La Regione Campania ha dato avvio alla procedura per la determinazione dei tetti di spesa dell’anno 2015 alle singole strutture riabilitative accreditate. La notizia è di pochi giorni fa (Decreto commissariale n.8/2016 del 22 febbraio). C’è chi dice meglio tardi che mai, perché il 2015 è passato già e disporre i budget quando le prestazioni sono state erogate è un po’ come voler chiudere le stalle dopo che i buoi sono scappati.
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C’è fermento nel mondo della riabilitazione, comprensibilmente, le vertenze in materia sono antiche quanto il mondo. Da anni si parla di piano di rientro ma non si è assimilato un concetto abbastanza semplice: se la Regione pretende il rispetto dei conti deve per prima rispettare le regole che essa stessa ha fissato. Va da sé che fissare dei criteri obiettivi per operazioni già concluse susciti perplessità. Nova Campania, tra le più grandi associazioni di categoria con ampie fette di mercato dell’intero budget dedicato dall’Asl, riflette e rilancia. Sulla base di articolati ragionamenti. Le strutture riabilitative accreditate devono erogare prestazioni ordinate dal Servizio sanitario regionale. In questo caso la valutazione del fabbisogno del cittadino-utente viene effettuata esclusivamente dalla parte pubblica. Quindi il centro di riabilitazione eroga quanto richiesto dalle commissioni valutative pubbliche. Ma quando si arriva ai conti finali, la Regione dice: ti pago solo quello che voglio. Si capisce che non può funzionare.
Per la verità esistono anche sentenze del Consiglio di Stato che, entro certi limiti, giustificano certe operazioni tardive: ma qui entriamo nei vicoli tortuosi della “giudiziarizzazione” di ogni cosa, ricorsi, controricorsi, appelli, condanne, sospensive. Un sistema nel sistema, non si capisce ormai quanto conveniente ancora e per chi.
Il decreto fissa in venti giorni la determinazione dei tetti di spesa 2015 in capo ai centri di riabilitazione. Successivamente si procederà a fissare i budget anche per l’anno corrente: successivamente, appunto. Ed ecco che tornano i problemi. «Ad oggi il sistema dei tetti di spesa è solo una mera operazione matematica, che si fonda su dati storici e non su monitoraggi del fabbisogno reale» -dicono i vertici dell’associazione- «eppure la Campania ha le sue peculiarità: terra dei fuochi significa terra di disabilità indotte dall’ambiente; povertà diffusa significa situazioni ambientali e familiari tali da costituire fattori concomitanti a tante patologie derivanti da insufficienze mentali o da disturbi del comportamento». Se proprio vogliamo dirla tutta, nella riabilitazione non esistono nemmeno le liste d’attesa: una volta prescritto il trattamento, la parte pubblica non ha un sistema per riscontrare l’effettiva erogazione delle prestazioni. Purtroppo, per varie cause, spesso gli utenti non trovano centri che possano prenderli in carico e così si gira da un posto all’altro finché non subentra lo scoramento. Ma il fabbisogno resta, le prestazioni non possono essere fruite, la patologia si aggrava, il costo economico per recuperare nel futuro diventa più gravoso, il costo sociale si incrementa. Non è un bel sistema.
«Da anni sollecitiamo la parte pubblica ad adottare metodologie diverse. Ma cambiare è difficile ed è più comodo utilizzare gli stessi strumenti» -dichiara Mauro Mastroberardino, presidente tecnico dell’associazione Nova Campania- «Un noto studioso di cose sanitarie, il professor Cavicchi, sostiene che riformare la sanità è possibile ma manca la volontà e soprattutto il riformatore». Mastroberardino però dei recenti provvedimenti regionali in materia non butta tutto via. Anzi. «Dobbiamo convenire che sulla questione della mensilizzazione dei tetti di spesa, la struttura commissariale ha recepito, seppur parzialmente, una nostra proposta». Come vedremo nel prossimo approfondimento.
(dal quotidiano “Le Cronache” del 25 febbraio 2016)