OmissisEboli, 25 disabili senza energia elettrica per ore: arrivano i carabinieri

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Non si capisce cos’altro debba accadere prima che qualcuno si decida ad intervenire. L’Ises, ormai ex cooperativa per il trattamento dei disabili, è senza energia elettrica da diverse ore. Pare che un paio di bollette non siano state onorate. Salvo smentite notturne e/o cambiamenti di rotta finali le cose sono andate in questo modo.

 

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Ieri sera intorno alle 21,30 sono intervenuti i carabinieri, su sollecitazione opportuna, i quali non hanno potuto far altro che constatare la situazione, avvisando la massima autorità sanitaria della città, il sindaco Cariello. Nel momento in cui Le Cronache è andato in stampa ancora si ignoravano le decisioni assunte dal primo cittadino. Il quadro sarà più chiaro nel corso della giornata, con i relativi perfezionamenti dei flussi di informazione. 

Certo, l’unica cosa che ci sarebbe da fare sarebbe avvertire la prefettura, eventualmente la procura, e procedere al riallineamento delle condizioni minime di civiltà attraverso la ricollocazione coatta dei pazienti in altre strutture. Ce ne sono in giro fin troppe, una soluzione, volendo, la si trova. Volendo, appunto. 

Sta di fatto che 25 disabili, alcuni dei quali gravi e che necessiterebbero di un trattamento adeguato -così come per anni essi hanno garantito, “pagando” 180 euro ciascuno al giorno, la baldoria agli amministratori della coop affiliata alla mitica Lega bolognese– si trovano ora in una condizione obiettivamente tragica. Inutile provare a descrivere cosa significhi vivere, specie con la canicola di queste ore, senza energia elettrica. Moltiplichiamo per venticinque, per giunta in un centro sanitario, e ci si fa subito un’idea di come la cosa non possa essere tollerata oltre. 

L’idea che siano prigionieri di disegni concepiti altrove non è azzardata: lo dimostra il fatto che c’è un interminabile balletto attorno al caso senza che però si facciano passi in avanti, come fossero in ostaggio: intanto vi tengo qua, senza titolo e fuori dalle regole, prima o poi qualcuno mollerà un osso. Se non fossero persone così deboli, incapaci di potersi difendere, molti abbandonati da famiglie e parenti, nessuno si sognerebbe di osare tanto. Eppure succede, continua a succedere. 

Molte le fesserie raccontate, troppe quelle avallate. Il cuore del discorso i nostri famosi cinque lettori lo conoscono fin troppo: l’Ises è la storia di una gigantesca corruzione che avvolge numerosi ambiti della società: politica, amministrazioni locali, Asl e distretto sanitario, funzionari e burocrati locali, provinciali e regionali, sindacalisti, ispettorati vari e via elencando. La cosa che colpisce è l’altrettanto gigantesco ritardo accumulato dagli organi di controllo di legalità (la parolina magica di questi anni) per porre fine allo scandalo. Di elementi ne avrebbero a bizzeffe e tutti reggerebbero dinanzi all’obiezione del “muoversi con cautela” in casi così.

L’amministrazione locale sembra agire in linea con la precedente, la qual cosa non può promettere nulla di buono, tenuto conto dei livelli di compromissione accumulati in lunghi anni. Poi, certo, dire che ci si muove per tutelare i posti di lavoro (quali?) o per non perdere l’indotto economico, non costa niente: troverai sempre qualcuno che non farà domande. Intanto il tempo scorre e con esso i termini di prescrizione di qualunque fattispecie si voglia ipotizzare in vicende come questa. Basti pensare che proprio l’altro giorno dal Distretto sanitario 64 (l’Eboli-Buccino) un funzionario si premurava di suggerire ad un mamma disperata di un paziente del centro che chiedeva come fare per curare il figlio, di rivolgersi ad una struttura nuova, di un paese limitrofo (Albanella): «Lì troverete gli stessi terapisti dell’Ises, non cambia niente» avrebbe riferito alla donna. Se confermata, sarebbe l’ennesima riprova di quanto questo giornale scrive da tempo. Certo, poi possiamo continuare a baloccarci e raccontare di nuove coop, di cambi di destinazione d’uso immaginifici (a chi dovesse votare in consiglio comunale una roba del genere servirà oltre che un buon penalista, anche uno psichiatra), perfino di «accreditamento da recuperare» (sic!).

L’ultima novità è che il sindaco sembrerebbe intenzionato -almeno fino a ieri sera- a procrastinare il permesso temporaneo di apertura (per far che? secondo quali criteri che non possano valere anche per mille altri casi?) perché qualcuno in Regione Campania avrebbe trovato la soluzione. Sarebbe? Eccola: non essendo mai intervenuto un formale decreto di revoca dell’accreditamento, si considera come mai perfezionato e dunque potenzialmente recuperabile. Il che potrebbe pure essere visto quello che succede negli uffici della Regione. Solo che qui si rischia di finire da tragedia in farsa. Come diceva quello lì.

(dal quotidiano “Le Cronache” del 30 giugno 2016)

Peppe Rinaldi

Giornalista

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