AGORA'OmissisEboli, caso Ises: la Regione sventa la truffa. Il silenzio di De Luca, le parole dell’Asl

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E niente, tocca tornare a parlare della vicenda “Ises” o “Nuova Ises”, tanto è lo stesso. La preghiera è di armarsi di un pizzico di pazienza per leggere un lungo resoconto.

 

In verità, avremmo potuto farlo anche il 10 agosto scorso, data di uno dei tanti incontri in Regione tra le “parti” ma faceva caldo e la voglia di ripetere cose dette in oltre sette anni di approfondimento scemava col progredire di umidità e temperatura. E poi, non volevamo rovinare il Ferragosto a nessuno. Infine, c’era di meglio da fare.

Ora che siamo all’11 settembre, giorno successivo all’ennesimo vertice in Regione tra le medesime “parti”, possiamo tornare sul punto e raccontare il miliardesimo episodio della saga tutta italiana, segnatamente meridionale, segnatamente campana, su una truffa al Ssn che sarà ricordata per anni, anche con sfumature in stile “Banda degli onesti” di Camillo Mastrocinque del 1956.

Nell’interregno, timidi e sgrammaticati ragli mediatici, squittii da sterquilinio sindacale e rodomontate istituzionali, hanno tracciato il solco: che nessuna spada, però, potrà ragionevolmente difendere.

Il motivo è semplice: la truffa “Nuova Ises”, gemmata da quella “Ises” (il costo a carico del contribuente, sinora, è di 12 milioni di euro) è stata sventata dalla Regione Campania i cui vertici hanno gentilmente riferito agli attori della sceneggiata che la cosa «non si può fare».

Ma procediamo per punti, per provare a semplificare.

  1. Il 10 agosto, avendo letto qua e là di fumate nere, poi bianche, poi grigie, e che «Ci è stato ribadito che l’accreditamento col Ssr non è mai stato revocato ma è sempre stato solo sospeso», lo scrivente parlò con il Dg dell’Asl Iervolino per andare a fondo della questione, nonostante sapesse da sempre che non poteva essere vero. Il nuovo manager girò la cosa al delegato sul dossier Ises, il dottor D’Amato, che, con la dovuta gentilezza e professionalità, soddisfece la nostra curiosità

  2. La domanda fu: «E’ vero che avete riferito ai presenti che l’accreditamento è sospeso?». Risposta: «No»

  3. Altra domanda: «Esiste un atto ufficiale dell’Asl e della Regione che certifichi questa circostanza?». Risposta. «No».

  4. Terza domanda: «Avete fatto un verbale della riunione?». Risposta: «No».

  5. «E allora scusi» -concludemmo- «si è trattato di un incontro tra amici per augurarvi buone vacanze?» Risposta: «Dottor Rinaldi, che vuole che le dica? Questa è la situazione. Faremo quel che la Regione ci dirà di fare». Nostra replica: «Niente, ci mancherebbe, mi ha risposto a sufficienza. Grazie (anche per l’immeritato “dottor”, ndr)».

Quel vertice di agosto, cui partecipò anche il sindaco di Eboli, in buona sostanza fu fatto per prendere un po’ di tempo mentre tutti avevano la testa in spiaggia o in montagna. Del resto come potevano mai sostenere che una cosa inesistente potesse esistere? Certo, ne abbiamo viste di tutti i colori nel corso di anni di mestiere (e non solo) e tutto può sempre accadere ma la sensazione che quanto scritto nel tempo trovasse un ulteriore, definitivo riscontro era palpabilissima. Tant’è che oggi ci arriva un’altra conferma. Cioè?
Nuovo “colloquio” con il sub commissario D’Amato per capire se l’incontro di ieri in Regione tra i sindacati, i vertici della coop, il sindaco Cariello e i massimi dirigenti di settore della Regione (Marina Rinaldi, Lucio Podda, Antonio Postiglione) abbia prodotto effetti concreti. Preliminarmente, un effetto pare l’abbia prodotto ma sul primo cittadino ebolitano, «massimo» responsabile attuale del caos: dai corridoi del centro direzionale di Napoli, sede della Regione Campania, ci è giunta voce che quando i dirigenti hanno riferito che la corsa era giunta al capolinea, Cariello abbia dato letteralmente in escandescenze, ingenerando nei presenti il dubbio che si trattasse di un sindaco. Ma tant’è, questo è il minimo. Del resto, se ci si trova in questo baratro la responsabilità è tutta sua ora, al netto dei pasticci di chi l’ha preceduto in Comune e nella ex coop.

