pianadelseleEboli, l’impegno di fra Salvatore nel cuore antico della città

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E’ fra Salvatore Mancino, dell’Ordine dei frati minori cappuccini della provincia di Basilicata-Salerno, a gestire una tra le più estese parrocchie cittadine: Santa Maria del Carmine e Sant’Eustachio in San Francesco. Questa parrocchia è anche tra le meno popolose di tutta la città nonostante il suo territorio si estenda dal centro storico sino ai confini con Olevano sul Tusciano. Circa mille sono gli abitanti. 

 

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{/source}La chiesa 
è frequentata in maggioranza da persone che non abitano nel suo territorio e pochi sono i residenti che la frequentano: il centro storico di Eboli è abitato da molti stranieri che non sono cattolici. La parrocchia, anche grazie alle forti spinte di fra Salvatore, porta avanti una serie di attività: dal lunedì al venerdì vi è il dopo scuola per i bambini delle scuole elementari e medie che provengono da famiglie in difficoltà, ogni giorno ci sono due “insegnanti” volontarie che aiutano i bambini nei compiti e nelle altre varie attività. Il sabato c’è il catechismo per bambini ragazzi. Il venerdì il coro parrocchiale, composto da circa venti persone (non musicisti professionisti ma tutti accomunati dalla passione per il canto e per l’animazione liturgica) si riunisce per le prove settimanali.

Il gruppo Caritas assiste oltre cento famiglie in difficoltà con aiuti alimentari, inoltre il mercoledì ed il sabato mattina alcuni volontari accolgono le famiglie dei detenuti dell’Icatt in visita ai propri cari, in alcuni locali messi a disposizione dalle monache benedettine. Fra Salvatore, oltre ad essere parroco di questa realtà è Padre guardiano del convento di San Pietro alli marmi e ha una grande esperienza nella pastorale giovanile. Le messe vengono celebrate ogni giorno alle 18 ed i festivi alle 10,30 ed alle 18. Quella delle 10,30 è una messa frequentata da numerosissimi bambini che vengono rapiti dalle omelie coinvolgenti di fra Salvatore, che predica tra di loro e li coinvolge in prima persona nel commento del Vangelo.

 

Alessio Scarpa

 

LA SCHEDA

La chiesa parrocchiale di San Francesco risale al 1286 ed è uno dei primi insediamenti francescani sorti nel meridione d’Italia. L’iter edificatorio dell’intero complesso subì vari interventi nel tempo. Nel 1349 fu restaurato il campanile, nel 1586 fu modificato tutto il complesso secondo la moda del tempo. Evidenti presenze architettoniche e decorative ci documentano inoltre le trasformazioni settecentesche di gusto squisitamente barocco. Il complesso giunge così fino al 7 agosto 1806 anno in cui fu soppresso per effetto delle leggi napoleoniche. Il 22 agosto 1811 riaprì al culto solamente la chiesa, mentre gli spaziosi locali del convento furono adibiti a sede municipale, a pretura, e a funzioni scolastiche. La struttura fu notevolmente danneggiata dai bombardamenti del 1943 ma mentre la chiesa fu restaurata e riaperta al culto nel novembre del 1958, il convento rimaneva allo stato di rudere. Solo nel 1993 il convento è stato riaperto con diversa destinazione di uso. 

Attualmente nei locali dell’ex convento vengono ospitati l’assessorato alla Cultura, la biblioteca comunale “Simone Augelluzzi”, ed il museo archeologico nazionale della Media Valle del Sele.

La chiesa, attualmente inglobata nella zona centrale e in parte dominante la vallata di Eboli è a navata unica in asse est-ovest con l’abside rettilineo coperto a crociera; ad esso si accede attraverso un portale di pietra decorato da una fascia marmorea con motivi floreali e arco acuto. Nella chiave di volta vi è scolpito un Agnus Dei con una croce in diagonale. Al centro dell’architrave vi è inciso lo stemma della famiglia Sanseverino e ai due lati di esso, leggermente più in basso e in linea tra loro, due scudi che riportano le medesime armi ma non è stato ancora possibile attribuirle a nessuna famiglia in particolare, probabilmente la stessa che commissionò l’opera. Tutto il portale, chiaramente rimaneggiato è ascrivibile alla seconda metà del XIV secolo. Degni di nota sono gli affreschi delle vele dell’abside, opere della metà del 1500, l’ipogeo colatoio dei morti, il trittico del Pavanino da Palermo risalente al 1472.

 

Redazione Eolopress

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