GIUSTIZIAOmissisWhy Not: così la Procura generale di Salerno ha «seppellito» De Magistris

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La procura generale ferma il sindaco partenopeo De Magistris: non può fare appello contro l’assoluzione delle persone che aveva accusato del complotto contro di lui per sfilargli le inchieste. Non era vero nulla, i giudici salernitani avevano visto giusto. I 70 esposti raccolti dall’ex pm Gabriella Nuzzi all’origine di un processo “fotocopia” di quello già naufragato in Calabria: Giggino a ottobre insisteva ancora, la sberla arriva in una sola settimana

 

“Caro Luigi De Magistris, continui a dolerti del fatto che al tempo in cui facevi il nostro lavoro, il magistrato, interessi loschi e trasversali abbiano congiurato per strapparti dalle mani delicate indagini in Calabria, segnatamente le “Poseidone” e “Why Not”. Lasciamo perdere se dopo tanti anni c’è ancora chi creda a tanto, circoscriviamo la cosa alla materia strettamente giuridica. Hai sostenuto che fossero state alcune persone in particolare a ordire un complotto contro te che stavi stroncando il malaffare sulla Terra, li hai denunciati qui nella locale procura competente nel periodo in cui facevi avanti e indietro tra Catanzaro e Salerno -si narra di una settantina di esposti raccolti da un solo pm salernitano con cui avevi fitte corrispondenze diurne e notturne, la dottoressa Gabriella Nuzzi- alternandoti a Massimo Ciancimino, Antonio Ingroia e Marco Travaglio negli studi Rai di Anno Zero, dal conterraneo Michele Santoro, quando non stavi rilasciando interviste altrove. E allora te lo spieghiamo per l’ennesima volta, visto che non ti sono bastati i naufragi delle inchieste da te progettate e neppure i fallimenti di quelle nate dalle tue denunce, com’è nel caso dell’assoluzione, nell’incredibile “Why Not 2” proprio qui a Salerno, della cricca di cospiratori da te indicata: l’ex sottosegretario del governo Berlusconi, Pino Galati, l’ex parlamentare di Forza Italia, il noto penalista Giancarlo Pittelli da Catanzaro, l’ex leader sudista della Compagnia delle Opere, l’imprenditore Tonino Saladino, il tuo ex procuratore capo Mariano Lombardi, il figlio di primo letto della moglie di quest’ultimo, poi deceduto, l’avvocato Pierpaolo Greco, l’ex procuratore aggiunto di Catanzaro, Salvatore Murone e l’ex avvocato generale dello stato Dolcino Favi.

E lasciamo anche perdere come sia stato possibile istruire qui a Salerno un processo fotocopia di quanto già demolito altrove (il Why Not 1) e concentriamoci sul merito: il tribunale ha assolto tutte quelle persone nell’aprile scorso “perché il fatto non sussiste”, cioè non risulta provato -quindi non esiste, vale a dire che non c’è stata alcuna corruzione giudiziaria nascente da alcun patto occulto per toglierti quelle inchieste perché i fatti che tu indichi sono accaduti anni prima che le indagini fossero avviate, non si può stringere un pactum sceleris a futura memoria, le persone che tu dici ne abbiano ricavato benefici e utilità guarda caso sono finite sotto processo. Ed altro ancora. Questo ha pensato il collegio salernitano quando li ha assolti e io, procura generale, dinanzi alla tua insistenza ancora ad ottobre di quest’anno nel sollecitare il nostro ufficio a proporre appello contro la sentenza assolutoria, dico un secco no.

Ora te lo ripetiamo e speriamo che sia l’ultima volta: hanno fatto bene ad assolverli perché non stava in piedi una sola delle ipotesi contemplata da pubblici ministeri che avevano sposato la tua linea (i pm Alfano e Minerva, ndr) e poi dovresti sapere che, se pure quest’ufficio riconoscesse dignità giuridica alle tue lamentazioni, e non lo fa in quanto insussistente ogni ragione per farlo, è tutto quasi prescritto. Costringeresti pertanto – e non sarebbe la prima volta- ad attivare procedure onerose e defatiganti. Strano che non te ne sia avveduto sollecitando la procura generale ad appellarsi. Anche se volessimo derubricare, come da te auspicato in subordine, la corruzione in atti giudiziari in abuso d’ufficio, pure ci faresti perdere tempo perché non soltanto anche questa fattispecie neppure risulta ravvisabile ma perché tra poco si prescrive pure lui (il reato di abuso). Tempo e soldi da perdere per inseguire i tuoi assunti, così antigiuridici e antilogici non ne residuano e, pertanto, proporre appello contro l’assoluzione degli autori di un complotto immaginario non sta ne in cielo né in terra. Si mandi tutto in cancelleria per le notifiche del caso”.

 

Quello che avete appena finito di leggere è la trasposizione in volgare, romanzata, con inserti immaginari ma riassuntivi dei fatti storici salienti e relativo contesto, delle ragioni con cui la procura generale di Salerno il 10 ottobre scorso ha stroncato il tentativo dell’ex pubblico ministero Luigi De Magistris, oggi sindaco di Napoli, di ricorrere in appello contro la sentenza che nell’aprile scorso ha assolto (una seconda volta) le stesse persone, triturate vanamente dall’allora pm ed oggi definitivamente scagionate. Quelli che non l’avrebbero lasciato lavorare. Sperava in un ribaltamento ma per fare un II grado ci vogliono argomenti seri, concreti, giuridicamente e storicamente fondati, competenze e molto altro. Mancava tutto, secondo la procura generale di Salerno, nella sollecitazione depositata il 3 ottobre 2016: nel volgere di una solo settimana l’ufficio ha deciso, con il decreto 52/16 emesso ai sensi del’art.572 del codice di procedura penale.

Ci voleva una Maria Maddalena, nome evangelicamente significativo com’è quello del sostituto procuratore generale Russo, che del caso si è occupata con evidente slancio giuridico condito da forbite ironie. “…sarebbe violato il principio di legalità formale, previsto dagli artt. 25 Cost.e 2 cod.pen. se l’appello venisse accolto…(che è come spiegare a un calciatore professionista che non si può fare gol con le mani, ndr)”; “il giudice ricorrerebbe al non liquet”; “le eventuali fattispecie principali e subordinate sono in fase di prescrizione” e molto altro ancora.

Una sberla al sindaco di Napoli da quella Salerno dove, dinanzi ad un impianto così evidente nella sua fragilità, è stato possibile prendere sul serio le ultra verificate inconsistenze delle ragioni di De Magistris: ma dov’è stato al tempo stesso possibile venirne fuori con una sentenza magistrale e con un rigetto delle fantasiose pretese d’appello di analoga qualità. Sforzandosi di non ridere.
dal quotidiano “Le Cronache” del 12 novembre 2016


Peppe Rinaldi

Giornalista

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