Otto uomini, tutti napoletani, sono stati raggiunti da un’ordinanza di misura coercitiva, emessa dal gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta della Procura, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al reato di truffa ai danni di anziani.
Circa novanta, infatti, gli episodi attribuiti alla banda tra truffe consumate e tentate nei confronti di persone anziane, naturalmente vulnerabili. Ammonta a circa 100mila il profitto illecito conseguito, rappresentato da denaro contante, gioielli e monili in oro
L’ordinanza di custodia cautelare emessa su richiesta del pm Maria Antonietta Troncone, è stata notificata oggi dai carabinieri della compagnia di Caserta e costituisce l’epilogo di una articolata e complessa attività d’indagine avviata nei primi mesi del 2017 attraverso l’utilizzo dei diversi strumenti investigativi. Incrociando i dati raccolti sul campo, le intercettazioni telefoniche, le denunce depositate dalle vittime delle truffe, si è riusciti a ricostruire i fatti consolidando il quadro probatorio.
Sono otto le persone tratte in arresto: cinque in carcere e tre ai domiciliari. I delitti contestati riguardano l’ipotesi di associazione per delinquere finalizzata al reato di truffa a danno di anziani, nonché 86 reati per altrettanti episodi accertati di truffe consumate e tentate ai danni di persone in età avanzata.
A finire dietro le sbarre: Gennaro Altamura, 45 anni; Raffaele Altamura, 21; Edgardo Altamura, 23; Vincenzo Tipaldi, 48, già rinchiuso nel carcere di Benevento; Francesco Palladini, 26, già sottoposto ai domiciliari, tutti di Napoli. Ai domiciliari: Vincenzo Speranza, 22; e Anna Muscerino, 33; Giovanni Varriale, 52, tutti napoletani.
L’ingegnoso sistema di raggiro utilizzato dal sodalizio criminale- come raccontato su pupia.tv– prende il nome di “truffa del pacco” e si fonda sulle consolidate capacità di raggiro e persuasione acquisite dai truffatori. Il ruolo principale veniva, infatti, svolto a mezzo del telefono, dai capi dell’associazione che si occupavano di individuare le vittime (di solito persone in età avanzata e che nella maggior parte dei casi vivono da sole) ed acquisire i numeri telefonici. Gli stessi procedevano poi a contattare telefonicamente la vittima, cui si presentavano come loro figli/nipoti in modo da instaurare un colloquio di tipo familiare e superare la resistenza psicologica degli anziani. Una volta che la vittima era stata convinta a parlare con un suo (fittizio) parente, proseguiva la seconda parte del raggiro, attraverso la rappresentazione di un temporaneo stato di difficoltà del parente fittizio per il ritiro di un “pacco urgente”, che un corriere sarebbe passato a consegnare, previo versamento di una somma di denaro, oscillante tra i 1000 e i 3mila euro, somma di denaro che poteva essere corrisposto anche con gioielli o preziosi in caso d’indisponibilità di denaro contante. Ottenuto l’assenso da parte della vittima, mentre quest’ultima veniva trattenuta al telefono per evitare che potesse contattare familiari o conoscenti, entravano in azione gli esecutori materiali della truffa, generalmente due persone, i quali, sulla base delle informazioni acquisite dai basisti, raggiungevano l’obbiettivo. A questo punto, uno dei due, fingendo di essere il citato corriere, si presentava agli anziani e consegnava il pacco, contenente di solito un bagno schiuma o dei calzini, ritirando, in cambio, la somma pattuita, mentre il complice rimaneva nelle vicinanze a bordo dell’autovettura con funzioni di palo.
Da rimarcare la scarsa propensione delle vittime a denunciare le truffe subite; atteggiamento di sfiducia solo iniziale e di certo non orientato ad eludere le indagini giudiziarie (anche perché, successivamente alla scoperta dei fatti, le vittime hanno pienamente collaborato con gli organi inquirenti) e frutto probabilmente del disagio psicologico vissuto dall’anziana vittima. L’esito dell’attività investigativa – unitamente a quelli già raccolti per precedenti analoghe attività – potrà, fra l’altro, sortire l’effetto di orientare la vittima all’emersione del proprio vissuto, con risultati favorevoli in termini di potenziamento del contrasto all’odioso fenomeno delle truffe ai danni di soggetti deboli.
Grazie alle informazioni acquisite durante le indagini ed il raccordo informativo con i comandi dell’Arma dei carabinieri presenti su buona parte del territorio nazionale è stato, inoltre, possibile scongiurare che numerosi tentativi di truffa venissero portati a termine, nonché procedere in diverse occasioni all’arresto in flagranza di reato di cinque esecutori materiali delle truffe.