EBOLI (SA)- Forse qualcuno avrà pensato che con un’ illuminazione h24 il quartiere sarebbe diventato più sicuro, dando ai residenti un segnale di attenzione più che di abbandono. Forse è semplicemente un guardiano smemorato o. meglio ancora. una prova tecnica prima di un fantomatico collaudo. Peccato che i mesi trascorrano senza vedere anima viva tra i vialetti e i gradoni del grande emiciclo in via D’Anisi- Cesareo, nel rione Pescara, nato come luogo di aggregazione in un quartiere svantaggiato e diventato simbolo dello spreco di denaro pubblico, uno dei tanti.
E gli anni passano, i bimbi crescono, le mamme imbiancano, come in un ritornello di una canzone sanremese del 1954.
Se catena e lucchetto ne impediscono oggi l’accesso al pubblico, preservando il parco da possibili atti vandalici, il tempo contribuisce al logorio delle cose e le strutture custodite gelosamente dietro un possente muro di cinta vanno lentamente in rovina, senza che nessuno possa usufruirne: solo brevi aperture in occasione di un’iniziativa, un progetto o per qualche sporadico intervento di pulizia del verde, che diventa d’obbligo in vista della bella stagione.
A volte per recuperare risorse, per dare concretezza alla tanto decantata lotta agli sprechi basterebbe poco: ad esempio spegnere i lampioni al parco oppure, se si vuol rendere un servizio alla collettività, tenerle accese di notte così da contribuire ad illuminare un rione periferico, da sempre abbandonato a se stesso, ma spegnerle almeno durante il giorno. Non creano certo una bell’atmosfera i lampioncini accesi sulle panchine vuote e abbandonate, anzi ricordano agli ebolitani quanto sia palese lo spreco in un luogo, oltretutto ribattezzato “Parco giochi della legalità”.