Omissis«Summit» dei pm sul sistema Salerno: quattro filoni di indagine incrociati

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Se Salerno è la nuova caput mundi della politica campana, figuriamoci la «sua» procura della repubblica. La quale, infatti, è al lavoro su quattro filoni di indagine, centrati su un unico obiettivo: il Pd. Sullo sfondo, l’ologramma del governatore Vincenzo De Luca, che nelle carte dei magistrati ora compare, ora meno, quando per lui non ci sia uno dei figli.

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Quattro inchieste distinte che incrociano il medesimo habitat, gli stessi soggetti, sicuramente le fattispecie penali più in voga quando parliamo di politica, opere pubbliche, campagne elettorali, imprese e burocrazia. Dalla turbativa d’asta al falso, dal peculato all’associazione a delinquere, dall’abuso d’ufficio alla bancarotta fraudolenta, al sospetto di infiltrazioni malavitose, ora in alcune aziende, ora nel corpo vivo del partito stesso. Terreno comune: un mare di intercettazioni. 

Non solo quattro filoni ma anche quattro pm diversi: Antonio Cantarella, Guglielmo Valenti, Vincenzo Montemurro e Vincenzo Senatore. Le primarie di questi giorni non c’entrano, almeno non ancora: c’entrano invece le ultime “Parlamentarie”, quando si dovette decidere chi mettere in lista per Camera e Senato e in quale posizione, eleggibile o meno secondo il rito del Porcellum. I quattro magistrati, ha scritto ieri Andrea Pellegrino sul quotidiano “Le Cronache”, sono prossimi ad un summit, non tanto per verificare la possibilità di un’unificazione dei diversi procedimenti (tecnicamente complessa e, forse, inutile) quanto per valutare gli incroci delle posizioni degli indagati. Morale: sotto inchiesta c’è l’intero “Sistema Salerno”, com’è normalmente definito l’universo deluchiano.

Tutto nasce dall’ultimo avviso di conclusione delle indagini recapitato a De Luca ed altre 25 persone (ex assessori ora consiglieri regionali, dirigenti comunali, imprenditori, etc.) solo alcune settimane fa. Nei faldoni relativi al sospetto aumento dei costi di un’opera pubblica dopo una variante urbanistica approvata alcuni anni prima, si leggono i numeri degli altri procedimenti penali azionati dalla procura: chi conosce i meccanismi giudiziari sa che questa circostanza ha un suo significato. 

C’è l’inchiesta sulla “Esa costruzioni”, azienda appaltatrice dei lavori nella famosa piazza della Libertà (che ospita la mezzaluna disegnata dal catalano Ricardo Bofil, il Crescent), di proprietà di un consigliere comunale di un’altra città, ovviamente del Pd, dalle cui intercettazioni sarebbe emerso il meccanismo con cui furono truccate le primarie per le elezioni del 2013. Si parla di centinaia di schede «da imbucare» a tradimento per falsare l’esito del voto in favore dell’attuale vice-presidente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola

Filone aperto qualche tempo prima dalla Dda, che stava scandagliando la campagna di tesseramento del Pd dopo aver trovato in casa di un imprenditore, perquisito per altra ragione, centinaia di schede elettorali in bianco. Per non dire di alcune ipotesi di infiltrazione di soggetti anomali nel gangli del partito e delle municipalizzate. C’è poi quello generato dal fallimento del “Pastificio Amato spa”, già sponsor della Nazionale di Italia ’90 e della “Ifil srl”, società immobiliare in bancarotta che ha, a sua volta, trascinato nel vortice il primogenito di De Luca, Piero, fresco di nomina a coordinatore delle liste Pd per le prossime elezioni comunali.

Ognuna di queste inchieste contiene pezzi ed elementi collegati alle altre, intercettazioni di soggetti presenti sia qua che là, che parlano di cose che interessano le indagini di un altro. Fin dove sarà possibile spingersi non si sa, il segreto investigativo ha le sue liturgie: quel che sembra chiara è la forma circolare che l’assedio dei pm sta prendendo. 

(dal quotidiano “Libero” dell’11 marzo 2016)

Peppe Rinaldi

Giornalista

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