I cambiamenti climatici con gli eventi estremi che si sono verificati nell’ultimo decennio hanno provocato in Italia danni alla produzione agricola nazionale, alle strutture e alle infrastrutture per un totale pari a più di 14 miliardi di euro. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare gli effetti dell’ultima ondata di maltempo in una pazza estate calda e piovosa.
Una preoccupazione confermata – sottolinea la Coldiretti – dall’andamento climatico anomalo del 2018 che si è classificato nei primi sette mesi come il più caldo dal 1800 con una temperatura media di 1,46 gradi ma è stato anche segnato da improvvise tempeste di vento, pioggia e ghiaccio che hanno colpito a macchia di leopardo la Penisola con coltivazioni distrutte, alberi abbattuti e aziende allagate, ma anche frane e smottamenti.
Il maltempo – precisa la Coldiretti – si è abbattuto in una fase stagionale particolarmente delicata con le verdure in campo, i frutteti in raccolta e l’uva pronta per la vendemmia. Sono gli effetti – continua la Coldiretti – dei cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo. E’ evidente in Italia – sottolinea la Coldiretti – la tendenza alla tropicalizzazione dopo che il 2017 si era classificato al sesto posto tra gli anni piu’ caldi da 218 anni con una temperatura che era risultata di 1,16 gradi superiore alla media del periodo di riferimento. Peraltro nella classifica degli anni interi più caldi ci sono nell’ordine – precisa la Coldiretti – il 2015, il 2014, il 2003, il 2016, il 2007, il 2017, il 2012, il 2001, poi il 1994, il 2009, il 2011 e il 2000. L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli”- afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare “che il nuovo quadro ambientale aumenta le responsabilità individuali in una sfida per tutti che può essere vinta solo se si afferma un nuovo modello di sviluppo più attento alla gestione delle risorse naturali nel fare impresa e con stili di vita più attenti all’ambiente nei consumi, a partire dalla tavola”.