AGORA'OmissisEboli, caso Ises: la truffa avanza, la Procura guarda

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Stallo delle indagini, c’è chi pensa di rivolgersi alla procura generale. Lavori abusivi nella Casa del Pellegrino sanati da pochi giorni: mentre scoppia il caso di Palazzo Fulgione&Merola.

 

Ises, abbiamo un problema: lo stallo delle indagini. Da poco meno di un anno gli uffici giudiziari hanno acceso i riflettori sulla gigantesca truffa operata tra Eboli e Salerno sulle ceneri della vecchia coop per l’assistenza ai disabili e, soprattutto, sulla pelle di una ventina di portatori di handicap tuttora sotto sequestro all’interno della Casa del Pellegrino. Per molto meno si è proceduto con misure cautelari, sigilli e tutto il resto: qui, dopo le inevitabili formalità di rito, dinanzi a 12 milioni di euro di debiti pregressi, maneggi spericolati con nuove strutture pubbliche destinate ad altro, piccole e grandi alchimie societarie, tragedie personali e familiari a più non posso, disabili parcheggiati cui è negata la copertura legale garante di adeguata assistenza, si stenta a lanciare segnali concreti di intervento, legittimando gli osservatori a porsi domande. Eppure lo scrupolo dei vertici della procura è noto, così come lo sono professionalità e perizia dei delegati all’indagine. E allora com’è possibile che si continuino a consentire fatti e condotte impensabili in altri contesti? Alcuni soggetti, danneggiati seriamente dal “sistema” fanno sapere di attendere ancora pochi giorni: dopodiché si immagina di rivolgersi alla procura generale per un’eventuale avocazione delle indagini o addirittura alla procura della repubblica di Napoli. Il che aprirebbe scenari complicati e fastidiosi, per tutti. Le Cronache, come sempre, continuerà ad informare i suoi cinque lettori dell’evoluzione della vicenda.

Specie ora che il progetto comincia ad assumere una fisionomia più precisa e che le tessere stanno andando ad incastrarsi una ad una nel mosaico. L’altro giorno abbiamo scritto del terzo avviso di vendita del ramo d’azienda andato a vuoto, all’interno del quale apparivano macroscopiche le falsità del negozio a partire dalla vendita di una fantomatica “convenzione” che tutti sanno non esistere. Con lo scorrere delle ore ecco che, però, emergono altri particolari interessanti.

In primo luogo una sanatoria di lavori interni al centro polifunzionale di San Cosimo e Damiano: come in molti sospettavano sarebbe accaduto, all’interno del centro è stata modificata la struttura senza autorizzazione, sanando in un secondo momento le opere. Inutile rammentare che quel centro sarà causa di rogne inenarrabili per gli attuali amministratori a causa dell’utilizzo diverso dalle prescrizioni imposte dall’Ue per la concessione del finanziamento (6 mln di euro) così com’è inutile ripetere il rischio default per le casse del comune dinanzi alla obbligatoria restituzione dei fondi. Oggi apprendiamo di una sanatoria, manovra opaca almeno quanto quella del contestuale avvio dei lavori nel Palazzo Fulgione & Merola di via Nazionale (nella foto a sx). Si tratta di un edificio che da circa venti anni si regge sui fondi pubblici dopo anni di gloriosa attività imprenditoriale dei proprietari: prima come sede distaccata del tribunale e ora, in prospettiva, come struttura sanitaria.

I tecnici al lavoro nel palazzo informano che a dare l’avvio dei lavori non è la struttura commissariale dell’ex Ises (non è, cioè, il liquidatore Angela Innocente) come la presunta logica delle cose –e le pubbliche affermazioni- lascerebbero intuire. No, a dare inizio ai lavori è un altro soggetto giuridico, nuovo, che si chiama “Nuova Ises”, che sembrerebbe ancora più spericolato dei predecessori dal momento che stanno operando un cambio di destinazione d’uso al di fuori delle regole elementari che disciplinano la materia. Cioè prima agiscono e poi chiedono il permesso. Si cerca in pratica di trasformare la destinazione dell’immobile da commerciale e terziario in sanitaria: il che è fuori da ogni grazia di Dio, tranne che nel caso Ises evidentemente. Almeno finora. Vedremo se anche questa manovra riuscirà a passare indenne dallo sguardo degli inquirenti. E sarebbe, nel caso, eccessivo dinanzi al quadro emergente: il presidente della nuova coop, il signor Tullio Gaeta, è la stessa persona che ha chiesto la liquidazione coatta amministrativa della vecchia Ises, che dirige in qualche modo ciò che resta della ex compagine sociale dentro la Casa del Pellegrino, che pubblicamente dichiarò che per assistere i pazienti erano stati costretti addirittura a vendere l’oro di famiglia. Oggi, ufficialmente, guida un’altra coop evidentemente in grado di finanziare la surreale operazione. Avranno vinto al Superenalotto, salvo l’ipotesi di esser prestanome di qualcuno interessato a scaricare qualche euro confidando nelle grazie della politica e istituzioni correlate. Dei lavoratori rimasti (pochissimi) e dei pazienti, ovviamente, tutti se ne fregano, a cominciare dal sindaco Cariello con relativo entourage: la riprova è che non è il commissario liquidatore della Ises il contraente del contratto con la famiglia Fulgione bensì un altro soggetto. Per arrivare dove? A questo punto si fa largo solo una ipotesi, che esclude naturalmente chi ancora crede alle favole: riuscire a far diventare quell’edificio una struttura sanitaria per farvi poi chissà cosa. Operazione vietata nelle forme attuali prescelte e possibile solo a due condizioni: che i valorosi consiglieri comunali votino in consiglio la variante al Prg e che, tornando a bomba, chi dovrebbe controllare e agire continui sulla scia di questi mesi. Si vedrà.
dal quotidiano “Le Cronache” del 12 novembre 2017

*Foto palazzo Merola&Fulgione- massimo.delmese.net

 

Peppe Rinaldi

Giornalista

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