OmissisDe Luca: strategia della confusione e un “trucchetto” per governare

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«In ogni paese civile i governanti vengono scelti con un voto democratico. Mi auguro che su questo principio ci sia accordo nel Paese e il Parlamento risolva rapidamente la contraddizione legislativa». In verità Enzo De Luca, neo governatore della Campania, non ha tradito il suo tratto “estetico” aggiungendo a quelle parole un più colorito e significativo «aborto del diritto». Si riferiva alla legge anticorruzione nota come Severino partorita due anni fa da un Parlamento sotto botta del circo mediatico-giudiziario. 

 

 

Sarebbe la soluzione più naturale quella legislativa ma è improbabile che le forze politiche trovino coraggio e numeri per sanare l’oggettiva stortura. Toccherà così ancora ai magistrati mettervi mano. A cominciare dalla Consulta che ad ottobre si pronuncerà sulle eccezioni di costituzionalità della Severino (perché il sindaco si e il parlamentare no? ad esempio). Nel frattempo al presidente appena eletto non resta che la via crucis delle carte bollate.

Questa faccenda viaggia su un doppio binario: quello politico-giornalistico, dove si dice ogni cosa, e quello tecnico-giuridico,attraverso cui potrebbe sbrogliarsi la matassa. Con le liturgie del caso. Ne sono convinti nell’entourage di don Vincenzo, analoga convinzione per Renzi, ne è ultra certo l’interessato, il pool di esperti e l’avvocato amministrativista Lorenzo Lentini (che a Libero dice perentorio:«Stanno mettendo in piedi una strategia della confusione») lo ripetono da giorni.

Lo ha raccontato anche Libero. De Luca non solo era candidabile (stabilito da un Tar prima, non dopo, “dettaglio” quasi rimosso) ed eleggibile ma potrà anche insediarsi in quanto l’eventuale sospensione non opera in maniera automatica, almeno non nel senso sin qui urlato: le Sezioni unite della Cassazione, che hanno deciso sulla legittimazione per i ricorsi contro le sospensioni ex lege Severino, hanno “salvato” De Luca specificando che la sospensione è sì legata al verificarsi della condizione (la condanna, non la carica) e, in questo senso “automatica” ma perché ciò avvenga serve un provvedimento che lo dichiari. Senza è come se De Luca ancora non esistesse. In spiccioli: non bastano una decisione e una sentenza di condanna a morte se materialmente non si dispone di pistola e pallottola per eseguirla, finché il condannato è vivo i suoi atti producono effetto. Compresi il varo della giunta e del sostituto temporaneo. Per capirci: forse che De Magistris o il consigliere regionale del Pd pugliese, sono decaduti automaticamente dopo che le Sezioni unite hanno statuito? No, perché anche su questo ci sono già due pronunce, un Tar e un giudice civile, che hanno conservato integra la carica istituzionale in attesa che la Consulta parli. 

Esemplificazioni varie per riassumere le tappe di quanto potrebbe succedere nel gorgo procedimentale tra verbali di proclamazione, di insediamento, ricorso alpremier (che non ha tempi da rispettare) pareri di Alfano e Renzi (che ha l’interim degli Affari regionali) notifica agli organi istituzionali campani, pubblicazione sul Burc, etc. Dopodiché partirà il ricorso al giudice civile, ma è un discorso a valle, non a monte. La Cassazione incidentalmente ha aggiunto nella recente sentenza (che doveva decidere sul conflitto di attribuzione del potere di decisione sui ricorsi contro le sospensive) quel passaggio sulla «efficacia costitutiva» del provvedimento di sospensione, che spianerebbe la strada a De Luca. La Consulta, a quel punto toglierà a tutti le castagne dal fuoco. Ottobre non è lontano. 

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 3 giugno 2015)

Peppe Rinaldi

Giornalista

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