitudine di gettarsi continuamente in terra e di portare poi le mani in bocca, in qualche modo vengano in contatto col guano aumentando a dismisura il rischio di infettarsi di criptoccosi, salmonellosi, istoplamosi ed altre malattie serie e sottovalutate.
Questo schifo è lì, in pieno centro, praticamente da sempre: Eolopress tempo fa ne scrisse e coincidenza volle che un paio di giorni dopo la pubblicazione quei trenta metri circa di “strada fecale” venissero ripuliti da qualcuno. Applausi veri e sinceri a chi se ne preoccupò ma, com’era prevedibile, siamo punto e a capo e, del resto, neppure noi che siamo tignosi e pignoli sulle cose che ci appaiono importanti, possiamo pretendere che ci sia qualcuno che ogni giorno si metta a rincorrere la disgustosa cacca di questi altrettanto disgustosi uccelli.
La scia di guano di piccione in pieno centro e in bella mostra racconta, però, molto di noi, del nostro modo di vivere, di come ci siamo costruiti un mondo di lacci e lacciuoli che imprigionano lentamente le nostre esistenze.
Il lettore è libero di pensare che chi scrive queste righe sia ubriaco o drogato per il tono grave conferito ad un argomento considerato marginale. Sarà pure tale ma ciononostante dice tante cose di noi e del nostro sistema organizzativo civile.
Proviamo a metterle in fila: 1) L’azienda incaricata delle pulizie cittadine non fa fino in fondo il lavoro per il quale viene (ampiamente) remunerata o, in ogni caso, i responsabili non verificano a fondo le prestazioni dei propri operai; 2) il preside della scuola (ooppss…il “dirigente scolastico”) nella migliore delle ipotesi se ne infischia del guano sulle pareti dell’istituto e, laddove se ne interessasse, non avrebbe il potere di ordinare la pulizia almeno della porta e della soglia perché il personale con un’alzata di spalle si congederebbe dal preside all’insegna del «non mi compete» e nessuno potrebbe farvi nulla; 3) I bidelli (ooppss…«personale non docente»), amorevoli e indimenticate figure di un tempo ormai sostituite da cooperative di pulizie in continuo cambio societario, più che aprire e chiudere porte altro non fanno; 4) Idem per il Comune, luogo del fancazzismo per eccellenza al pari dell’Asl e dove, pur volendo, nessuno è in condizioni di ordinare la pulizia di una porta d’ingresso di una scuola o trenta metri di strada, verosimilmente più pericolosi di una discarica di rifiuti.
Ma il motivo principale risiede però, come dicevamo, in questi stravaganti tempi di “progresso e diritti”: un modo ci sarebbe per mantenere pulite o, almeno, meno sporche sia questa che mille altre aree della città, organizzando un banale piano per lo sterminio progressivo di questi invadenti uccelli (difronte nel bar all’angolo ormai ti assaltano ai tavolini durante la consumazione). I sistemi esistono ma guai solo a pensarlo: orde di animalisti, in genere leoni da tastiera e opinionisti da Facebook, scatenerebbero l’inferno, per la gioia di questi uccelli che oltre ad essere sporchi e vettori di batteri e parassiti, manifestano tutta la loro inutilità per il semplice fatto di non essere neppure buoni da mangiare. Perché se lo fossero…