E’ trascorso più di un anno dalla sospensione del servizio di trasporto pubblico urbano e pare che la faccenda, alquanto spinosa e che vede contrapporsi due distinti interessi, quello pubblico e quello privato, rischia di ingessare ulteriormente la città e la mobilità dei residenti, considerando soprattutto la vastità del territorio (pari a 137,58km²).
Viaggiare in auto è l’unico mezzo per muoversi in città e diventa una Via Crucis per chi pensando di visitarla per una breve gita turistica si trova ha non avere altri mezzi se non i piedi. Non di certo un bel biglietto da visita per un città che vuol vocarsi al turismo.
Eppure non sprovvista di scali è la stazione ferroviaria, su quell’unico binario che muore a Potenza i treni fermano ancora, ma una volta fuori di la’ si deve essere pronti a camminare parecchio, non c’è altro modo per visitare il centro cittadino e l’antico borgo, ricco di storia ma arroccato in collina.
Ma se arrivare in città appare facile, con il treno o qualche autobus di passaggio, uscirne è un vero rompicapo.
Se la scelta del turista dovesse essere la piana del Sele e le sue bellezze naturalistiche, meglio perdere ogni speranza. L’unico modo per raggiungere le località sulla costa è salire sull’unico autobus che svolge la tratta Eboli-Battipaglia- ospedale Campolongo, un servizio da sempre garantito dall’ente Provincia, e non l’unico, visto che per il solo territorio ebolitano spende 250 mila euro all’anno offrendo anche alcuni percorsi urbani. Peccato però che nessuno sappia quali, né il cittadino, né l’ente che paga e che dovrebbe avere un controllo sul servizio svolto, ma così non è.
E mentre il cittadino resta fermo al palo e per un tempo indefinito si apre nel 2016 la querelle tra l’ente comunale e la ditta incaricata. Le posizioni si fanno presto divergenti e a fronte di una spesa di 74 mila euro annui per una corsa urbana l’ente pretende alcune garanzie, tra cui la messa a norma del parco auto, risultato “improprio” a seguito di verifiche. Da quel momento i rapporti si freddano e il servizio, garantito a singhiozzo con un’autorizzazione provvisoria e con autobus presi in fitto, viene sospeso definitivamente nel 2017. Ed è sospeso ancora oggi, pare che nessuno abbia interesse a sbrogliare la matassa, aprendo un serio confronto sulla questione del trasporto e della mobilità urbana.