“Subsidenza”, cioè sprofondamento del suolo. E’ questa la parola chiave che potrebbe spiegare la tragedia di ieri a Pozzuoli in cui hanno perso la vita padre, madre e fratello maggiore di una famiglia del nord Italia. Il secondo figlio, di soli 7 anni, s’è salvato dopo aver assistito ad una scena terrificante. Difficile trovare le parole per immaginare il suo stato d’animo.
Dalle prime ricostruzioni emerge che tutto sia successo quando il figlio undicenne della coppia piemontese in vacanza in Campania si è spinto oltre la recinzione che delimitava lo spazio inaccessibile ai visitatori, forse incuriosito da qualcosa, forse attratto dagli sbuffi di gas promananti dal terreno gassoso, chissà. Pochi secondi, inizia e finisce un autentico incubo fattosi realtà: il papà, nel tentativo di agguantarlo e farlo rientrare nell’area sicura, salta la catena bicolore che fungeva da barriera ma il terreno si spalanca sotto i suoi piedi e precipita per circa tre metri. La moglie cerca a sua volta di aiutare marito e figlio ma precipita anche lei: i gas sotterranei non hanno dato loro scampo lasciandoli esanimi in fondo al piccolo cratere. Il più piccolo -e, dunque, il più debole- è corso via atterrito dopo aver visto la terra ingoiarli uno ad uno. Nel momento in cui Libero va in stampa il minore, che si chiama Alessio, è ancora affidato agli assistenti sociali del comune di Pozzuoli e ad uno psicologo in attesa dell’arrivo dei nonni da Torino.
Le vittime sono Massimiliano Carrer, di 45 anni, Tiziana Zampella, di 42 e Lorenzo, primogenito undicenne. Vivevano a Meolo, in provincia di Venezia, ma sono originari del Piemonte: erano in vacanza e stavano rientrando a casa prima dell’inizio della scuola. Un’ultima tappa, forse, quella fatale, drammaticamente inappellabile.
«Ho visto un bambino scappare piangendo, non pensavo di trovarmi di fronte alla più brutta tragedia della mia vita», ha raccontato Diego Vitagliano, pizzaiolo con l’attività sul lungomare di Pozzuoli, personaggio noto nel settore e tra gli appassionati della specialità campana. Vitagliano era alla solfatara per un sopralluogo di lavoro perché martedì prossimo avrebbe dovuto cucinare una “pizza geotermica” nell’ambito della manifestazione cultural-gastronomica “Malazé”. Ha invece incrociato una famiglia distrutta: “Sono ancora sotto choc, hanno fatto una fine terribile in quella che doveva essere un’allegra giornata in gita” ha aggiunto. Gli fa eco Armando Guerriero, titolare del bar di fianco all’ingresso della solfatara, dove il piccolo Alessio è stato accomodato per un paio d’ore: “In 40 anni di attività in questo posto non è mai successo nulla. Il bambino era sconvolto, piangeva e chiedeva insistentemente della madre”. Parole che, tradotte in immagini, trafiggerebbero qualsiasi cuore.
Ad estrarre i corpi sono stati i vigili del fuoco, i soccorsi sono arrivati subito ma per loro non c’era più nulla da fare. L’intera area è stata subito interdetta. Ma cosa li ha uccisi, la caduta di poco meno di tre metri oppure le esalazioni? E perché si è aperta quella buca? La certezza potrà darla solo l’autopsia, già ordinata dal magistrato di turno ma è lecito supporre che la morte sia intervenuta per un accumulo di anidride carbonica nell’antro del cratere a poca distanza dal fango ribollente, l’attrattiva principale del posto visitato ogni anno da migliaia di persone, in primis scuole e famiglie. Una beffa del destino: quei gas sono “buoni” se inalati in superficie, tant’è che vengono consigliati per diverse terapie aerosol, mortali invece quando si raccolgono nel sottosuolo. Verosimilmente il nostro caso. Perché si sia aperta la voragine sotto i piedi della sfortunata famiglia lo si spiegherebbe con le piogge delle ultime ore che hanno trasformato la sabbia da compatta in friabile, che avrebbe allargato un cratere già noto e recintato.
L’area è gestita da una società privata, la “Vulcano Solfatara srl”, occupa circa 15 addetti ed è visitabile sia con guide ad hoc che autonomamente.
Il terreno poroso, da cui fuoriesce il gas, origina il fenomeno della subsidenza, in pratica si creano dei vuoti nel terreno che non vanno generalmente oltre pochi centimetri. Ieri la prima, tragica novità.
dal quotidiano “Libero” del 13 settembre 2017
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