Torna ancora una volta sul palcoscenico del teatro Elicantropo di Napoli l’attore e regista siciliano Aldo Rapè, che porterà in scena, giovedì 6 dicembre 2018 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 9) il suo nuovo spettacolo Pinuccio – Storia di un carusu racconto di un’imperdibile amore, accompagnato da musiche originali dal vivo.
Presentato da Prima Quinta Teatro, l’allestimento vede impegnati Rapè, narratore in scena di una storia commovente, e il musicista nisseno Zafarà avvolti dalle atmosfere intime e rarefatte di un monologo struggente e intenso, per un nuovo momento di memoria e riscoperta del territorio siciliano.
La storia è quella di uno dei tanti, troppi, bambini che in passato hanno lavorato nelle miniere di mezza Sicilia, in particolare quella di Gessolungo, distante tre chilometri dalla città di Caltanissetta, capitale mondiale dello zolfo. Nel 1881 e nel 1958 due immani tragedie colpirono, infatti, la miniera di Gessolungo, dove morirono numerosi minatori tra cui molti bambini, chiamati “carusi”.
Ma come si viveva, realmente, in miniera a quei tempi? È il quesito da cui parte Rapè per riportare alla luce una realtà poco conosciuta. Nelle sue intenzioni c’è l’intento di fare riscoprire al pubblico il mondo delle miniere.
“Un racconto didattico, ricco d’immagini e suoni – sottolinea il regista – che svelerà le tecniche di estrazione e trasporto dello zolfo, le condizioni di vita dei minatori, l’impiego dei carusi, ma, anche la miniera come risorsa economica per molte botteghe e i rari momenti di svago dei lavoratori come le passeggiate in piazza o le bevute in osteria”.
Il racconto è anche la storia del riscatto e, forse, la condanna della più grande isola del Mediterraneo, in cui tre sono i chilometri percorsi ogni giorno da Peppino per smettere di essere un bambino. A dieci anni il piccolo ha, infatti, solo tre chilometri per diventare grande e non essere “cchiu un picciriddu” e diventare invece “un carursu”, uno dei tanti “carusi” di miniera.
Pinuccio è un racconto sull’infanzia e su una storia d’amore tra un bimbo e il proprio padre, il mondo delle miniere attraverso lo sguardo e gli occhi di un uomo rimasto bambino. Ma è anche il modo per commemorare i numerosi minori, morti troppo piccoli in un periodo della storia mineraria siciliana, purtroppo ancora attuale in molti paesi del sud del mondo.
Lo spettacolo, insignito come Miglior Monologo al Premio Internazionale Tragos per il Teatro e la Drammaturgia al Piccolo Teatro di Milano nel Febbraio 2017, è stato anche selezionato per il Festival Internazionale di Avignon 2019, dove lo stesso attore reciterà in francese.