Venerdì 1 aprile (18.30-21.30), nella sede Fai Salerno (via Portacatena 50) si terrà l’inaugurazione della mostra fotografica di Lello d’Anna, Lùmina. Introdurrà il maestro Pasquale Ciao, Scultore.
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Lello d’Anna, art director TPP-Pubblicitari Professionisti fino al 2003, opera dal 1979 nella fotografia e nella comunicazione visiva in progetti di fotografia commerciale e pubblicitaria, ricerca creativa ed elaborazione di immagini. Si occupa inoltre di postproduzione e photoretouching digitale professionale.
In mostra nove fotografie tutte realizzate in ‘Light Painting’ con soggetti naturali e rurali, riprese in piena oscurità con l’ausilio di torce marine alimentate a batteria per creare illuminazioni personalizzate delle scene. Il rimando del titolo (proprio per questa illuminazione che ‘genera’ un’immagine dall’oscurità) è alla concezione della luce come legame diretto col divino, teorema portante all’alba del periodo gotico. A questi stessi concetti si lega anche una breve narrazione audiovisiva di supporto alle fotografie. Il progetto è tutt’ora in corso e in fase di ampliamento con nuovi soggetti. La mostra rimarrà aperta tutti i mercoledì e venerdì di aprile, dalle 18 alle 20.
Secondo Alessandro Demma, che ha curato il testo critico: “Il lavoro di Lello d’Anna si sviluppa attraverso un complesso processo di “analisi” costituito da molteplici fasi di ricerca. Attraverso un procedimento esplorativo, utilizzando fonti luminose portatili di differenti temperature cromatiche, il fotografo salernitano si muove come un esploratore alla ricerca dello spazio giusto, della sua “scena del crimine”. Così, cattura e imprigiona l’immagine, mettendo in scena una condizione di spaesamento, di smarrimento, uno stato di turbamento ottico e concettuale dettato dall’assenza di avvenimenti che crea un cortocircuito visivo e mentale tra ciò che si osserva e ciò che la nostra mente immagina. Lello d’Anna ci presenta un universo in cui, passo dopo passo, in un esercizio sempre in bilico fra natura e artificio, tra realtà e finzione, viene rappresentata, usando un’espressione cara a Baudrillard, la verità alterata. Le opere sono concepite come trappole visive in cui “l’apparenza” gioca un ruolo fondamentale, un’apparenza non intesa in maniera frivola, ma come passione della deviazione e seduzione dei significati. In Lùmina, così, costruisce un universo percettivo concreto e al contempo illusorio, una rappresentazione di verità manipolate e ricodificate. Spingendo il suo sguardo su alcuni aspetti della realtà indaga la possibilità di rendere visibile ciò che si nasconde nelle pieghe del reale, attraverso le sperimentazioni di meccanismi fisici e mentali. Le luci artificiali e i suoi movimenti e il contrasto con il buio, il tempo e lo spazio, diventano l’alfabeto visuale col quale costruire il suo racconto, un racconto immaginifico ed immaginario della realtà.
L’universo realizzato dal fotografo salernitano – aggiunge ancora Demma – è un luogo mai concluso di un processo alle immagini, uno spazio teorico e fisico, in cui le percezioni possono assumere un nuovo significato, nuova voce e nuova attualità; un universo che è giocato sul concetto di simulazione e che mette in causa la differenza tra il vero e il falso tra il reale e l’immaginario, sviluppando situazioni che creano “effetti di visione” che affascinano, seducono, inquietano, attraggono gli occhi dello spettatore e li incatenano alle ”immagini” delle sue fotografie”.
Francesca Blasi