Perquisito lo studio medico, sequestrati computer e telefonini: al centro l’ex finanziere, oggi grillino, Angelo Voza, indagato con la moglie per estorsione nei confronti di un imprenditore. Il ruolo del sindaco dietro le quinte. Chi va per certi mari si dice che prenda certi pesci. E’ quel che verosimilmente starà pensando in queste ore l’assessore alle Politiche sociali di Eboli nonché commissario cittadino di Fratelli d’Italia, il dottor Lazzaro Lenza, catapultato suo malgrado in una rogna da cui non risulterà facile venir fuori. Almeno non subito.
Il professionista ebolitano (a sinistra nella foto con il sindaco Cariello), notoriamente persona perbene, non più tardi di quattro giorni fa ha ricevuto la visita dei carabinieri presso il proprio studio medico. I militari avevano ricevuto l’ordine dal pm Maurizio Cardea di perquisire l’ufficio, sequestrare il computer ed altri strumenti tecnologici per la comunicazione. Come in effetti poi è stato, estraendone e copiandone le memorie.
Ma qual è il problema, perché proprio Lenza, soggetto avulso dalle logiche tipiche di un andazzo politico-amministrativo che potrebbe regalare ulteriori dispiaceri? Proviamo a spiegare.
Ricordate quella lettera circolata nel mese di settembre con cui l’assessorato dava solidarietà ad una ex socia di una coop (la Sanatrix-Nuovo Elaion) e che lamentava – a suo dire- di non essere stata reintegrata nel posto di lavoro nonostante una pronuncia giurisdizionale lo ordinasse, accanto al recupero di circa 160mila euro di spettanze e diritti maturati non goduti? Questo giornale, ovviamente in rituale solitudine, non si bevve la storiella conoscendone i protagonisti e raccontò i fatti per come erano andati.
E cioè: 1) le doglianze della signora, Giuseppina Giannattasio, intanto non erano state messe nero su bianco dall’interessata bensì dal marito, l’ex sottufficiale della Gdf Angelo Voza, vecchia conoscenza di queste colonne, oggi arruolato nel clan dei “casaleggesi” come collaboratore di quel gentiluomo che l’altro giorno l’Italia intera ha potuto apprezzare mentre in Senato faceva il gesto dell’ombrello nelle fasi del voto sulla legge elettorale (il senatore siciliano del M5S Giarrusso); 2) il contenuto non era veritiero in quanto la reimmissione nella qualità di socia della coop era stata fatta in ossequio alle leggi e alla sentenza -seppur poi appellata- e il danaro preteso non doveva essere versato in suo favore perché il giudice civile (Giuseppe Fortunato) l’aveva espressamente negato rimettendo eventualmente l’istanza ad un nuovo giudizio; 3) la pretesa della signora notificata finanche al Quirinale oltre che alla prefettura e a un numero imprecisato di indirizzi istituzionali, era un escamotage per fare pressioni sugli organi di vigilanza, sui media e sulla pubblica opinione di modo che la coop, che -ricordiamolo- da’ lavoro a circa 300 persone, subisse le opportune conseguenze; 4) l’assessore Lenza, che tra l’altro mai ha incontrato la donna ma soltanto il di lei consorte, personaggio notoriamente avvelenato nei confronti della coop dopo che questa provvide a licenziarne la moglie, “sposò” il problema dando seguito ad una nota che il prefetto di Salerno aveva inviato al comune chiedendo l’intervento dei servizi sociali perché immaginava il caso come uno dei tanti di grave indigenza, senza conoscerne i retroscena, insomma un atto di prammatica che non si nega a nessuno; 5) solo che Lenza nel farlo commise il grave errore di effettuare un copia/incolla da un file che lo stesso Voza aveva predisposto, andandosi così ad infilare in una situazione dalle tinte più che oscure; 6) lo zampino del sindaco Cariello apparve evidente sin dal principio tant’è che le risultanze investigative avrebbero già confermato il suo ruolo all’interno di un vicenda opacissima.
Lo scrivemmo alcune settimane fa: ora la conferma arriva dal fatto che per questa storia sia il Voza che la signora Giannattasio (insieme ad un funzionario del Mise che diede seguito ai deliri contenuti nella lettera ordinando ispezioni alla coop, ovviamente finite in nulla) sono indagati per estorsione nei confronti del presidente della coop, mentre Lenza oltre al concorso nel reato principale dovrà difendersi anche dall’accusa di falso ideologico.
Una tegola seria sulla periclitante amministrazione di Massimo Cariello (a destra nella foto), protagonista dietro le quinte di questa squallida storia da sottoscala di caserma di serie C. Lenza è in pratica stato inguaiato dal sindaco, amico di tutti e quindi di nessuno, per averlo spinto ad occuparsi della cosa e, soprattutto, per avergli poi impedito di correre ai ripari una volta acclarata la reale natura di questa vicenda.
Quando ne scrivemmo settimane fa l’ex finanziere precisò stizzito via Fb che lui in comune era andato non per Lenza ma per organizzare la presentazione del libro di un ex generale dei carabinieri, prevista stamane al liceo scientifico di Eboli. Una iniziativa sulla legalità (il più comodo vessillo degli ultimi anni per chi vuol rifarsi una verginità) in linea con un certo universo giornalistico che se non vede complotti e malaffare ovunque non saprebbe cosa scrivere o raccontare. Infatti basti pensare che oggi dovrebbe esserci anche uno dei due fratelli Ruotolo, Sandro, storica spalla di Michele Santoro, gli stessi che per anni ci hanno propinato esempi di moralità e rettitudine come Massimo Ciancimino. Ecco, così come poi si è scoperto -ma non ci voleva molto a capirlo- che il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo era un pataccaro professionale e non una “icona dell’antimafia” come voleva l’ex pm Ingroia (tant’è che oggi è in galera) così si è appurato che uno degli organizzatori della presentazione di stamattina aggiunge al suo curriculum penale un’altra ipotesi di reato: innocente fino a prova contraria, certo, ma accanto ai processi per calunnia, diffamazione aggravata, appropriazione indebita e falsa testimonianza nei fori di Trapani, Salerno e Napoli, l’ex finanziere oggi alfiere dell’onesta’ colleziona ora pure l’estorsione. Trascinando Lenza nella vergogna, peraltro ingiustamente. E non solo il forse già ex assessore.
dal quotidiano “Le Cronache” del 27 ottobre 2017
*Foto- da massimo.delmese.net