CONVIVIOCilento, recupero della storia culinaria: ecco la «cicciata»

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Il pubblico è stato quello delle grandi occasioni nell’accogliente e grande struttura di Via Angelo Rubino. “StoriediPane” – al suo secondo appuntamento con i laboratori – ha confermato il suo ruolo principale nel tentativo collettivo di ricucire lo strappo che (per troppo tempo) ha separato il Cilento da una grande ed antica storia culinaria. A fare da madrina del lungo pomeriggio la cuoca cilentana Giovanna Voria, non solo appassionata conoscitrice della sua terra e dei suoi prodotti ma anche simbolo della riscossa della biodiversità.

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Quindici anni fa è stata lei a salvare il cece di Cicerale dall’oblio, riuscendo a riprendere la sua coltivazione, coinvolgendo altri produttori e riuscendo così ad ottenere il Presidio Slow Food. Infatti i ceci non sono mancati, nella lunga e divertente lezione di cucina si è avuto tempo per preparare delle golose frittelle con i ceci (neri e bianchi) ed anche una zuppa di ceci, perchè i legumi sono una risorsa preziosa per l’alimentazione umana e simbolo della ricchezza varietale del Cilento.

Ma dopo la lagana e fagioli (ovviamente sono stati quelli di Controne i protagonisti del momento), si è giunti finalmente ad un piatto unico nel suo genere: i ciccimaritati (o la cicciata – il suo nome varia a seconda delle zone con una piccola variazione anche dei legumi utilizzati).
Questa grande zuppa, che in genere si preparava il 1° maggio, rappresentava l’augurio di abbondanza e prosperità. In quel periodo, infatti, la semina era completamente conclusa e tutte le granaglie rimaste si univano in questa festa gastronomica quasi a compiere un rito scaramantico.
La presenza di Mimmo Caiazzo della delegazione Slow Food Camerota – Golfo di Policastro e di Roberta Cataldo hanno posto l’accento sui tanti straordinari sforzi di recupero sparsi sul territorio, così come su un legume in pratica ancora sconosciuto ai più: il maracuoccio.
Appartenenete alla famiglia delle cicerchie, resta però unico, visto che fino ad ora non è stato ritrovato niente di simile in tutto lo Stivale. “Curioso è sapere” – ha rivelato Caiazzo – “che il maracuoccio cilentano è l’unico commestibile di cui si ha conoscenza”.
Cibo per gli animali nei tempi di abbondanza e cibo per gli uomini nei tempi di magra, oggi è il simbolo più forte della voglia di recupero e della forza di non perdere le proprie radici che ha tutto il Cilento e che da “StoriediPane” trova un luogo collettivo d’unione.
“Sono orgoglioso di poter accogliere ad ogni appuntamento appassionati ed esperti uniti dalla voglia di non perdere la nostra identità. Abbiamo tanto da raccontare come comunità, ed è da tutta questa ricchezza gastronomica e varietale che attingeremo per guardare con ottimismo al futuro. Questo pomeriggio dedicato ai legumi lo ha dimostrato, StoriediPane è un luogo aperto a tutti i produttori e a chiunque stia portando avanti un progetto che rafforzi il Cilento”, chiosa Paolo De Simone, maestro panificatore e patron di StoriediPane.

Gli appuntamenti con la buona cucina proseguiranno anche a febbraio, sabato 13 largo spazio a dolci e golosità.
A salire in cattedra sarà lo staff di StoriediPane: si comincerà con gli “scauratielli” spiegati da Giovanna Carbone, per proseguire con il tortino di San Valentino (con cioccolato e peperoncino) che affiancherà i racconti su cacao e cioccolato, a cura di Anella Santoro.
Tutti i laboratori sono liberi e gratuiti.

Ed ecco la ricetta della “cicciata” di Giovanna Voria:

ZUPPA CICCIATA CICERALESE
Questa zuppa, di origine contadina, veniva preparata il 1° maggio, a semina già avvenuta, con l’auspicio di un nuovo e abbondante raccolto. Per buon augurio veniva offerto un piatto ai vicini.
Tutti i semi avanzati, circa una ventina, tra legumi e cereali, venivano, separatamente, messi a bagno e cotti. Infine, a cottura ultimata, venivano mescolati insieme per dare vita all’autentica cicciata che ancora oggi, nonostante la preparazione lunga ed elaborata, rappresenta uno dei piatti più gustosi della nostra realtà cilentana.
Ingredienti per 4 persone:
20 g per ognuno dei seguenti semi: ceci di Cicerale, cicerchia, fave, fagioli borlotti, fagioli cannellini, fagioli di Controne, fagiolino di maggese, fagioli rossi, fagioli a pisello, fagioli d’acqua, fagioli striati, fagioli dell’occhio, farro, avena, orzo, tre tipi di grano cilentano, piselli secchi e lenticchie.
Per il soffritto: olio extravergine di oliva DOP Cilento, mezza cipolla, uno spicchio d’aglio, un ciuffo di prezzemolo e uno di sedano, sale. Mettere a bagno, separatamente, i vari legumi e cereali la sera precedente, lessarli e solo a cottura ultimata mescolarli in un’unica pentola, regolando di sale e continuare con la cottura a fuoco lento.
In una padella, mettere l’olio, la cipolla, l’aglio, il sedano e il prezzemolo tritati, peperoncino (facoltativo) e versare il soffritto nella zuppa, cuocere ancora qualche minuto in modo che si insaporisca. Servire calda con crostoni di pane casereccio.

cs

 

Redazione Eolopress

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