2,8 milioni di euro versati “a tempo scaduto” all’ex coop Ises. Una funzionaria di via Nizza, a capo di un ufficio diverso e firmando gli atti da sola, liquida in 15 giorni somme a cinque zeri, aggirando la decadenza del rapporto con il centro. Soldi che i dipendenti, da due anni senza stipendio, manco hanno visto.
Aggiornamento per i nostri cinque lettori, ansiosi di conoscere il finale di questo “(il)legal thriller” chiamato Ises, visto che almeno dal 2011 ne leggono di tutti i colori.
La notizia, oggi, non è tanto che sia stato pubblicato il bando per la cessione del ramo d’azienda sottoscritto dal commissario liquidatore, l’avvocato Angela Innocente; né che vi abbiano scritto, grazie a perizie tecniche un po’ acrobatiche, che il ramo in questione sarà ceduto per 3 milioni e 800mila euro (pari all’importo un tempo accreditato presso il Ssr); e neppure che il bando in sé appaia in linea con la filosofia “creativa”, originaria ed attuale, di tutta l’operazione (cioè: non è una struttura accreditata, è tuttora ‘pericolante’ e fuori legge nonostante il trasloco in nuova sede, dunque di cosa disponga con tanto valore non sembra chiaro; risulta soccombente in due ricorsi presso il Tar e in uno al Consiglio di Stato; non ha la proprietà di un immobile in cui esercitare l’attività; ha una convenzione con il Comune della durata di soli 90 giorni per l’utilizzazione della cosiddetta “Casa del Pellegrino”; risulta senza i requisiti organizzativi per erogare le prestazioni; la stessa sede manca di quelli strutturali, obbligatori per l’esercizio dell’attività sanitaria; non eroga prestazioni riabilitative per conto dell’Asl dal 2014; non è titolare di un accordo contrattuale -indispensabile per erogare prestazioni per conto del Ssr- dal 2014 e, ancora, non ha ricevuto pagamenti dall’Asl per prestazioni eventualmente erogate nel 2015 e nel 2016, la prova della sua “inesistenza” in pratica). E non è, infine, neanche la serie di fesserie raccontate dal sindaco di Eboli nell’ultimo consiglio comunale rispondendo all’interrogazione dei consiglieri Mdp, nell’ignavia generale che accomuna, sul caso, il resto dei rappresentanti del popolo cosiddetti.
La notizia vera, invece, affonda nel recente passato, dicendola lunga sul presente: vale a dire che, nonostante il rinomato stato di illegalità dell’ex coop targata Pd -dove s’è infilato poi il “centrista” Cariello col papocchio del Pellegrino- l’Asl ha continuato ad erogare altro danaro in suo favore. Sono circa 2,8 milioni di euro per le “attività svolte” da febbraio a novembre 2014, liquidati fino al settembre 2015, cioè quando tutto già cadeva a pezzi da tempo. Eppure la stessa Asl, proprio a febbraio del 2014, aveva deliberato la non accreditabilità dell’Ises per le note ragioni, carenza peraltro certificata l’anno precedente da una commissione ad hoc. Pare ovvio, dunque, che se l’Asl dica che il centro non può più operare per il servizio sanitario pubblico, debba interrompere subito ogni erogazione. E che gli uffici si regolino di conseguenza, non foss’altro che per cautela. Invece i soldi sono stati versati ugualmente. Se qualcuno volesse saperne di più, senza doversi sciroppare elenchi sterminati di atti sui siti web aziendali, può chiedere a ‘Le Cronache’ l’elenco delle fatture liquidate, almeno di quelle recuperate sin qui. Precisamente, sono 2.719.505,82 euro se si considerano anche due fatture relative al gennaio 2014.
Prendiamo ora un paio di queste determine dell’Asl per capire come funzionino certi meccanismi della burocrazia maneggia-danaro e, soprattutto, i relativi sistemi e uffici di controllo: si tratta della numero 144 del 28 agosto 2015 e la numero 157 dell’11 settembre successivo, grazie alle quali all’ex centro di riabilitazione sono stati riconosciuti euro 551.931,12 ed euro 604.415,33 rispettivamente. Soldi dovuti? Per come hanno sistemato le carte (la parte motiva degli atti) sembra di sì, tutto filerebbe liscio. Il “ragionamento” che fa il dirigente, peraltro firmando in beata solitudine, è stato questo: vero è che l’Ises sta passando quel che sta passando tra ricorsi controricorsi revoche e impugnazioni, ma il centro non risulta più convenzionato a partire dal 31 ottobre 2014, data di pubblicazione dell’elenco ufficiale delle strutture accreditate con la Regione (il decreto n.116, nel quale non compariva l’ex coop) e quindi le fatture che ci hanno presentato le dobbiamo liquidare. Firmato: dottoressa Antonia Scaramuzza, Referente aziendale per i tetti di spesa, che sottoscrive anche per conto del capo della Macro Area-Programmazione e Committenza, il dottore Federico Pagano, in quel periodo, pare, lontano dagli uffici per motivi di salute.
Si presume che all’origine vi sia una delega specifica in favore della dirigente per firmare atti di liquidazione, specie di dossier spinosi come l’Ises, di cui l’ Asl era, peraltro, a conoscenza da tempo. Come si presume, ancora, ve ne sia un altro di atto specifico di vertice, che qualifichi come “Referente aziendale per i tetti di spesa” la dirigente che ha autorizzato l’esborso di oltre un milione di euro in quindici giorni in favore di una struttura notoriamente fuori legge: sull’Atto aziendale, in pratica la carta di identità dell’Asl, la dirigente è indicata come “Responsabile servizi informativi”, che dovrebbe essere tutt’altro tipo di lavoro rispetto al potere di movimentare danaro pubblico. A parte ciò- che pur non sembra poco- c’è un punto forse più interessante, che proviamo a sintetizzare così: se l’Asl dice che fino ad ottobre 2014 i soldi sono dovuti all’Ises ‘in virtù’ del decreto 116 (l’elenco definitivo dei centri accreditati) perché ha pagato anche il mese di novembre? Una spiegazione ci sarà. Ancor più colpisce la circostanza accennata, cioè che l’Asl sapesse almeno dall’estate 2013 che la coop non era in regola (per la verità lo sapeva da molto prima, carta canta), cioè quando la commissione nominata per la verifica dei requisiti diede parere negativo, assunto poi in una delibera del febbraio successivo (2014) della Direzione generale. Scegliendo come parametro di riferimento un atto datato 31 ottobre 2014, il dirigente ha potuto liquidare, aggiungendoci pure un mese. Immaginiamo i sentiti ringraziamenti. Non valgono niente, allora, il lavoro della commissione nominata dall’Asl e il successivo atto deliberativo della Direzione generale? La commissione la mandarono in gita ad Eboli e la decisione della Dg dell’Asl può non aver significato alcuno per un dirigente che interpreti e concateni la normativa in un certo modo? L’organismo di verifica nominato da via Nizza sancì la carenza dei requisiti in un preciso momento: è a monte che i rapporti si interrompono con l’Asl, non a valle quando la Regione provvede alla pubblicazione di un semplice elenco.
Intanto i soldi sono andati. Se siano stati girati ad Equitalia, visto il noto monte debiti accumulato con l’erario, e se i dipendenti abbiano visto qualche centesimo (sarebbero stati pagati fino a febbraio 2015) sarà motivo di ulteriore curiosità. Per ora, ancora soltanto nostra.
dal quotidiano “Le Cronache”