Esiste un luogo, qui a Capaccio, che fa ricerca vera. Ricerca e sperimentazione sulle fonti rinnovabili e sulla mobilità urbana sostenibile. Si può definire un piccolo centro di eccellenza. Non è una sede periferica del CNR, né un blasonato dipartimento universitario. E non è finanziato da nessuno, men che meno dal Ministero dell’Università e della Ricerca. Si mantiene solo grazie alla passione del suo titolare, Gennaro Rizzo, 39 anni, capaccese doc, titolare di una officina meccanica a Pietrale-Capodifiume.
Nato tra i motori di macchine agricole (l’attività del padre), Gennaro Rizzo ha invece “virato” verso la meccanica civile: la sua attività principale, quella con la quale mantiene la famiglia e che, nel suo piccolo, “finanzia” l’attività di ricerca è la riparazione di automobili: effettua meccanica ed elettrico-meccanica. Scherzosamente, ma non troppo, sono solito chiamarlo Archimede, per la sua naturale propensione alla sperimentazione di nuove soluzioni tese allo sfruttamento delle fonti rinnovabili e dei combustibili “alternativi”.
Nel recente passato si è cimentato sul motore ad acqua (con una soluzione basata sulla termòlisi) e su quello trigenerativo, un motore endotermico a gpl che produce contemporaneamente energia elettrica, acqua calda ed aria calda per il riscaldamento, una soluzione pensata soprattutto per le abitazioni isolate, non connesse alla rete Enel. Un discorso aperto, ma non ancora sperimentato (che vede tra l’altro coinvolto il sottoscritto) è quello di un motore OverUnity a magneti permanenti: per capirci un motore elettrico che grazie all’azione repulsiva delle polarità uguali di magneti permanenti e all’uso combinato di elettromagneti, ha la pretesa di produrre più energia di quella che assorbe. Ma il suo forte sono le soluzioni cosiddette “Stand Alone”, finalizzate a fornire energia elettrica a case isolate, attraverso l’uso combinato di micro pale eoliche e moduli fotovoltaici. Attualmente sta realizzando un prototipo di pannello per la produzione di aria calda, che testerà lui stesso, a casa sua, annessa all’officina, il prossimo inverno. L’aspetto interessante sta nel fatto che l’80% di questo pannello è composto da materiali di scarto riciclati, a tutto vantaggio dell’ambiente e della tasca.
L’ultima sfida si chiama “motore a idrogeno”. In effetti, parliamo di un auto vera, messa a disposizione da un amico audace e parimenti determinato, su cui si intende intervenire con la sostituzione dell’alimentazione classica con un’altra alternativa a idrogeno, prodotto per elettrolisi dall’acqua del serbatoio. Parliamo di una soluzione ostica, complessa, a cui stanno lavorando da tempo le principali case automobilistiche, di quelle che però -se foriere di successo- possono cambiare il mondo. Facile riconoscere la sua officina, per la presenza sul tetto di micro pale eoliche, di moduli fotovoltaici e pannelli termici, l’amico Archimede può a ragione definirsi un vero “personaggio”, preciso e professionale nel suo lavoro, tendenzialmente scanzonato e ribelle nel “dopo-lavoro”. Del resto l’attività euristica, creativa, non può non sposarsi con un attitudine bizzarra, tipica degli artisti. La cosa frustrante su cui spesso rifletto è questa: non credo assolutamente di trovarmi di fronte un caso unico. Sicuramente nel nostro territorio, a Capaccio o più estesamente nel Cilento, ci saranno tanti altri audaci sperimentatori come l’amico Gennaro. Mi chiedo, quindi, come sia possibile che lo Stato non destini le giuste risorse al mondo della ricerca e a quello delle invenzioni, a tutti i livelli e non solo in ambito accademico, affinché persone come Gennaro Rizzo possano venire alla ribalta e offrire il loro contributo alla crescita e allo sviluppo del nostro paese. Una nazione che non investe sulla ricerca e sull’innovazione è semplicemente un paese moribondo, che deambula, visibilmente “acciaccato”, col suo certificato di morte tra le mani.
Antonio Di Marco