AGORA'Rischio sismico: le vulnerabilità del nostro Paese

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Sono stati resi noti oggi studi (tra cui il rapporto Ance-Cresme su “Lo stato del territorio italiano – Rischio sismico e edifici industriali”) che hanno rivelato in Italia aree ad elevato rischio sismico,  pari al 44% della superficie italiana (131mila kmq), il 36% riguarda 2.893 comuni, dove sono stanziate 21,8 milioni di persone (36% della popolazione, per un totale di 8,6 milioni di famiglie) e vi si trovano circa 5,5 milioni di edifici tra residenziali e non residenziali.

Dal dossier di Luigi Cerciello Renna sono undici le regioni che hanno porzioni di territorio nella zona sismica 1, la piu’ pericolosa. Triste primato per la Campania che conta 5,3 milioni di persone che vivono in 489 Comuni a rischio sismico elevato, seguita da Sicilia e Calabria. E in siffatto scenario il rischio sismico e’ ampliato dalla rilevante vulnerabilita’ del patrimonio edilizio italiano che e’ stato costruito per oltre il 60% prima dell’entrata in vigore delle prime disposizioni antisismiche che risalgono al 1974. In particolare, le abitazioni residenziali della zona 1 ammontano a 1,9 milioni, oltre la meta’ delle quali costruite prima del 1971.

Sarebbero poi oltre 2,5 milioni gli edifici ad uso residenziale in pessimo o mediocre stato di conservazione, dei quali oltre 2,1 milioni risultano costruiti prima dell’avvento della normativa sismica di riferimento. Quest’ultima e’ entrata in vigore nel 1974 (con la Legge n. 64) e quindi le abitazioni realizzate in epoca precedente non sono state costruite secondo le prescrizioni tecniche solo allora introdotte. Disposizioni peraltro semplici, dal divieto di sovrappesantire le strutture con tetti pesanti ma utilizzando solai in legno agli orizzontamenti piani legati con dei cordoli in calcestruzzo, alle ricuciture delle murature attraverso tecniche di cuci e scuci, dalle iniezioni di cemento alle reti elettrosaldate. Norme che si applicano nei casi di nuove costruzioni, di ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente che ne muti la destinazione d’uso, di interventi che impongano di rivedere la stabilita’ dell’opera.
Agricolae

 

Redazione Eolopress

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