OmissisPolisBassolino a «Libero»: «Nel Pd molti sono di destra». L’intervista

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Antonio Bassolino è stato tante cose: dirigente del Pci, coordinatore di una mozione autonoma quando iniziò la scia dei traumi da scissione in Pds e Rc, parlamentare, sindaco di Napoli due volte e capofila della famosa “stagione dei sindaci”, presidente della giunta regionale campana, anche qui con un bis elettorale strepitoso, ministro del Lavoro fino alla gran rogna dei rifiuti e del debito sanitario regionale che causò il commissariamento, che dura tuttora, del settore, fatti cui la nostra mente ancora rimanda pensando a quegli anni. La sua disponibilità al confronto però non è cambiata, anche stavolta, anche con Libero che con lui mai è stato tenero (eufemismo).

Presidente, cominciamo da un classico: in Senato oggi ci sono circa cinque “sinistre”. È il segno del definitivo distacco dal cosiddetto Paese reale in cui, peraltro, non sembra vi sia tanta voglia di sinistra?
«È il segno della frantumazione di tutta la politica italiana e del suo distacco dalla realtà. È così a sinistra, al centro, a destra e questa frantumazione è agevolata ed accresciuta dal ritorno al proporzionale».
Lei ha detto alla festa Mdp di Napoli che quella presente «è la mia gente»: lo direbbe anche in una festa dell’Unità del Pd?
«È la mia gente, un pezzo del mio mondo, ho detto. Altri pezzi sono alle feste dell’Unità ed altri ancora, purtroppo, nella grande area dell’ astensionismo. Bisogna costruire un nuovo e largo centro sinistra».
D’Alema, Bersani, Speranza e Pisapia: siamo alle solite con generali senza truppe o intravede una possibilità di riuscita di un progetto che resta pur sempre di matrice scissionista?
«Dipende dall’iniziativa sociale nei prossimi mesi e dalla legge elettorale. Uno spazio a sinistra del Pd è indubbio: come e quanto possa essere riempito viene deciso dalla politica».
E a chi dice che Mdp in sostanza ha preso il posto della vecchia Rifondazione lei cosa risponderebbe?
«La situazione è molto diversa dal ’96 (Mattarellum, maggioritario). Mdp poi è un movimento, così si definisce, e deve riuscire ad incontrarsi con Pisapia e con altre forze di sinistra e civiche».
D’Alema lo conosce bene, è stato anche “suo” ministro: se le dicessi che oggi fa quasi tenerezza per un certo tipo di impuntature cosa risponderebbe?
«Le impuntature le ha sempre avute, è sempre stato di centro (nel Pci, nel Pds, nei Ds e nel Pd) ed ora, essendosi molti spostati a destra, si ritrova a sinistra. Tra di noi ci siamo spesso confrontati con posizioni diverse ma sempre con reciproco rispetto».
Se fosse possibile semplificare tra Renzi e D’Alema chi sceglierebbe e perché?
«Nella mia vita politica sono stato ingraiano e berlingueriano. Mi è bastato. Ho sempre cercato di portare avanti le mie idee politiche discutendo con D’Alema e con Renzi (che ho sostenuto, e che poi ha fatto seri errori politici)».
Il Pd e relativo circo mediatico hanno lottato per eliminare Berlusconi. Ora è il Pd che rischia lo stesso con il M5S….
«Gli avversari non vanno eliminati, vanno contrastati e sempre dentro un limite giusto da non superare mai: altrimenti si corre il rischio della comune rovina dei partiti in lotta distruttiva tra di loro».
È d’accordo sul fatto che finché ci sarà un qualsiasi pm di una qualsiasi procura deciso ad indagare per “capire se ci sia da indagare” su un premier, un governatore, un sindaco, l’Italia non uscirà dalla crisi istituzionale in cui è precipitata dal 1992?
«È evidente che le poche riforme finora fatte non hanno portato ad un nuovo e giusto equilibrio, dopo la rottura del ’92 -93, tra politica e magistratura».
Eppure ha sperimentato sulla sua pelle l’utilizzo anomalo della giustizia: ci aspettiamo da lei parole chiare su quello che è il problema dei problemi.
«Dopo otto anni di processo sono stato pienamente assolto nel merito, pur essendo i reati ipotizzati ormai prescritti. Altri casi simili ci sono stati e dovrebbero essere materia di seria riflessione».
Lei si attirò tutta l’epica negativa dei rifiuti: a distanza di anni cosa dice?
«Quando scoppiò la crisi non ero più commissario ai rifiuti da quattro anni, ma essendo il principale protagonista della vita politica napoletana e campana tutto si è scaricato ingiustamente su di me».
Posso immaginare i voltafaccia di tanti. Da chi se lo aspettava e da chi no?
«Il fatto più doloroso è stato il comportamento dei vertici del mio partito e dunque, per tanto tempo, una vera solitudine politica. Eppure non ci voleva molto per dire: fiducia nella giustizia ma abbiamo piena fiducia anche in Antonio».
