OmissisPompei, l’ha capito pure Renzi: «Sindacati scandalo»

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Il giorno dopo la miliardesima assemblea sindacale a sorpresa che ha scatenato il miliardesimo putiferio attorno alla Pompei archeologica, è stato uno di quelli che chiamiamo di ordinaria amministrazione: turisti in quantità, impiegati al lavoro, commerci & affini all’esterno, solita scena. In attesa della prossima che, a questo punto, solo Dio sa quando ci sarà: il “se” è escluso, almeno fino a che il quadro normativo delle relazioni sindacali nel pubblico impiego rimarrà inalterato. 

 

Ma ieri è stata una giornata segnata ancora dagli effetti collaterali del venerdì precedente con i turisti bloccati in fila ai cancelli di ingresso quasi un’ora e mezza, per giunta nella canicola di queste ore (foto). Uno su tutti: la defenestrazione di Antonio Pepe, il ras dei lavoratori della Sovrintendenza, sindacalista-mastino, da una vita a capo dei lavoratori dell’area archeologica, prima Uil e poi Cisl oltre ai ruoli nelle Rsu. 

 

La Cisl-Funzione Pubblica di Napoli ha infatti «ritirato ogni delega a Pepe» ha fatto sapere il segretario regionale Salvatore Altieri, definendo il suo operato «in pieno contrasto con la linea cislina». Per la verità i rapporti tra il barricadiero sindacalista e l’organizzazione di Furlan erano tesi già da un po’, in passato s’erano pure registrati altri provvedimenti drastici nei confronti di Pepe e sempre per la medesima ragione, in parte aggirati dall’esperienza che riusciva in qualche modo a farlo rimanere a giro sotto altre sigle, in parte rientrati in attesa di un futuro migliore nelle rispettive funzioni. L’ennesima scelta tattica di provocare l’impasse dove tutti sarebbero “impotenti” a trovarne la via d’uscita, non è andata giù ai vertici del sindacato, e stavolta ecco scattare la ghigliottina. Con le posizioni invariate dall’una e dall’altra parte. «Partecipare all’assemblea sindacale è stata un’iniziativa personale presa contro le precise indicazioni della federazione territoriale» – ha spiegato Altieri – «il 22 luglio Pepe era stato già richiamato, tant’è che aveva ritirato l’adesione. Ciò che è seguito non può essere tollerato da un sindacato che rappresenta tantissimi lavoratori che ogni giorno, con impegno e tra mille difficoltà, lavorano al servizio delle persone e chiedono di lavorare meglio. Chi viene meno a questo mandato, non ha e non avrà mai titolo a rappresentare la Cisl»

Antonio Pepe, ribattezzato dagli amici alla francese con il goliardico “Antoine Pépé”, offre però numeri e dati che smentirebbero anche il «danno incalcolabile» segnalato in cima alle dichiarazioni di venerdì e a quelle di sempre. C’è chi ha fatto due conti calcolando che questo sistema, perfettamente legale e che sterilizza ogni sacrosanta protesta oltre a qualunque (eventuale) azione disciplinare, riesca a causare un danno che va dai 110mila ai circa 800mila euro all’anno.
Pepe ieri ha snocciolato le sue cifre:«Nessun danno incalcolabile. Ci sono stati 14mila 448 visitatori il 24 luglio, rispetto agli 11.791 del 22 luglio. L’incasso è stato pari a 145 mila 359,50 euro contro i 117 mila 922,50 del giorno prima. Pompei non è stata mai negata ai turisti ed il ritardo di apertura del sito è stato solo di un’ora e mezza». Pepe, anche sul finire dello scorso anno rilanciò un concetto analogo, seppur con toni più stravaganti e meno tecnici. Era successa la stessa cosa, turisti increduli ai cancelli, pioggia di dichiarazioni, minacce di qua e ultimatum di là, lo show di sempre: lui fece spallucce, sottolineando, tra le altre cose, l’aspetto positivo dell’aumento degli affari per le attività commerciali all’esterno del sito archeologico grazie alle migliaia di persone che stazionano all’ingresso. 

Infine c’è Renzi, il premier che non annuncia una soluzione governativa al problema -una “banale” vertenza sindacale- una volta per tutte, a Pompei e altrove, ma fa sapere attraverso l’Unità di essere su tutte le furie (come tutti) aggiungendo poi nel corso della giornata che «Vedere che dopo tutto il lavoro fatto per salvare il sito e quindi i posti di lavoro, un’assemblea che blocca all’improvviso migliaia di turisti sotto il sole o vedere che dopo le nottate insonni per coinvolgere Etihad e evitare il fallimento di Alitalia, gli scioperi dei lavoratori di quell’azienda rovinano le vacanze a migliaia di nostri concittadini, fa male. Nessuno mette in discussione il diritto all’assemblea o allo sciopero. Sono diritti sacrosanti. Ma c’è anche bisogno di buon senso e di ragionevolezza, di responsabilità e di rispetto. Così significa fare il male di Pompei. Io non ce l’ho con i sindacati. Ma se continua così dovremo difendere i sindacati da se stessi. L’assemblea in quelle modalità, in quelle forme, è semplicemente scandalosa. Continueremo a lavorare per Pompei, nonostante loro», ha concluso.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 26 luglio 2015)

 

 

Peppe Rinaldi

Giornalista

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