Arcobaleni pieni e urne vuote. I trans non tirano. Almeno non in senso elettorale. Il verdetto delle urne è impietoso per la nutrita pattuglia di candidati estratti dall’ universo Lgbt, queer, gender fluid e sfumature varie. Quasi una discriminazione, verrebbe da pensare, osservando l’ esito delle votazioni in Campania.
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A Napoli c’ è stato un vero e proprio tonfo, proprio dove il sindaco De Magistris, rossetto e orecchino d’ordinanza a sposalizio della causa, liscia il pelo a gruppi e associazioni Lgbt da sempre. La famosa “icona gay” è l’ ex pm di Why Not, non ci piove. Ma i Pride napoletani, oltre che simpaticamente coloriti, sembravano annunciare pure l’arcobaleno dell’avvenire: poi, vai a vedere cosa resta del consenso e pensi che qualcosa sia andata al rovescio. Sia al Comune che nelle municipalità. Cominciamo da queste.
Tra le trans candidate, Vittoria Sarnacchiaro, all’ VIII municipalità (Scampia, Piscinola, Marianella), ha portato casa solo 5 voti con una percentuale dello 0,27% della lista; Nunzia Lo Preiato, alla III (Stella, San Carlo all’ Arena), ha ottenuto 4 preferenze nella lista De Magistris sindaco con lo 0,14%; idem Sabrina Cerasuolo, alla X (Bagnoli, Fuorigrotta).
Arcigay aveva schierato alla I municipalità Isabella Nelle e Claudio Finelli, alla II Giorgia Di Lorenzo e Luigi Carbone; alla III la trans Daniela Lourdes Falanga (79 voti con il 3.04%) ed Ettore Massara; alla IV ancora la Falanga (39 voti con il 2,9%) e Salvatore “Rosa” Rubino, (27 voti con il 2.01%); alla V nella lista “DeMa” Claudio Finelli (91 voti e il 2,28%), Fabio Buondonno (15 voti, lo 0,38%) e Antonella Capone (45 voti, l’ 1,13%). In pratica, consensi insufficienti per accedere a qualsiasi carica. Stessa sorte per la leadership partenopea dell’ attivismo Lgbt: Antonello Sannino, presidente Arci-gay Napoli oltre 338 voti non va (l’ 1,63% della lista per il sindaco uscente) e peggio fa Giuseppina La Delfa, fondatrice ed ex presidente dell’associazione “Famiglie arcobaleno”, nonché presidente provinciale di “Campania Rainbow”, con 230 voti (0,83%).
A Salerno va un po’ meglio, considerando le percentuali relative, ma sempre di flop si tratta. Nessuna rappresentanza, per nessun genere. Martina Castellana, transgender nata Michele, dermatologa, medico Asl responsabile dello sportello per il “Disagio di genere”, nella lista para-grillina (il M5S non è riuscito a presentarsi) del giovane Dante Santoro, incassa appena 99 voti. L’animatore della Salerno gay-friendly Emanuele Avagliano prende 131 voti. Guglielmo “Laura” Sciaudone, primo candidato trans nella storia di Caserta, racimola 28 voti; Adriana/o Simeone, candidato col centrosinistra (sconfitto) a Battipaglia, ne ha presi 8. A Benevento, infine, Giulia Tesauro, giovane attivista, candidata in una sorta di lista alla De Magistris (FabBene) incassa 101 voti.
(dal quotidiano “Libero” del 9 giugno 2016)