Un voto agli ultimi due governi lo esprime?
«Sono state fatte scelte importanti sul piano civile e su alcuni temi sociali (lotta al caporalato, prime misure di reddito di inclusione) ma lungo è il cammino da fare per costruire una svolta che finora non c’è stata».
Con il centrodestra lei non ha mai avuto un rapporto malato, celebre fu il tratto istituzionale che mantenne con i governi del Cav, a partire dal famoso G7 a Napoli con i Clinton e poi anche dopo. Possibile che non riuscisse a “spiegarlo” ai colleghi di partito e di coalizione che tutto sarebbe diventato un boomerang, come effettivamente è stato?
«Le racconto un episodio. Quando Berlusconi seppe dell’avviso di garanzia deciso dalla Procura di Milano eravamo assieme al teatro San Carlo e il giorno dopo si apriva la Conferenza Onu contro la criminalità organizzata. Berlusconi era molto scosso e voleva rientrare subito a Roma. Sono stato io a dirgli di restare, di aprire i lavori della conferenza e poi di andare a Roma. Per me i rapporti tra le istituzioni, in quel caso tra il sindaco di Napoli e il presidente del Consiglio, devono essere sempre di reciproca lealtà e collaborazione».
Secondo lei Berlusconi può tornare a vincere?
«Mi sembra difficile. L’ipotesi più probabile è che non vinca nessuno».
Ha sempre tenuto alta la bandiera del meridionalismo. Come giudica i referendum di Lombardia e Veneto?
« Al di là dei referendum la verità è che bisogna riprendere il cammino delle riforme superando le disfunzioni e le confusioni che si sono venute a creare tra Stato, Regioni e Comuni».
Diciamola tutta: ci sarà anche una grossa componente di responsabilità di noi meridionali (chi la intervista lo è) per le oggettive disfunzioni nel sud Italia?
«Certamente, il Sud ha molte ragioni dalla sua parte ma è sbagliato scaricare sugli altri anche le proprie responsabilità».
Veniamo a Napoli e all’attuale sindaco De Magistris. Quanto disperata era la situazione al punto da affidarsi ad un ex pm infarcito di altermondialismo, antagonismo sociale mischiati ad un curriculum che non era – diciamo – esaltante?
«De Magistris è stato molto aiutato dalle primarie del Pd: nel 2011 senza la proclamazione di un vincitore e nel 2016 con le schifezze fuori dai seggi viste in tv da milioni di italiani».
Ci sono stati passi in avanti nella gestione di Napoli da quando amministra De Magistris?
« De Magistris dovrebbe fare di più il sindaco e occuparsi dei problemi concreti (bus, strade, verde pubblico ) invece che l’agitatore politico».
Lei è ancora ben voluto dai napoletani, meno dagli osservatori seppur con qualche ragione: perché secondo lei?
«Molti napoletani mi vedono ancora come l’ex sindaco che ha cercato di essere il sindaco di tutti i cittadini».
Salvini a Napoli: lei si sarebbe comportato come De Magistris?
«Avrei fatto in modo che potesse esprimere le sue idee, diverse dalle mie e per me sbagliate».
Regione Campania, croce e delizia della sua carriera politica. Ora governa De Luca, voi non vi siete mai amati sin dai tempi del Pci. Che idea s’è fatto di questi due anni di presidenza?
«De Luca deve cercare di capire di più Napoli perché se Napoli non è tutta la Campania è anche vero che la Campania e il Sud senza Napoli sono come un corpo senza testa».
De Luca ha lanciato l’allarme sulle gang degli extracomunitari che avrebbero sostituito anche quelle della camorra. Perché solo lui ha lanciato l’allarme e il Pd invece è pronto a spalancare le porte a tutti?
«Bisogna tenere assieme sicurezza e solidarietà, sempre. A Napoli ho sollevato con forza, per fare un esempio, il tema della stazione centrale e di piazza Garibaldi: una grande area fuori controllo, in mano all’abusivismo e alla camorra».
Non annoiamoci con leggi elettorali e formule astruse: le chiedo invece se andrà alla festa dei 10 anni della nascita del Pd. Veltroni ha fatto sapere che ci andrà.
«I dieci anni dalla nascita sono una occasione importante per una seria riflessione, da fare a Roma e a Napoli e in tutto il paese, sul percorso del Pd: le ragioni della sua nascita, il rapporto con l’Ulivo, le difficoltà e contraddizioni di oggi, le incerte prospettive per il futuro e per il governo del paese».
Per chiudere: la vita è strana, è successo che De Magistris sia diventato sindaco di Napoli, potrebbe accadere che Di Maio diventi premier…
«Di Maio non sarà premier. I 5 Stelle sono troppo forti per fare solo opposizione ma troppo poco forti per guidare l’Italia».
dal quotidiano “Libero” del 9 ottobre 2017

 

Peppe Rinaldi

Giornalista

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