E’ in occasione della Giornata della memoria che la città di Campagna, in provincia di Salerno, diventa luogo dove il ricordo della Shoah rivive ed è ancora tangibile. Questa mattina è stata inaugurata una mostra fotografica e di documenti appartenuti a monsignor Palatucci ed è stato proiettato un video dei funerali del vescovo svoltisi nel 1961. Presenti anche le scuole con gli amministratori e le istituzioni.
Il museo regionale della memoria e della pace “Giovanni Palatucci” , unico museo della memoria in Campania, è stato istituito a Campagna nel 2008 per raccontare la triste vicenda che la cittadina salernitana ha vissuto durante la Seconda Guerra Mondiale quando, in seguito alle leggi razziali, si decide di istituirvi due centri di internamento per prigionieri politici ed Ebrei.In questo contesto storico si innesta la figura di Giovanni Palatucci, funzionario dell’ufficio stranieri della Questura di Fiume che, d’intesa con lo zio vescovo di Campagna, Giuseppe Maria Palatucci, riesce a salvare da morte sicura centinaia di ebrei internandoli anche a Campagna. Scoperto dai nazisti, Palatucci viene arrestato e trasferito nel campo di sterminio di Dachau dove trova la morte a pochi giorni dalla Liberazione. Nel 1990 lo Stato di Israele lo ha riconosciuto “Giusto tra le Nazioni”, nel 1995 gli è stata conferita la Medaglia d’Oro al Merito Civile “alla memoria” da parte del Presidente della Repubblica mentre la Chiesa Cattolica ne ha avviato il processo di beatificazione. Il museo è rivolto a tutti coloro che intendono approfondire quella che noi amiamo definire “una storia diversa” riconducibile a temi di grande attualità, come: la Shoah, il dialogo interreligioso, la tolleranza, la pace e la fratellanza tra i popoli.
L’itinerario della Memoria e della Pace, realizzato all’interno del complesso monumentale di San Bartolomeo, si snoda lungo una mostra permanente di pannelli fotografici che ripercorrono l’intera storia con documenti e immagini della Shoah. Il complesso monumentale di S. Bartolomeo è il perno intorno al quale ruota l’intero percorso denominato “Itinerario della Memoria e della Pace”.
L’intero percorso museale si focalizza sulla vicenda temporale degli Ebrei; la lacerazione della guerra richiama quella del terremoto del 1980 e gli elementi litici rappresentano i muti testimoni della “Città scomparsa”, che accoglie il visitatore all’ingresso del museo, dopo che questi ha percorso l’itinerario che lo porta, attraverso i vicoli del centro storico e l’erta salita di S. Bartolomeo. Il deambulatorio centrale del primo piano raccoglie tutti i documenti, in originale e/o in copia dell’Ultimo Questore di Fiume, la corrispondenza con lo zio vescovo, gli atti pubblici del campo di internamento, le foto. Nella Sala degli Internati è stata riproposta l’ambientazione di una tipica stanza con gli arredi originali, le suppellettili e le foto d’epoca.
Nella Sala Sinagoga è stata riproposta l’ambientazione di un luogo per il culto presente nel campo. Nella Sala della didattica i pannelli didascalici ed un’onda centrale raccontano la storia dei campi di internamento in Italia e in particolare in quello di S. Bartolomeo. Nella Sala della Shoah è in allestimento un racconto per immagini dell’orrore nazista in Europa, con la crudezza di un reportage, quasi in antitesi alla condizione degli Ebrei nel Campo di S. Bartolomeo. Nella Sala delle matite un lapis testimonia la presenza di ogni singolo ebreo nel campo. La scelta non è casuale: la matita da la possibilità di scrivere ancora la propria storia, mentre il numero di matricola tatuato sul corpo dei deportati con inchiostro indelebile ne segna irrimediabilmente la fine. La Sala della Fuga concluderà il percorso della memoria nel luogo ove gli internati furono fatti fuggire, attraverso le montagne, dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943, quando sembrò certo che niente potesse fermare la furia nazista dopo il grande tradimento degli Italiani. Il cartello, che all’epoca venne fatto trovare nel campo, campeggerà all’interno della sala a testimonianza perenne del coraggio dei responsabili del campo: Ebrei trasferiti, Destinazione ignota. La Sala Donna e Shoah, progetto realizzato dal Liceo – Psicopedagogico “T.Confalonieri” di Campagna. La “Sala polifunzionale” servirà per convegni sul tema ma anche per incontri culturali. Un bookshop sarà efficace veicolo di materiale informativo e didattico dei visitatori, mentre un punto di ristoro potrà essere anche momento di un pausa e di una riflessione sul delicato argomento trattato.