Stesso schema allora, seppur ridotto per via di uno scambio di battute via WhatsApp:

  1. «Dottor D’Amato è vero che la Regione, via Asl, ha riferito che alla Nuova Ises possono essere riconosciuti al massimo 600mila euro e, se sì, quale presupposto giuridico o quale necessità impellente, consentono a un ente pubblico di erogare fondi (anche un solo euro) a sodalizi che pretendono di saltare la fila, peraltro provenendo da una storia tortuosa e fuorilegge?»

  2. Risposta: «Non abbiamo mai parlato di cifre. Almeno io non ne so niente».

  3. «Bene, grazie»

Ora, a meno che abbiano sottaciuto la cosa al sub-commissario (ripetiamo: tutto è possibile fino all’ultimo secondo) pare che neppure la boutade dei 600mila euro sia nei termini prospettati. Il che autorizza a sospettare che non si sappia più cosa dire per tenere botta al tentativo di truffa. Si, perché anche se dessero quei soldi a una coop che trattiene 16 disabili (si stanno riducendo lungo la strada) senza copertura terapeutica legale e che viene da una storia di reati -e peccati- non proprio veniali, pure si tratterebbe di una frode, se erogati così, fuori dall’iter di legge. Salvo che la coop non si metta in fila, attenda il proprio turno e, se tutto risulterà in regola, allora sì che si potrebbe ragionare: a occhio e croce passeranno altri due anni prima che la procedura possa avviarsi. Se si è giunti a questo punto morto, le responsabilità sono ancora più chiare. Pretendere da un organo pubblico danaro, puntando sull’imbroglio organizzato dalla vecchia dirigenza Asl in concorso con pezzi vari delle istituzioni, si chiama estorsione, minaccia a un corpo politico o amministrativo, insomma è un (altro) reato che va a sommarsi a quelli già contestati dalla procura che impegneranno i diversi attori in lunghi e costosi processi penali, civili e amministrativo-contabili.

 

Basti dire che ieri in Regione pare ci fosse anche il signor Guglielmo Agolino (nella foto a dx), il manager siculo-lombardo piovuto da queste parti per salvare la patria, rincorso da diverse persone in giro per l’Italia a causa di alcune spericolate operazioni finanziarie. Agolino è l’uomo che pare abbia anticipato qualche soldo per la gestione di questi mesi, risultano forniture fatte all’Ises fatturate ad una delle sue cooperative (L’altra età), è colui che promise mari e monti ai disperati ex soci della coop, che disse pubblicamente in un’assemblea «Me la vedo io con De Luca». De Luca, appunto: abbiamo provato a parlare anche con lui direttamente ma sul fatto non ha voluto rispondere. La qual cosa ci induce a pensare che sia stato informato tardi di quanto stava accadendo (mentre alcuni suoi uomini “garantivano” a sua insaputa) e che per non «uccidere» i suoi abbia preferito nicchiare. Infatti, se la storia dell’accreditamento sospeso ha girato a lungo è perché l’ex Dg dell’Asl, rimosso in fretta e furia dal governatore proprio per questo pasticcio accanto ad altri, “non vide una carta” dove si metteva nero su bianco la patacca, cioè che l’accreditamento risultava sospeso: un atto firmato dal dottor Domenico Della Porta, uno di quelli che, insieme al dottor Saggese Tozzi, ha gestito la pratica Ises nel tempo autorizzando e firmando di tutto e di più in contrasto con le decisioni assunte dalla stessa Asl poi confermate in sede giudiziaria.
Una carta, tra le altre, che sarebbe servita da pilastro per sostenere il resto dell’operazione truffaldina. Invece è andata male tant’è che dalle intercettazioni effettuate nell’ambito dell’inchiesta della procura (quella del pm Guarriello) è emerso che quella balla fu «concordata» a dispetto di due sentenze di tribunali italiani (Tar e Consiglio di Stato) che dicevano esattamente il contrario: cioè che l’Ises non aveva e non aveva mai avuto l’accreditamento istituzionale. Anzi, la sentenza del CdS diceva pure che andava valutata penalmente e disciplinarmente la condotta dei dirigenti Asl che hanno consentito nel tempo che tutto ciò accadesse.

Dimenticavamo: si dice pure -e qualche comico lancio giornalistico continua tuttora a sostenerlo- che si siano dati appuntamento per «trovare i soldi per la Nuova Ises» al prossimo 26 settembre. Che arriverà presto.

 

Peppe Rinaldi

Giornalista

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