E’ la classica situazione «grave ma non seria»: il consiglio di amministrazione diIntertrade ha approvato l’altra sera, lunedì, il famoso bilancio 2014. Quello che non si riusciva ad approvare, quello delle sedute aggiornate a data da concordarsi, quello che, tra l’altro, in una prima stesura avrebbe sorvolato sulla registrazione di un mutuo di appena mezzo milione di euro contratto a dicembre (2014) con ilMonte dei Paschi di Siena. Una distrazione capita a tutti.
Il Cda, monco di due componenti (Casola e Cantarella, da settimane sono dimissionari) e con i tre quinti validamente in funzione -il presidente e i rimanenti due consiglieri- ha dunque chiuso un capitolo che stava sfuggendo di mano. Si vedrà ora quando tutte le carte saranno pubbliche cosa ci sarà scritto: sul bilancio che nessuno voleva e sulle altre cose sin qui raccontate nel corso di questa lunga inchiesta: che, a quanto pare, si rifiuta di morire per via dell’alimentazione quasi forzata di notizie.
Come questa, forse la più forte del momento, al netto del rimbambimento quotidiano che assorbe noi giornalisti: il direttore di Intertrade, Innocenzo Orlando si è dimesso. Non dall’incarico di direttore in attesa di nuova collocazione ma, a quanto è dato di capire dalle frenetiche voci di queste ore, proprio dal posto di lavoro, fuori cioè dal sistema pubblico della Cciaa. Se confermate e se non negoziate in vista di altre opzioni, queste dimissioni aggiungono e non sottraggono curiosità sull’argomento: Orlando ha rappresentato il cuore del sistema, attorno al quale girava quel che girava e che abbiamo raccontato fino alla noia. L’ascesa del superdirettore che sfidò i ‘fondamentali’ facendosi rimborsare da Intertrade il costo di una decina di euro per un parcheggio privato non ha conosciuto limiti, specie negli anni della gestione ‘politica’ del centrosinistra. Naturalmente, si capisce subito che potrebbe aver pagato per tutti, è lecito supporre che qualcuno almeno qualche domanda se la sarà fatta nel corso degli anni. Il punto sono le risposte però.
Durante la gestione di Augusto Strianese, Giovanni Rusticale e, solo dopo, diGuido Arzano si è via via scavato il fosso nel bilancio Intertrade. Qualcosa che viaggia tra i 4 e i 6 milioni di euro più -forse- quel che troveremo nel bilancio 2014. Come l’assunzione di tre membri già in qualche misura ‘interni’ all’azienda: assunzioni che, pare, abbiano seguito traiettorie diverse dalle prescrizioni di legge e che ora, drammaticamente, sarebbero state annullate per correre ai ripari. Il rischio di verdersi appioppare l’accusa (di chi?) di assumere personale non tanto per “vie traverse” quanto in costanza di una situazione economico-finanziaria così opaca, è dietro l’angolo.
SI COPRE A DESTRA MA SI SCOPRE A SINISTRA
«I sottoscritti Raffaele De Sio e Antonio Luciani chiedono a codesto egr. Direttore di pubblicare la seguente rettifica in ordine al passaggio che li vede citati nell’articolo relativo all’Azienda Speciale Intertrade, pubblicato il 28 c.m., a firma Peppe Rinaldi. In proposito, si intende precisare che gli Scriventi sono dirigenti dell’Ente camerale, il cui datore di lavoro, si identifica con la Giunta camerale, e, pertanto, non hanno alcun legame funzionale e giuridico con l’Azienda Speciale Intertrade, che è un organismo dotato di autonomia funzionale e contabile, provvisto di propri organi di gestione e di controllo, costituito, quest’ultimo, da componenti designati, rispettivamente, dal Ministero economia e finanze, dal Ministero dello Sviluppo Economico e dalla Regione Campania…».
