«Il fallimento Ises fu pilotato», lo scrivono gli inquirenti, che hanno scoperto il gioco. Coinvolto anche il centro di Albanella “Tre Torri”. Un paio di testimoni hanno raccontato il falso ai finanzieri.
Quello dell’Ises fu un «fallimento pilotato»: si tratta ora di individuarne registi e mandanti. La tesi sostenuta in oltre sette anni di inchiesta da questo giornale trova sostanziale corrispondenza negli atti di indagine coordinate dal pm Guarriello che, grazie alla perizia dei finanzieri cui era stata delegata la materia, avrebbe già messo a fuoco uno degli aspetti principali di quella gigantesca corruzione viaggiante sui binari Eboli-Salerno.
Non c’è dunque soltanto l’indagine del pm Cassaniello sul caso Ises ma anche quella più a largo raggio del collega Guarriello: quindi, non solo il papocchio del sindaco Cariello (nella foto) sulla Casa del Pellegrino, aggravato dalla decisione della giunta di chiedere l’ammissione tardiva allo stato passivo della vecchia coop (ma chi le consiglia ‘ste cose?) per il recupero dei fitti non percepiti azionata solo dopo che la notizia è diventata di pubblico dominio, ma pure questioni legate alla dinamica dei fondi erogati in favore della cooperativa che dal 2014 non è più accreditata col Ssn, cui è seguita poi una stravagante liquidazione coatta amministrativa pur essa smascherata.
Scrivono gli inquirenti: «Le investigazioni hanno permesso di riscontrare irregolarità specificamente riferite al rapporto tra l’Asl e due strutture riabilitative della provincia: il centro “Ises” e il centro “Tre Torri” di Albanella”. L’ipotesi principale, nello specifico, è la truffa in danno dello stato: in particolare queste strutture avrebbero «concordato con i vertici Asl le modalità di erogazione delle risorse pubbliche attraverso canali apparentemente legali che, di fatto, eludono la normativa sugli accreditamenti». In pratica davano soldi all’Ises nonostante questa non ne avesse titolo, come da Le Cronache sostenuto da sempre: la cosa inquietante è che anche negli ultimi tempi sono state erogate somme in favore della disciolta coop nonostante questa fosse in regime illegale e che questa circostanza fosse nota. Di qui il coinvolgimento di commissari, dirigenti e funzionari attuali e precedenti di via Nizza. Per non dire del trucchetto dei decreti ingiuntivi, ambito nel quale l’Ises si sarebbe distinta nel corso degli anni. Lo schema è questo: io non ti pago perché certe somme non ti spettano ma tu fammi un decreto ingiuntivo che mi obblighi a farlo, anche se non ne hai titolo, io poi non faccio opposizione e tu così incassi. Un andazzo che se gli inquirenti avessero tempo e mezzi per scavarvi dentro scoprirebbero l’infinito.
Dall’Ises al “Tre Torri” il passo è breve: la dirigenza della coop ebolitana avrebbe brigato con i dirigenti Asl per dirottare una quota dei fondi un tempo accantonati per l’Ises in favore della struttura della vicina Albanella (sul cui regime concessorio da parte degli enti locali sono in corso altri approfondimenti, ed anche questo Cronache lo ha scritto mille volte) amministrata dagli stessi personaggi che hanno gestito l’Ises. Si tratta del medico di Afragola Antonio Salzano, definito negli atti dominus del Tre Torri e prima dell’Ises, fratello del titolare effettivo Gennaro nonché genero dell’inventore della vecchia coop, l’ex sindaco di Eboli Mandia.
Ma il “bello” di questa storia è che chiarisce anche le vicende attuali vissute in quel di Eboli in relazione al disastro del cambio di destinazione d’uso del palazzo Fulgione&Merola (nella foto). Infatti dalla documentazione prodotta si evince un disegno preciso: qualcuno (e noi un’idea ce l’abbiamo) decise di distruggere la coop nonostante abbia partecipato per anni ai relativi fasti ed immaginò di trasferire il tutto proprio nel palazzo in questione. Infatti agli atti c’è una testimonianza fondamentale, nella quale si legge che già due anni fa si parlava di portare ciò che sarebbe residuato dallo tsunami Ises nella struttura di via Ceffato. In pratica lo si sapeva da tempo. Solo che il diavolo fa le pentole dimenticandosi dei coperchi: gli uffici del giudice di pace non erano stati liberati ancora e quindi il sindaco attuale, che ha pensato di inserirsi nell’affare sulla scia del suo predecessore, ha incasinato il tutto piazzando i disabili, peraltro illegalmente, nella Casa del Pellegrino. Ora la materia è diventata incandescente ed è facile che tutto salti in aria perché pare che qualcuno con un po’ di sale in zucca tra i consiglieri che dovranno votare in aula il cambio di destinazione d’uso non ne vogliano sapere. Come qui scritto in tempi non sospetti, il cerino sta rimanendo in mano a Cariello, sindaco che sta tentando di trascinare nel disastro un intero consiglio comunale. Come la esilarante richiesta di immissione allo stato passivo dell’Ises dopo che i buoi sono scappati dal recinto: un fatto che aggrava la posizione invece che alleggerirla. Non foss’altro per le ripetute truffe operate dagli attuali protagonisti: su tutte, la polizza fidejussoria presentata per l’acquisto del ramo d’azienda contratta con una società che non risulta autorizzata. Truffa su truffa, insomma.
Per non dire delle dichiarazioni rese dai dirigenti della “Nuova Ises” in sede di interrogatorio alla Finanza. Il presidente Tullio Gaeta e il vice presidente Giovanni Bellantonio hanno avuto lo stomaco di rispondere, a precisa domanda, di non sapere se tra i dirigenti Ises vi fosse qualcuno con legami di parentela con politici locali o nazionali. Il secondo è notoriamente cognato dell’ex sindaco Pd, oggi dirigente di Forza Italia, Martino Melchionda, personaggio di oggettivo spessore ed arguzia, almeno in certi ambiti. Non c’è altro da aggiungere. Per ora.
dal quotidiano “Le Cronache” del 24 marzo 2018