OmissisPrimarie Pd, Cozzolino: «Con Renzi segretario nel 2011 non sarebbe successo»

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Quando parli con un «sincero democratico» come Andrea Cozzolino, già comunista, eurodeputato ed ex potente assessore regionale dall’eloquio fluente e coordinato, sei istintivamente portato ad immaginare che le primarie del Pd siano una cosa seria.

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E’ lui stesso ad ammettere che un problema ci sia, seppur indirettamente: «Lo dico da quando incappai nella famosa storia dei cinesi in fila nel 2011: la deputazione del Pd si faccia carico di una legge nazionale che garantisca tutti. Poi le forze politiche saranno libere o meno di ricorrervi ma in questo modo non si va da nessuna parte». 

Non è il solo a ragionare così ma, detto da lui, la cosa un certo sapore lo assume: primo, perché è stato il solo a pagare finora la diversa applicazione delle regole a fattispecie uguali; secondo, perché nel gioco del contrappasso cui spesso la storia degli uomini conduce, è lui oggi a trovarsi nella posizione di Bassolino di cinque anni fa; terzo, perché la parabola politica del renzismo ha interessato anche lui, «bassoliniano» storico, ora viaggiatore in autonomia.  

«Una cosa è certa, lo dico con sincerità: se all’epoca il segretario del Pd fosse stato Renzi, le cose sarebbero andate diversamente». Morale della favola: tutta colpa di quel Bersani se nel 2011 i dem napoletani si videro scippare il frutto della ricorrente, grande “festa della democrazia”. Ci furono i cinesi, dicemmo e scrivemmo un po’ ovunque, la famosa questione morale impazzava ai ritmi soliti, l’oggi Guardasigilli Orlando, al tempo commissario del partito, friggendo in padella non sapeva come uscirsene. Finché la scure arrivò: primarie ghigliottinate, tutto annullato, il candidato piovve dall’alto (e si schiantò malamente in terra, il prefetto Morcone), Cozzolino kaputt nonostante la vittoria nelle democratiche urne. Dalle parti di De Magistris ancora ringraziano.

Oggi no: il ricorso di Bassolino è stato liquidato nel volgere di qualche ora. Il bello, stavolta, è che Cozzolino non sembra adontarsene oltre modo. Dice a Libero: «Vorrei ricordare che cinque anni fa fu proprio Bassolino a dire la cosa più saggia: si proceda alla proclamazione dei vincitori e dopo si entri nel merito dei ricorsi. A me neppure la proclamazione fu concessa».

 

Onorevole sembra ci sia stato un trattamento diverso per situazione uguali

«Non direi, ripeto: se ci fosse stato Renzi al tempo tutto avrebbe preso una piega diversa»

 

E come?

 

«Non ci si sarebbe piegati sotto i colpi mediatici e politici, com’è successo oggi e  le urne sarebbero state rispettate. Poi, c’è una cosa fondamentale da considerare».

 

Quale?

 

«Io passo per il candidato dei cinesi mentre questi votarono altri candidati: non furono mille, né migliaia ma solo 44 su 44mila votanti. Dunque, di cosa parliamo?»

 

I video di oggi parlano chiaro…

 

«Io non drammatizzerei, sono cose che succedono quando sconti problemi organizzativi come l’allestimento di seggi in 22 quartieri: senza dire che alcune sparate dei media sono subito state ridimensionate. Veda la storia del paraplegico e dello scrutatore fuori dal seggio».

 

C’è pure la storia delle “truppe” di centrodestra al voto per il Pd

 

«Guardi, anche al fianco di Bassolino, che ha mosso pezzi importanti della città, ci sono stati ex di Forza Italia. Lo stesso De Magistris ha imbarcato uomini di quell’area politica. Distinguerei le cose: un fatto è l’euro dato all’elettore -seppur chi non conosca certi quartieri popolari sappia poco di cosa accada- altro è il dato politico emergente. Il trasformismo è un fatto serio e complesso».

 

Il problema è sempre un altro allora?

 

«Provo amarezza, questo non lo nego. Ma stavolta di ciò che chiamano schifezze non ne ho viste».

(dal quotidiano “Libero” del 10 marzo 2016)

Peppe Rinaldi

Giornalista

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