E’ uno stralcio della nota pevenuta a Cronache all’indomani di una delle puntante dell’inchiesta infinita sulle relazioni pericolose tra Camera di Commercio e aziende speciali. Ma l’eterogenesi dei fini, si sa, è sempre in agguato. Una legittima richiesta di precisazione si trasforma in occasione di esplorazioni di fatti ulteriori. Tutti emergenti, ironia della sorte, proprio da ciò che si intendeva rettificare.
Si sosteneva nell’articolo contestato -per così dire- che affidare a caso già scoppiato la due diligence (sorta di commissione ispettiva) di Intertrade ad interni alla Cciaa, per quanto autorevoli, potesse rivelarsi poco consigliabile. Affermare che gli «scriventi non hanno alcun legame funzionale e giuridico con l’Azienda Speciale Intertrade» sarebbe anche tecnicamente ineccepibile. C’è un problema, però: in una causa pendente in appello dinanzi al giudice del lavoro di Salerno, intentata contro la Cciaa da un ex dipendente, uno degli avvocati patrocinanti per conto dell’ente diceva del funzionario Antonio Luciani esattamente il contrario: che il dottor Luciani, cioè, ricoprisse incarichi direttivi e gestionali nell’azienda speciale. Se lo ha affermato il suo avvocato equivale a farlo in prima persona, se è stato scritto in memorie ufficiali depositate in un tribunale significa che, tendenzialmente, è a questa versione dei fatti che bisognerebbe guardare. Salvo prova contraria. Certo, va contestualizzato tutto ma un’inchiesta giornalistica non è un’inchiesta giudiziaria: il dottor Luciani potrebbe aver avuto in quella precisa fase storica una pezza d’appoggio che l’autorizzasse a rappresentarsi in quel modo (come uno dei responsabili della gestione Intertrade cioè) e il caso sarebbe bell’e chiuso sotto il profilo tecnico-giuridico. La “cronaca” impone regole diverse, vale a dire che in due contesti pubblici, più o meno paritari, da un lato un funzionario di un ente altrettanto pubblico afferma una cosa e in un altro il contrario di questa. Insomma, con Intertrade e la relativa gestione, il dottor Luciani c’entra o non c’entra?
A fatto si aggiunge poi altro fatto in quanto, lo stesso dirigente della Cciaa, proprio con Intertrade avrebbe avuto più di un rapporto diretto in termini di incarichi extrapercepiti ed incassati, e che la cosa non sia neppure una esclusiva in famiglia dal momento che nell’organigramma dell’azienda speciale appare anche il nome della consorte. La qual cosa, ovviamente, non vuol dire nulla in sé se non nei termini necessari ad inquadrare il famoso contesto.
Il tutto rischia di farsi imbarazzante se, infine, si raffronti ciò che impone lo statuto della Cciaa in materia di incarichi extra del proprio personale e i cedolini delle paghe. L’articolo 12 lettera b della carta fondamentale della Cciaa, prevede che l’azienda nell’espletamento dei suoi compiti si possa avvalere di personale camerale rimborsando tutte le spese: il che significa che il danaro extra avrebbe dovuto essere erogato prima alla Cciaa e poi questa, a sua volta, avrebbe indicato una voce ad hoc all’interno del cedolino paga. Dal flusso di informazioni e documenti sembra che le erogazioni arrivassero direttamente da Intertrade.
Per non dire delle implicazioni fiscali, sindacali, previdenziali, Inps, Irpef, ritenute d’acconto da sostituto d’imposta in operazioni di questo tipo. Idem per il meccanismo delle anticipazioni dalla Cciaa a Intertrade (il vulnus principe del bilancio) sulla base di impegni di altri enti coinvolti nei vari progetti e alcuni “premi produttività” dell’azienda speciale (per gli stessi vertici societari) a bilancio e situazione finanziaria già in coma. Nelle pieghe delle monumentali fonti sull’argomento, sono pure spuntati premi per la produttività dell’azienda al direttore dimissionario: ma il bilancio, al tempo di tanto offertorio premiale, già non si sentiva tanto bene. (pierre)
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Le Cronache” del 10 giugno 2015)