OmissisL’azienda speciale «scoppia»: Intertrade in liquidazione, Camera di Commercio in bilico

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Capolinea Intertrade: si chiude. Entro il 31 luglio prossimo l’azienda speciale della Camera di Commercio di Salerno sarà posta in liquidazione. L’ha deciso la giunta della Cciaa riunitasi martedì. Riunione drammatica -dicono- in cui il caso della società che doveva internazionalizzare le imprese salernitane, e con ciò conferendo ad esse il famoso «valore aggiunto», ha tenuto inchiodati amministratori e rappresentanti delle categorie produttive per ore.

 

 

Intertrade chiude, corsisti e borsisti vari sarebbero già stati riconsegnati alle mamme e ai papà della politica curatori del battesimo, il direttore Innocenzo Orlando è stato fatto fuori (ora, pare, sia in Germania, oltre a poter contare ancora su alcune cariche nelle varie “joint venture” tra Camere di commercio estere), i restanti tre membri del Cda, compreso il presidente Galiano seguono il destino dell’azienda, altri due s’erano già dimessi un po’ prima, il vertice burocratico, snodo centrale del tutto, è in rotta con la presidenza Arzano che, a sua volta, pare abbia perso anche l’appoggio degli agricoltori, rimanendo così appesa a pezzi di industria e commercio. Il clima è da fuggi fuggi generale.

Diversi milioni di debiti (tra i 4 e i 6, più le perdite correnti), aggravati da una circostanza su altre: la trasmissione dell’intera “pratica” Intertrade alla Corte dei Conti da parte della segreteria generale della Cciaa, incarnata da Raffaele De Sio, non esattamente un dettaglio rispetto alla cornice complicata entro la quale sta andando a chiudersi la vicenda. I magistrati contabili ora sul tavolo ne hanno due di dossier: uno, ad opera di un avvocato romano ex interno alla Intertrade che di essa sembra conoscere ogni angolo, ed un altro firmato dal vertice amministrativo dell’ente. Che, resosi conto di un limite ormai superato dopo la scoperta di un mutuo da circa 500mila euro concesso dal Montepaschi di Siena nell’ottobre dello scorso anno, cioè a bilancio già malandato, avallato dalla Camera di Commercio su iniziativa del presidente per 600mila senza le procedure di legge e di regolamento interno (nel senso, senza i passaggi amministrativi obbligatori, delibere, autorizzazioni, etc.) e a conoscenza di chissà quali altri fatti interni, recenti o passati, sembra abbia chiesto ed ottenuto due cose: 1) la testa del direttore Orlando, il pianeta attorno al quale s’è sviluppato un sistema solare che negli anni ha prodotto la voragine nei conti di Intertrade (quindi della Cciaa, quindi delle imprese salernitane che pagano i tributi annui all’ente) che abbiamo descritto nel corso di questa inchiesta; 2) tutte le carte ai procuratori contabili, per ora: bilancio, delibere, relazioni e la stessa due diligence, la famosa relazione interna resasi ad un tratto necessaria per iniziare a rimediare al rimediabile. Ovviamente, dopo che Cronache ne ha anticipato in pratica tutto, dal settembre dell’anno scorso ad oggi: ma questa è un’altra storia. Ora è un si salvi chi può. Il collegio dei revisori del conto, non sarebbe stato risparmiato dalla furia, seppur apparentemente riparatoria, del potere burocratico dentro la Cciaa e, di conseguenza, anche la sua attività è stata inviata all’attenzione della Corte dei conti. Per non dire delle rogne, in prospettiva, che ne potranno discendere se e quando i magistrati ordineranno alla Guardia di Finanza di fare la radiografia al regime tributario nel tempo adottato da Intetrade: il buco, in pratica, rischierebbe di rmoltiplicarsi. 

La giunta di martedì avrebbe anche registrato una stravagante presa di posizione da parte del presidente Guido Arzano, secondo cui sarebbe stato tratto in inganno da Orlando nell’avallo del mutuo. Ove confermata, rafforzerebbe l’originalità di un caso, da un lato preda di un sistema schizofrenico che ora mostra il fianco, dall’altro vittima di una carenza di controlli che altrove, invece, abbondano. Ma anche questa è un’altra storia.

Tra non molti giorni si saprà pure se il presidente resterà tale: il vento di guerra che albeggia da tempo tra gli oppositori interni sembra annunciare l’intenzione di non fare sconti né prigionieri. Andare fino in fondo, rovesciare la cabina di comando della Cciaa, anche a costo di un commissariamento. Questa è democrazia e non c’entra con la storia di Intertrade, che ne è un legittimo pretesto: anche se di sostanza, stavolta. E si saprà, ancora, come andrà a finire l’altro bubbone della Cciaa: l’aeroporto di Pontecagnano, stipendificio pubblico tra tanti, miniera di chiacchiere e consigli di amministrazione. Sono dati storici, non fisime di Cronache. L’aria è tesa in Cciaa, tra i dipendenti, tra i creditori e fornitori, tramortiti dal vortice di notizie sul sistema aziende speciali-Cciaa-associazioni di categoria-istituti di credito qui raccontato.

A proposito di credito: non sarebbe passato inosservato un corposo travaso (si parla di circa 10 milioni di euro) da un banca a un altra di soldi anche della Cciaa e dell’universo collegato. Pare si tratti di una sorta di ‘rappresaglia’ per un’esigenza familiare di un banchiere insoddisfatta dall’istituto di credito originario, ‘punito’ così con lo spostamento di conti e depositi presso l’altro istituto. Tutto legittimo anche qui, a naso: ma se Intertrade ha tracciato il solco non si capisce quale spada ormai saprà e potrà difenderlo.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Le Cronache” del 27 giugno 2015)

 

 

Peppe Rinaldi

Giornalista

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